Grilli crede nella risalita e punta sull’Imu

Il Ministro Vittorio Grilli si è soffermato sul saldo dell’Imu, all’indomani della scadenza dei termini di pagamento.

Il saldo dell’Imposta Municipale Unica, fatti i dovuti conti, porterebbe ad un gettito pari a quasi 15 miliardi di euro. Sommati ai 9 miliardi di euro pagati nello scorso giugno e valevoli come acconto, l’Incasso per l’Italia sarebbe pari a 23 – 24 miliardi di euro.

Si verifica, pertanto, un surplus di 3 miliardi rispetto alla stima iniziale, fatta su 21 all’interno del Decreto Salva Italia.

Arpe – Federproprietà, Confappi e Uppi (Associazioni dei proprietari riunite nel Coordinamento Unitario) hanno elaborato uno studio di concerto con Eures, il cui calcolo finale porta appunto al gettito complessivo suddetto.

Si parla di una spesa media a famiglia di 1.216 euro. Nel 2011 erano 437. Un grosso aggravio di costi, dunque, che conferma le previsioni della vigilia. L’aggravio è pari a 780 euro.

Vittorio Grilli si è soffermato, a latere di una riunione per la Legge di Stabilità svoltasi in Senato, sulle entrate. Per Grilli, qualora dovessero essere superiori alle previsioni si tratterebbe di una boccata di ossigeno salutare.

Grilli non si è sbilanciato in ulteriori previsioni. Attende i dati definitivi e commenta i parziali.

In conclusione, la risalita dell’Italia che tenta in tutti i modi di uscire dalla Crisi passa anche attraverso le entrate provenienti dall’Imu.

 

 

 

In Italia lavorano sempre meno donne

Le donne dovrebbero essere il presente e il futuro del mondo, ma in Italia i datori di lavoro non la pensano così. L’Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha presentato a Parigi il rapporto Closing the gender gap, secondo il quale emergono dati abbastanza negativi per la Penisola.

Le statistiche interne al rapporto evidenziano, come dice il titolo stesso, un grosso gap tra uomini e donne. Il rapporto è stato il risultato di una ricerca effettuata i ben 34 Paesi, tutti aderenti all’Ocse. L’economia italiana va male, ma la colpa non è delle donne. La colpa, anzi, è del fatto che ci sia una scarsa partecipazione femminile all’interno del mercato di lavoro.

Su 34 posizioni, l’Italia occupa la terzultima, classificandosi al 32esimo posto. Un primato, questo, assolutamente negativo.

La presenza femminile nel mercato del lavoro italiano è del 51 per cento contro il 65 per cento della media stilata dall’Ocse. Fanno peggio dell’Italia soltanto la Turchia e il Messico.

In un momento di profonda crisi per l’economia globale, questi numeri fanno pensare solo a una frase di cui spesso si abusa: piove sul bagnato.

Oltre ad aver presentato il rapporto Closing the Gender Gap, l’Ocse ha anche formulato una proposta che potrebbe valere come parziale soluzione. Se il numero delle donne che lavorano aumentasse, il Pil italiano procapite accrescerebbe di un punto in percentuale ogni anno. Quale miglior soluzione per aumentare le possibilità che il paese esca dalla crisi e torni ad essere una Nazione in crescita?

Una soluzione, quella prospettata dall’Ocse, possibile soltanto nel momento in cui i governi si concentrano nel ridurre il gap di genere. Un gap che non fa assolutamente bene all’economia. Le donne sono nate per coprire i settori più disparati, con particolare priorità a quelli della formazione, dell’occupazione e dell’imprenditorialità.

L’Italia, forse in maniera inconsapevole, guarda alle donne nel lavoro come ad un problema. Secondo l’Ocse, il fatto è invece da ribaltare completamente. Le donne sono la soluzione.

 

Lo Stato aiuta con 4 miliardi il Monte dei Paschi di Siena

Via libera. Lo Stato fornisce circa quattro milardi per la ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena, in modo che il gruppo possa tirare un sospiro di sollievo. Il via libera è stato dato dalla Commissione Unione Europea. Per il gruppo Mps si tratta di una boccata d’aria, in virtù della ricezione di un apporto di capitali freschi, versati sotto forma di strumenti ibridi di capitale.

Quest strumenti andranno a rilevare quegli strumenti ibridi esistenti in precedenza, per un importo di quasi 2 miliardi di euro. Importo che l’Italia aveva sottoscritto nel 2009, a titolo del regime italiano di ricapitalizzazione.

Così facendo la banca risulterà essere in linea con le norme previste dall’Eba (European banking authority). Norme che prevedono una riserva supplementare temporanea per lottare contro l’esposizione al rischio sovrano.

Secondo la Commissione dell’Unione Europea, ricapitalizzare il gruppo Monte dei Paschi di Siena mediante strumenti ibridi di capitale è una mossa necessaria. In ballo c’è l’intero sistema finanziario italiano, il quale va preservato. Una ricapitalizzazione, quella del gruppo Mps, che appare dunque in linea con quanto comunicato dalla Commissione sulle norme in materia di aiuti di Stato alle banche che si trovano in condizioni di crisi finanziaria.

 

Slitta ad aprile il pagamento della Tares

Siamo alla stretta finale per quanto concerne il Ddl sulla Stabilità. Il Governo è pronto a mandare in vigore la nuova Legge, foriera di numerose e (si spera) positive modifiche. Gli italiani iniziano a prendere dimestichezza con quelle che saranno le prossime tasse da pagare e, dopo aver versato l’Imposta Municipale Unica, iniziano a mettere da parte i soldi per le prossime.

La buona notizia è che il pagamento della neonata tassazione sui rifiuti slitta ad aprile 2013. Parliamo della Tares, la quale prende il posto di Tarsu Tia. La legge di stabilità, giunta al rush finale in Senato, prevede che il primo versamento verrà effettuato ad aprile del prossimo anno. Una disposizione prevista all’interno di un Sub-Emendamento del Governo alla Legge di Stabilità, in esame presso la Commissione Bilancio dello Stato.

La modifica è stata redatta da Paolo Tancredi del Pdl e Giovanni Legnini, relatori del Ddl. Ora il testo della normativa prevede anche che nel 2013 i Comuni avranno la possibilità di consentire ai contribuenti il pagamento dell’intero tributo in una soluzione unica. Il versamento sarebbe da effettuare, in questo caso, nel mese di giugno.

Il Sub-Emendamento, despositato lo scorso venerdì, prevede che in attesa della riforma del catasto, i Comuni utilizzino la stessa base imponibile precedentemente adottata per Tia Tarsu.

Il passaggio della riscossione da Tia e Tarsu a Tares è rinviato dunque di un anno. In questa sede, la proposta che porta la firma degli Onorevoli Tancredi e Legnini permetterà a tutti la possibilità di effettuare il pagamento con F24.

Italia, bilancia in attivo per 2,5 miliardi

Ottobre è stato un mese positivo per l’economia. Lo segnalano i miglioramenti della bilancia commerciale. Durante il decimo mese dell’anno, infatti, la differenza tra export e import (quella che va a costituire l’avanzo commerciale) è in attivo di 2,5 miliardi. Si registra, pertanto, un aumento di 1,5 miliardi con i Paesi extra Ue, nonché un aumento di un miliardo con i Paesi appartenenti all’Unione Europea. Senza dubbio è un surplus significativo.

Il saldo complessivo nei primi dieci mesi dell’anno, corroborato dall’ampio avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (pari a ben 60,2 miliardi di euro) è del tutto positivo. Si parla in questo caso di un surplus pari a 6,5 miliardi.

Rispetto a settembre, ottobre ha fatto registrare un discreto aumento del + 0,8% riguardante le importazioni. L’export invece risulta in bilico. La crescita in questo caso è contenuta per quanto concerne i mercati esterni all’Unione Europea e fa registrare una lieve flessione per quanto riguarda l’esportazione dei prodotti italiani sui mercati dell’Unione. Per i paesi extra Ue, in altri termini, c’è una crescita congiunturale del + 0,7%, mentre per i paesi dell’Ue c’è una lieve perdita dello 0,6%.

Sono comunque in aumento le vendite di beni strumentali, le quali hanno fatto registrare ad ottobre un +2,1%. Notevole diminuzione invece per i beni di consumo durevoli, i quali calano del 5,4%.

Export vincente: questi i Paesi in cui l’Italia vende di più. Si tratta della zona Opec (dove si registra un  aumento del +39%), del Giappone (dove si registra un  aumento del +31,5%) e dei Paesi del gruppo Aesan (dove si registra un aumento del +30,3%).

Prodotti in espansione: Si registra una forte crescita dei prodotti petroliferi raffinati, in crescita del +36,8%), degli articoli sportivi, dei giochi, degli strumenti musicali, dei beni preziosi e degli strumenti medici (che salgono a +15,8%. Bene anche i prodotti alimentari, le bevande e il tabacco (+14,9%).

 

Draghi applaude l’Export italiano

Il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, durante un’audizione al Parlamento Europeo ha parlato di Export Riforme.

Secondo quanto detto da Draghi a Bruxelles  è ormai chiaro a tutti gli esperti il raddrizzamento dei conti. Draghi ha invitato gli economisti a fare riferimento all’export italiano, nonché a quello di Irlanda, Portogallo e Spagna. L’elogio del presidente della Bce a questi Paesi è motivato dal fatto che si tratta di Nazioni che stanno traendo utili dai costi dell’unità di lavoro.

Draghi è sostanzialmente convinto del fatto che, nonostante costino, le riforme danno ottimi frutti. Il Presidente Bce ha parlato di riforme economiche in grado di funzionare, intendendole come il giusto percorso da programmare per uscire dalla crisi e ottenere i migliori risultati. Con molta onestà, Draghi ha nel contempo spiegato che il prezzo per i cittadini sarà elevato durante i primi tempi.

Mario Draghi non ha mai fatto mistero del fatto che la crisi si estenderà anche durante il prossimo anno, ragion per cui la ripresa sarà molto lenta e procederà per piccoli passi.

Per il capo della Banca Centrale Europea, la svolta potrebbe derivare dalla supervisione unica delle banche. Un punto di svolta che porterebbe secondo Draghi ad una soluzione delle attuali sfide, la quale potrebbe far si che i consumatori tornino ad avere fiducia nel settore bancario europeo.

L’obiettivo resta quello di rimettere in carreggiata i prestiti interbancari e i flussi finanziari tra i Paesi, così da vedere effetti tangibili sull’economia reale.

 

Arriva il decreto ‘Salva Precari’

Sta per arrivare una nuova copertura riguardante gli ammortizzatori in deroga, i quali potranno contare su cifre molto più alte da qui in avanti: 1,5 miliardi più un’eventuale aggiunta di altri 200 milioni di euro. Sono inoltre già previsti altri 800 milioni. A ciò occorre inoltre aggiungere 500 milioni provenienti dal Fondo di Coesione per le regioni, con l’obiettivo della convergenza. La ‘pioggia’ di soldi non finisce qui. Arriveranno 200 milioni dal fondo decontribuzioni e 240 milioni dal fondo Brunetta, solo dopo un’accurata verifica.

Le buone notizie non finiscono qui. Il Governo ha deciso di cassare il ‘prelievo’ sui fondi per la formazione, il quale è stato a lungo oggetto di numerose e asprissime critiche.

Patto di stabilità. L’obiettivo del Governo, in base a quanto previsto da un emendamento al ddl Stabilità è quello di rendere più leggero il patto interno. Per allentarlo saranno stanziati ottocentocinquanta milioni in più.

Di questi 450 andranno ai Comuni, 150 andranno alle province e 250 fungeranno da toppa per assorbire meglio tutti i tagli che sono stati già effettuati.

Stop alle trattenute del 2,5% sul Tfr in busta pagaSorridono anche i dipendenti pubblici. Il Senato ha deciso di approvare l’emendamento presentato dai relatori, il quale ha il pregio di trasferire sulla Legge di Stabilità il disegno di legge ad hoc varato dal Governo, il quale attuando una sentenza della Corte Costituzionale ha ‘messo a lucido’ nuovamente il Trattamento di fine servizio.

Precari & Sfratti: 

Buone notizie inoltre (e soprattutto) per i precari e per quanto riguarda il blocco degli sfratti. E’ infatti in arrivo una proroga per salvare i precari della pubblica amministrazione, nonché una proroga per mettere in salvo gli inquilini alle prese con il blocco degli sfratti. Per quanto riguarda quei precari che hanno alle spalle almeno 3 anni di servizio nella P.A. potranno essere destinati loro i posti banditi nei concorsi, fino a un 40%.

Anche in questo caso, tutto ciò è previsto da un emendamento dei relatori alla Legge di Stabilità.

Internet in Italia costa meno

Il Presidente di Telecom Franco Barnabé si è soffermato sull’annoso problema dei costi della telefonia mobile e di internet.

I consumatori sperano in una diminuzione delle tariffe, ma Barnabé ha le idee chiare in proposito. Durante un intervento radiofonico, infatti, il presidente di Telecom ha affermato che l’Italia è uno dei Paesi al mondo in cui internet costa di meno.

Una sicurezza che deriva dal confronto tra i prezzi italiani, i prezzi europei e i prezzi americani. Secondo Barnabé i prezzi europei sono un terzo più bassi rispetto a quelli Usa. Perché?

Negli Usa molte offerte contemplano anche un pacchetto di canali televisivi, ragion per cui il prezzo sale.

Dopo le parole di Barnabé i consumatori non hanno molte chance di risparmiare sulla bolletta di internet. Gli abbassamenti del prezzo per i collegamenti al web, dunque, restano un’utopia. Il presidente di Telecom ha dichiarato che un ulteriore abbassamento dei prezzi potrebbe ridurre la capacità di investimento, nuocendo al mercato e dunque limitando ulteriormente la qualità futura dei servizi.

In altri termini, tenere competitiva l’offerta è sinonimo di qualità.

C’è però da dire che se i prezzi non calano sarà difficile prevedere un aumento dei consumatori.

Barnabé ha approfittato del lungo intervento radiofonico per difendere le infrastrutture italiane, sinonimo di grande qualità.

Nessuna critica, dunque, dal presidente Telecom al sistema dei collegamenti ad internet. Barnabé, anzi, critica gli italiani (“abituati a piangersi addosso”), che spesso si accorgono tardi dell’efficienza dei servizi a loro disposizione. Efficienza che secondo Barnabé è di gran lunga superiore a quella che gli italiani troverebbero in paesi come gli Stati Uniti e l’Inghilterra.

 

Imu, Comuni sperano in aliquote più basse dopo Stabilità

Scaduto ieri il termine ultimo per pagare l’Imposta Municipale Unica, famiglie e imprenditori hanno una speranza: la riduzione del saldo da versare per il prossimo anno. Da cosa deriva questo barlume? Un emendamento al ddl stabilità prevede che ai Comuni potrebbe ‘rientrare’ il flusso monetario proveniente dall’Imu. Da questo emendamento sono esclusi, tuttavia, i capannoni industriali (edifici ad uso produttivo, classificati nel gruppo catastale D).

Nei giorni scorsi l’Anci ha più spesso lamentato il vincolo di dover dividere al 50% con lo Stato le entrate provenienti dall’Imu. Una divisione monetaria che ha impedito agli Enti Locali di tenere basse le aliquote. Tale divisione ha comportato un aumento della pressione fiscale.

Prima dell’arrivo dell’Imposta Municipale Unica si è parlato spesso della famosa Manovra Salva Italia. In base ad essa, nelle casse dei Comuni rimane soltanto il gettito delle imposte sulle abitazioni principali, compresi i loro corollari.

A causa di questa impostazione, gli enti locali non hanno apportato sostanziali variazioni all’Imposta sulla prima casa. L’hanno mantenuta stabile, rialzando però in maniera evidente le imposte concernenti altre tipologie immobiliari. Un danno, questo, che si riflette sull’intero sistema.

La situazione ad oggi è la seguente: qualora l’emendamento dovesse essere approvato con il pacchetto Stabilità la Manovra Salva Italia verrebbe modificata. In tal caso la riserva di Stato di cui si parlava poche righe sopra, e cioè quella che implica che la divisione a metà del gettito tra Stato e Comuni, verrebbe abolita in favore di una ridistribuzione maggiormente favorevole ai questi ultimi.

Di conseguenza, se l’emendamento contenuto nel Ddl Stabilità dovesse essere approvato in blocco, una quota abbastanza imponente dei proventi rimanenti nelle casse dei Comuni potrebbe diventare appannaggio del Fondo di Solidarietà degli stessi. Un fondo di solidarietà che dovrebbe essere istituito e regolarizzato in virtù di un dpcm.

Cosa cambierebbe? In uno scenario del genere si potrebbe pensare ad un maggior margine di scelta sul profilo delle aliquote. In altri termini, i Comuni avrebbero la possibilità di ridurre il saldo dell’Imu.

 

 

Emendamenti sul lavoro al ddl Stabilità

 Dopo aver fatto un esame generico in dieci punti sugli emendamenti al ddl Stabilità vediamo ora quali sono gli emendamenti che riguardano più da vicino il mondo del lavoro, che è stato uno dei nodi più discussi sia del decreto salva Italia che di questa nuova manovra.

Un emendamento molto importante è quello che riguarda il TFR (Trattamento di Fine Rapporto), per il quale è stato previsto uno stop alle trattenute del 2,5% nella busta paga dei dipendenti pubblici. In questo modo il provvedimento del governo richiesto dalla sentenza della Corte di Cassazione diventa una parte integrante del ddl Stabilità.

I dipendenti della pubblica amministrazione potranno essere soddisfatti anche per un altro emendamento che li riguarda da vicino: il ddl prevede una proroga dei contratti in scadenza dei dipendenti delle PA e, per i precari che hanno almeno tre anni di servizio saranno riservati il 40% dei posti nei concorsi pubblici.

Come poi abbiamo già visto in precedenza, è stato dato il via libera al provvedimento per le ricongiunzioni pensionistiche che saranno gratuite e non più onerose.

Per saperne di più sugli emendamenti del ddl Stabilità per le pensioni:

Pensioni di anzianità: le novità dal 2013

Ricongiunzione gratuita: chi può farla?

Chi paga per il ricongiungimento pensionistico?