Eurozona salva grazie agli interventi della BCE

 Tutti i paesi della zona dell’euro hanno subito i contraccolpi della crisi, anche la Germania, paese in cui l’economia e sempre rimasta molto solida, inizia ad avere dei problemi.

Ma, secondo gli esperti, il peggio dovrebbe essere passato e, se si è riusciti a evitare le conseguenze peggiori, è stato solo grazie agli interventi mirati della Banca Centrale Europea la quale, anche se a volte ha dovuto prendere delle decisioni impopolari e spesso osteggiata nelle sue scelte, ha fatto in modo che la crisi mondiale distruggesse i mercati dell’Euro.

I mercati stanno registrando dei lievi miglioramenti, che possono essere attribuiti anche alla ripresa dell’economia americana, anche questa lenta e difficile, ma comunque importante, e, soprattutto, la ripresa della domanda da parte dei paesi e delle economie emergenti.

Ma i rischi ancora ci sono. Si tratta soprattutto di rischi legati alla bassa crescita economica, alla crisi del debito sovrano e alla debolezza attuale del sistema bancario, messa ancor più in difficoltà dalla sua frammentazione e dai nuovi titoli di reversibilità. Tra gli strumenti approntati dalla BCE l’Outright Monetary Transactions, ossia interventi mirati al ripristino dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria per quanto riguarda i titoli di Stato.

Una medicina a volte amara, quella della BCE, a cui si aggiungono gli interventi per la riforma strutturale necessari nei paesi che hanno subito maggiormente gli effetti della crisi, ma che, lentamente, sta dando i suoi risultati.

 

 

New York è la nuova Capitale della Finanza

Londra non è più la più grande capitale della finanza mondiale. Ha posseduto questo prezioso scettro per anni, impiegando il numero più alto di addetti ai lavori in Borsa e nelle banche. Un numero ineguagliabile fino a poco tempo fa.

Ora, in base alla graduatoria redatta dal Cebr, Centre for Economics and Business Research, il titolo passa a New York, che sorpassa la cittadella londinese.

Attualmente, in termini finanziari, i posti di lavoro nella City sono scesi a quota 249.500 mentre a Wall Street sono saliti a 254 mila. Di conseguenza, New York ha superato, anche se di poco, Londra in questa particolare classifica.

Il Cebr, però, avverte: entro il 2015 il trono sarà appannaggio di Hong Kong. La società di analisi del Regno Unito documenta tempestivamente sul cambio della guardia, asserendo che la ripresa economica americana è stata più forte di quella verificatasi in Europa.

Due parole anche sull’avanzata di Hong Kong, e di Singapore che segue a ruota.L’asse del potere economico globale è mutato e gira a favore dell’Asia, come indica il rapporto, per cui quello di New York è un primato destinato a rimanere provvisorio.

NEL 2015: Il Cebr stima che nel 2015 saranno 237mila i lavoratori londinesi nel settore della finanza. New York sarà ancora per poco in testa con 249.700 posti di lavoro nella Grande Mela. Hong Kong è in agguato con 247.900 impiegati nel business e nella finanza. Pensare che dieci anni fa le cifre asiatiche in questo segmento finanziario erano la metà di quelle attuali.

Nessuna ripresa economica fino al 2014

 Non solo l’OCSE ha messo in evidenza la difficile e lenta ripresa dell’Italia e del resto del mondo dopo questo periodo di grave crisi (lo studio sulla crescita del PIL parla chiaro: tutti i paesi sono sotto alla media stimata almeno per i prossimi 50 anni), anche l’agenzia di rating  Moody’s non prevede prospettive rosee.

Secondo Mooody’s, infatti, l’economia potrà avere un piccolo miglioramento solo a partire dal 2014. Per il prossimo anno è prevista una stagnazione economica generalizzata. Nello specifico Moody’s sostiene che le economie più avanzate del G20 potrebbero avere un modesto recupero, anche se nell’aerea euro il prossimo anno si avrà una stagnazione, mentre gli Stati Uniti  potrebbero vedere già qualche lieve miglioramento.

La crescita complessiva dei paesi del G20 sarà del 2,7% nel 2012, del 3% del 2013 e del 3,3% nel 2014. Secondo Moody’s, la lentezza degli aggiustamenti strutturali, porterà

una recessione peggiore di quella attuale nella zona euro, accompagnata da una restrizione più sensibile del credito se la crisi dei debiti sovrani si intensificherà ancora, anche a causa di una stretta fiscale troppo forte negli Stati Uniti nel 2013, uno choc petrolifero a causa dei rischi geopolitici e la possibilità di un brusco calo delle importazioni di economie emergenti quali Cina, India e Brasile.

Studio OCSE: Pil italiano a rilento per almeno 50 anni

 Secondo uno studio dell’OCSE che ha preso come parametro di riferimento il potere d’acquisto della moneta, i paesi dell’Europa sono ancora lontani dalla ripresa economica. Il PIL, infatti, crescerà ad un ritmo  molto lento per almeno altri 50 anni.

Nello specifico, il PIL italiano crescerà mediamente dell’1,4% ogni anno. Una crescita sicuramente molto bassa, ma migliore di quella di alcuni paesi insospettabili, come la Germania e il Giappone  (+1,1% e +1,3% rispettivamente), nazioni dove la produttività è sempre stata molto elevata.

Secondo gli esperti dell’OCSE la causa principale è da rintracciare nell’invecchiamento della popolazione che eserciterà una pressione al ribasso sull’input di lavoro e sulla produttività. In Italia si prevede che nel 2030 gli ultra 65enni saranno il 40% della popolazione e nel 2060 saranno il 60%, il doppio rispetto ad oggi. In Giappone gli over 65 sfioreranno il 70% tra cinquant’anni e in Germania saranno il 60%.

Più precisamente, in Italia è prevista una crescita del dell’1,3% l’anno tra il 2011 e il 2030, che arriverà all’1,5% dal 2030 al 2050: mezzo punto percentuale in meno rispetto alla media dei paesi dell’OCSE. In base a questi dati anche il peso del PIL totale dell’Italia sarà sempre meno sentito nel mondo, scendendo dal 2,8% del 2008 all’1,8% nel 2020 e all’1,4% nel 2060.

Lo stesso accadrà anche in altri paesi, come il Portogallo, la Grecia e l’Austria.

Approvato in Grecia il bilancio 2013

Sono in arrivo nuovi tagli per la Grecia. Il panorama continua ad essere buio e il deficit è difficile da colmare. Soltanto mercoledì scorso il parlamento aveva messo a punto il pacchetto sull’Austerity valido per i prossimi due anni. Un pacchetto che prevede tagli sulla spesa pari a 13,5 miliardi di euro, nonché una sostanziosa riforma inerente al mercato del lavoro. Misure dalle quali è impossibile prescindere al fine di ottenere un aiuto pari a 31,5 miliardi dalla troika (triumvirato composto da BCE, UE e FMI).

Piove sul bagnato, perché ora il Parlamento ellenico ha altresì approvato il Bilancio dello Stato per il 2013, votato con la maggioranza. A favore di questo Bilancio si sono espressi soltanto i deputati di  Nea Dimokratia, Pasok e Sinistra Democratica, i tre partiti che compongono il Governo di colazione.

La prossima tranche ti aiuti, in mancanza dell’approvazione del bilancio, non si sarebbe sbloccata. Approvarlo era dunque fondamentale al fine di convincere i creditori internazionali. Il Paese ha un bisogno estremo dei suddetti aiuti, visto e considerato il rischio di bancarotta.

Domani, i ministri delle Finanze dei 17 Paesi dell’Eurozona si incontreranno a Bruxelles, così da poter discutere anche della situazione della Grecia. Una situazione che, in un modo o nell’altro, preoccupa tutti.

Fiscal Cliff, Obama: “Più tasse ai ricchi”. E il Dow Jones crolla.

Per evitare il Fiscal Cliff  i cittadini statunitensi maggiormente benestanti saranno costretti a dover pagare più tasse. Ad annunciarlo è il neo-rieletto Presidente americano Barack Obama. La dichiarazione era prevedibile ma immediatamente il Dow Jones è sceso giù a quota -0,05%.

Ma perché il Fiscal Cliff è così importante per l’amministrazione di Obama?

Lo United States Fiscal Cliff  si riferisce agli effetti di una serie di leggi recenti che, se non modificate, si tradurranno in aumenti delle tasse, tagli alla spesa e una corrispondente riduzione del disavanzo di bilancio a partire dal 2013. Queste leggi includono l’aumento delle imposte dovute della scadenza dei tagli fiscali di Bush e tagli alla spesa ai sensi della Budget Control Act del 2011.

Tradotto in numeri, il Fiscal Cliff sarà una scure sul popolo americano, che comporterà un aumento delle tasse e tagli automatici alla spesa per un totale di 600 miliardi di dollari solo nel 2013.

Ma il rischio non è solo per la popolazione, il Fiscal Cliff, se non giunge ad un accordo in tempi brevi, porterà l’amministrazione di Obama alla perdita della tripla A.

In questi giorni l’America di Barack Obama sta vivendo uno scontro interno accesissimo per fare in modo che questo non accada.  Le due controparti della politica americana, purtroppo, sono in completo disaccordo sulla questione legata alla riduzione del deficit di bilancio del paese (che è arrivato a toccare 1,09 miliardi di dollari), e quindi difficilmente riusciranno a trovare una intesa sul mezzo che porterà l’America a superare questo delicato obiettivo.

La proposta di Obama è quella di tagli alle spese (soprattutto sulla Difesa) compensati dall’aumento del prelievo fiscale sui redditi più alti:

«Non possiamo tagliare la nostra strada verso la prosperità. Se siamo seri sulla riduzione del deficit dobbiamo combinare i tagli alla spesa con le entrate e questo significa chiedere agli americani più ricchi di pagare un po’ più di tasse».

Di avviso contrario i repubblicani che per risparmiare propongono lo smantellamento del welfare.

Le trattative al Congresso inizieranno il 13 novembre e, se non si arriverà ad un accordo, non si potrà evitare il Fiscal Cliff e, come previsto dal Congressional Budget Office, l’economia cadrà in recessione nel 2013.

Draghi su Spagna e Grecia e gli aiuti comunitari

 Nella conferenza di ieri a Francoforte sul Meno il presidente della BCE Mario Draghi ha lungamente parlato della situazione economica attuale dei paesi dell’Eurozona e delle difficoltà che si dovranno ancora affrontare in vista di un risanamento dell’economia.

Siam o di fronte ad un periodo difficile che potrebbe protrarsi anche per tutto il 2013 in cui sarà necessario agire con decisione soprattutto sui paesi che si trovano in maggiore difficoltà, come la Spagna e la Grecia.

Per questi due paesi l’argomento principale è quello degli aiuti comunitari. Se, da un lato, Draghi si è detto soddisfatto delle decisioni prese dall’attuale esecutivo della Grecia – in particolare si riferisce all‘approvazione del pacchetto di austerity che prevede tagli per 13,5 miliardi da effettuarsi nel biennio 2013-2014 – dall’altro, esprime minore soddisfazione per la questione spagnola.

Il governo spagnolo è molto in difficoltà, con un’economia in recessione e alti tassi di disoccupazione, ma ancora non è giunta richiesta di aiuto alla Comunità Europea. Draghi, pur partendo dal presupposto che sono i singoli paesi a dover valutare la reale esigenza o meno di ricorrere agli aiuti comunitari, si è detto pronto ad intervenire con tutti gli strumenti necessari già predisposti.

Tra questi l’OMT (Outright monetary transactions) rivelatisi una garanzia molto efficace per rimuovere i rischi principali dell’Eurozona.

Attivato il portale per conoscere il nuovo Euro

Le nuove banconote Euro saranno introdotte nel 2013. Tutto è pronto per il grande lancio e ovviamente BCE e BCN stanno pensando alla migliore forma di promozione e comunicazione dei biglietti.

La sicurezza, nonché le caratteristiche e le regole che ruotano intorno alle banconote della nuova serie dell’Euro sono fattori fondamentali, da divulgare correttamente alla popolazione europea.

Per queste ragioni, il comunicato stampa ufficiale rilasciato dalla Banca Centrale Europea e riguardante la serie “Europa” recita:

“Le nuove caratteristiche di sicurezza saranno efficaci soltanto se facilmente riconoscibili dagli utilizzatori. Per conseguire questo obiettivo, nel 2013 la BCe e le BCn dell’eurosistema condurranno in tutta l’area dell’euro una campagna di informazione sulla serie ispirata a europa.Il compito di assistere la BCe è stato assegnato, a seguito di una gara d’appalto pubblica, all’agenzia creativa Havas Worldwide e a Media Planning Group (MPG) del gruppo Havas Media. È attualmente in preparazione una campagna per il lancio della serie “europa” e della nuova banconota da €5 che sarà condotta attraverso vari canali”.

Gli utilizzatori, dunque, devono conoscere e riconoscere le caratteristiche di sicurezza delle banconote della nuova serie. Nel prossimo anno, pertanto, BCE e BCN daranno il via a una campagna di informazione atta alla diffusione dei materiali.

Tre cose da sapere sull’Euro

L’euro è entrato in vigore il I gennaio del 2002, momento dal quale sono passati quasi undici anni. Pian piano la moneta unica è entrata a far parte della nostra vita quotidiana, soppiantando gradualmente le monete precedenti dei diversi paesi.

Se per un primo periodo molti cittadini dei paesi coinvolti nell’introduzione della moneta unica europea si sono sentiti in difficoltà, dopo qualche tempo la situazione si è normalizzata e l‘utilizzo dell’euro è divenuto facile e regolare. Ora abbiamo molta più conoscenza della nostra moneta, ma sicuramente ci sono delle cose ancora da scoprire.

Quelle che trovate di seguito sono tre informazioni interessanti e curiose di cui, quasi sicuramente, non eravate a conoscenza. Le riportiamo in occasione della presentazione di Europa, la nuova serie di euro che entrerà in circolazione nei prossimi anni e che, gradualmente, soppianterà le banconote attualmente in circolo.

Ogni cittadino di ogni paese dell’Unione Europea effettua mediamente tra le 300 e le 400 transazioni in contanti ogni anno.

Se si disponessero in successione tutte le banconote da 5 euro attualmente in circolazione si potrebbe coprire quasi cinque volte la circonferenza del nostro pianeta.

Con le banconote da 5 euro presenti sul mercato nel 2012 si potrebbe coprire la distanza tra la terra e la luna.

Europa: come saranno le nuove banconote da 5 euro

 La motivazione principale al lungo lavoro fatto dalla Banca centrale europea per la creazione di nuove banconote che andranno a sostituire i vecchi euro attualmente in circolazione è l’adeguamento della moneta unica a nuovi standard di sicurezza per proteggere i cittadini dalla contraffazione delle monete.

La progettazione delle nuove banconote è stata affidata, per quanto riguarda la parte grafica, a Reinhold Gerstetter, bozzettista di Berlino e, per la parte tecnica, ad un team di esperti che, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie nella riproduzione delle immagini, è riuscita a creare una serie di banconote che assicurano una continua protezione dei biglietti dalla falsificazione. I tre cambiamenti principali che si potranno vedere sulla prima banconota a entrare in circolazione, quella da 5 euro, sono l’ologramma, la filigrana e il numero.

L’ologramma dei 5 euro della serie Europa

 

L’ologramma con ritratto dei nuovi 5 euro è visibile muovendo la banconota. La striscia argentata rivela il volto della dea greca Europa, lo stesso che si trova sulla filigrana. Sulla striscia è presente anche una finestra e la cifra del valore.

 

 

La filigrana dei 5 euro della serie Europa

 

 

La filigrana delle nuove banconote da 5 euro è visibile se si guarda la banconota in controluce. Così facendo apparirà l’immagine sfumata che mostra il ritratto di Europa, la cifra del valore e una finestra.

 

 

La cifra del valore dei 5 euro della serie Europa

 

La cifra del valore delle nuove banconote da 5 euro è di colore verde smaltato e si può vedere muovendo la banconota. La cifra brillante produce l’effetto di una luce che si sposta in senso verticale passando dal verde smeraldo al blu scuro.