Cancellati i piccoli arretrati con il Fisco

Di recente si è verificata l’approvazione di una mini sanatoria riguardante i debiti che vanno fino ai 2.000 euro contratti con il fisco entro il 31 dicembre 1999.

Questa è, indubbiamente, una delle novità più importanti contemplate all’interno della legge di stabilità, introdotta con un emendamento presentato dai relatori nei giorni scorsi in Parlamento.

Secondo quanto previsto dai relatori dell’emendamento i piccoli debiti contratti con il fisco (ricordiamo che parliamo dei debito che arrivano sino a 2.000 euro) inseriti in ruoli resi esecutivi fino al 31 dicembre 1999 sono automaticamente annullati.

Ciò è contemplato da un emendamento presentato dai relatori all’interno della Legge di stabilità. La spiegazione è che si tratta di 2 mila euro inclusi capitale, interessi e sanzioni. Il decreto dovrebbe entrare in vigore tra sei mesi. Un altro intervento fondamentale è quello inerente alle ricongiunzioni previdenziali. Anche questo è previsto da un emendamento firmato in calce dai relatori ed esposto all’interno della Legge di Stabilità all’esame della commissione Bilancio del Senato.

I relatori sottolineano, dunque, l’arrivo delle ricongiunzioni gratuite, che interessano coloro i quali sono passati prima del 20 luglio di due anni fa (30/07/2010) dal Pubblico Impiego all’Inps.  Per quanto concerne i periodi successivi la totalizzazione è auspicabile invece soltanto nel caso in cui il lavoratore non sia già uno degli aventi diritto ad una pensione e, in ogni caso, solo per il trattamento di vecchiaia.

Un’ultima analisi è da fare circa le coperture. In questo caso l’emendamento ‘prende’ dal Fondo del Welfare per una cifra che sarà di 32 milioni nel 2013, di 43 milioni nel 2014 e di 51 milioni tra tre anni, nel 2015.

 

 

Deutsche Bank, perquisizione e cinque arresti per evasione fiscale

 Giovedì nero per la Deutsche Bank e i sui vertici. Nelle sedi di Francoforte, Düsseldorf e Berlino e nelle residenze private dei dirigenti coinvolti sono state effettuate perquisizioni da parte di circa 500 agenti di polizia.

Secondo quanto riportato dallo Spiegel e da Reuters tra i nomi importanti su cui pendono le accuse di evasione fiscale ci sono il co-ceo Jürgen Fischen e lo chief financial officer, Stefan Krause. Il reato di evasione si riferisce alla dichiarazione fiscale della Deutsche Bank del 2009, in modo particolare si segnala una possibile evasione delle imposte relative al commercio di diritti sulle emissioni di CO2.

Secondo la Deutsche Bank  i dati sono stati corretti entro le date previste, ma il procuratore generale di Hessen che indaga dal 2010 sulle attività della banca sostiene i contrario.

I primi risultati delle indagini sono arrivati già nel 2011, quando il tribunale distrettuale di Francoforte ha condannato sei persone, ree dell’evasione di almeno 230 milioni di euro sul commercio di diritti sulle emissioni.

Per ora gli arrestati sono cinque e l’operazione è stata condotta in modo spettacolare: dispiegati un gran numero di agenti e di mezzi, come per ribadire che la campagna di comunicazione messa in atto in questi giorni dalla banca tedesca per ammortizzare l’impatto del coinvolgimento nello scandalo Libor e nella vendita di titoli tossici non può nulla contro l’evidenza legislativa.

Rischio dissesto Province

La caduta del Governo Monti (il ‘Professore’ si dimetterà dopo l’ok alla Legge di Stabilità) ha fatto si che non si verificherà un accorpamento delle Province.

In altri termini, il tanto vituperato decreto che prevedeva l’unione di alcune zone sotto un unica provincia, non si farà. Erano 107 Province e resteranno 107 province.

In definitiva le province rimarranno 107. La questione, tuttavia, è molto più delicata del previsto. I cittadini potrebbero comunque non disporre più di una serie di agevolazioni essenziali.

Ne ha parlato il presidente della Provincia di Savona, Angelo Vaccarezza. Vaccarezza, che è anche vicepresidente dell’Unione Province Italiane, fa risalire l’inizio della vicenda al famoso ‘Decreto Salva Italia’, previsto dall’articolo 23. Il Decreto stabiliva che ogni provincia doveva essere privata dalle sue competenze, trasferite nelle mani delle Regioni e dei Comuni, i quali avrebbero dovuto stabilire entro il 31 dicembre 2012 quali servizi delegare alle province. Una sorta di ‘boomerang burocratico‘.

Nel ‘Tira e molla’ di servizi da spartire tra Regioni, Comuni, e Province, quello che rimane è una consequenziale ricaduta economica. Settori quali viabilità e mobilità sono al momento oggetto di un passaggio di mano da gestore a gestore. La loro gestione prevede una spesa di quasi 1 miliardo e 450 milioni di euro.

Resta da sciogliere, inoltre, il nodo relativo all’edilizia scolastica, e dunque l’amministrazione di più di 5.000 istituti (entrando nel dettaglio si tratta di 120.000 classi, ‘riempite’ da più di 2 milioni e 500.000 allievi. Una spesa, quest’ultima, che come sottolinea Vaccarezza si aggira intorno ai 2 miliardi e 210 milioni di euro. Senza pensare a gestione e tutela ambientale, al problema dello smaltimento dei rifiuti, riguardanti una spesa di circa 3 miliardi e 200 milioni di euro.

Tutti sono in attesa degli sviluppi, così da evitare il problema più grande: il rischio del dissesto delle province.

Auto, calano le immatricolazioni

Per il mercato dell’auto il 2012 si chiuderà con 1,4 milioni di immatricolazioni di nuove vetture. Il calo è evidente, essendo di oltre il 20% sullo scorso anno rispetto allo scorso anno.

E’ quanto affermato da Roberto Vavassori, presidente Anfia, il quale afferma che per il prossimo anno è previsto un cambiamento minimo sui volumi di vendita. Le similitudini con l’anno in corso, negativo dal punto di vista commerciale per il settore, proseguono. Il Nostro Paese è soggetto a contrazioni, con poche possibilità di far registrare una netta inversione di tendenza.

Per Vavassori non si può scendere sotto il milione e quattrocento immatricolazioni. Tuttavia, il Presidente Anfia prevede che presto si tornerà intorno ai 2 milioni. L’unica attenuante, o alibi che dir si voglia, è che anche altri Paesi europei versano in condizioni simili.

Fatta questa breve ma significativa panoramica europea, Vavassori ha detto la sua sul mercato italiano, analizzando i primi nove mesi dell’anno in corso. L’Anfia segnala un calo del 15,4% per quanto concerne la produzione di autovetture. Il calo è enorme se si pensa allo stesso periodo del 2011, ancor più largo (del 46%) se si pensa a come stavano le cose cinque anni fa. Dal 2007 ad oggi, infatti, la produzione è scesa da 910.000 unità a 485.000 unità.

Le conclusioni di Vavassori: “Nel 2012 produrremo poco più di 400.ooo autoveicoli, il 20% della Spagna, il 25% della Francia e un dodicesimo di quelle prodotte in Germania”.

 

Putin: giro di vite contro l’offshore

 Putin ha parlato nella sala San Giorgio del Cremlino per la prima volta dopo la sua rielezione. Un discorso che è stato accolto con favore e calore dai deputati delle due Camere e dalle massime autorità del Paese presenti.

Putin inizia il suo discorso parlando della legge che obbligherà i funzionari di Stato – presidente compreso – a dichiarare le proprietà all’estero e la provenienza dei redditi che ne hanno permesso l’acquisto. Una legge che prevede anche dei limiti su conti bancari e titoli detenuti fuori dalla Russia.

Il presidente russo l’ha chiamata “de-offshorizzazione“, un’operazione che dovrebbe riportare mille miliardi di dollari nelle casse dello Stato, l’unico modo possibile per ridare capitali e investimenti ad un’economia i cui margini di crescita, a causa della concentrazione nel settore energetico, sono molto ristretti.

Le buone intenzioni di Putin, il cui discorso non fa che aumentare i sospetti per una sua ulteriore candidatura nel 2018, passano anche per la lotta alla corruzione – il decreto legge è pronto anche se ci sono dei seri dubbi sulla sua efficacia – per le privatizzazioni e per una maggiore indipendenza della Russia dagli altri paesi, il che dovrebbe portare il Pil del paese a un tasso di crescita tra il 5 e il 6%, lontano dal 3,5% stimato per quest’anno.

Crollo del Mercato Immobiliare

Vi sono alcuni dati in possesso dell’Istat che non lasciano spazio a dubbi per quanto riguarda la prosecuzione della crisi del mercato immobiliare e la crisi dei mutui. Una crisi reiterata per un comparto che qualche anno fa aveva raggiunto dei picchi molto alti. Attualmente parliamo della peggiore crisi per il settore mai capitata dal 2008 in poi .

L’Istat lancia l’allarme. Le compravendite sono diminuite del 23,6% e anche i mutui sono molto più bassi. Si tratta dunque di una diminuzione del 41,2%. Il confronto è tra quest’anno e il medesimo periodo dell’anno precedente.

L’Istat sottolinea che i dati riguardano il secondo trimestre dell’anno in corso e si può (si deve) parlare di crollo delle compravendite immobiliari, nonché di crollo dell’elargizione di mutui. Per quanto concerne il primo elemento (le compravendite), l’Istat ha messo in evidenza in particolar modo che nel periodo preso in considerazione, esse sono state circa 168.000, quasi tutte riguardanti immobili da usare come abitazioni. Si attesta, pertanto, un calo del 23,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Restando a parlare di immobili per i quali è previsto un uso abitativo il calo è dunque del 23,6%, mentre è del 24,8% il calo per quanto riguarda gli immobili ad uso residenziale.

Il Mercato Immobiliare, dunque. è una delle prime vittime della Crisi economica. Il segmento preso in considerazione risente anche dei fenomeni economici e dei fenomeni sociali connessi, quali ad esempio gli ostacoli posti dall’accesso al credito, disoccupazione e precariato. Tutte le zone d’Italia, senza alcuna eccezione, sono interessate alla diminuzione delle compravendite. In particolar modo il calo riguarda le Isole, dove si parla di un calo del 58,3%. Poco meglio il centro Italia, dove si registra un calo del 36%.

 

Il Parlamento approva la Tobin Tax

Disco verde per la Tobin Tax. Il Parlamento Europeo approva a pieni voti il progetto di lancio della cooperazione rafforzata per la realizzazione di una Tassa inerente alle Transazioni Finanziarie. Un progetto che si riassume nella nomenclatura Tobin Tax.

Tra gli stati aderenti all’iniziativa c’è anche l’Italia, in compagnia di Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Si tratta di 11 Nazioni che contribuiscono già per il 90% al Pil della zona Euro. ”

Ecco il resoconto della giornata di ieri a Bruxelles. Si attende il raggiungimento della maggioranza qualificata. In questo caso la Commissione sarà in grado di rendere le cooperazioni e l’imposta negli undici paesi esecutive. Il Commissario dell’Unione Europea per la Fiscalità e l’Unione doganale, la lotta antifrode e l’audit, Algirdas Semeta, vuole accogliere di buon grado il supporto di Bruxelles in merito alla cooperazione rafforzata sulla Ftt.

Il sollecito di Semeta è rivolto ai Ministri dell’Economia e delle Finanz, chiamati a rendere tema prioritario per il prossimo anno, in maniera tale da dare il Nulla Osta di cui si ha bisogno per procedere con la Ttf. Sono già contrarie al provvedimento Gran Bretagna, Svezia e Polonia. Se così dovesse essere alla fine dell’Iter non si potrebbe passare all’Ecofin, per il quale è richiesta l’unanimità.

Conclusa la seconda tranche del buy back greco. UE pronta a dare aiuti

 E’ andata in porto anche la seconda parte dell’operazione di buy back dei titoli di stato ellenici. Il governo greco ha riacquistato 31,9 miliardi di titoli, più di quanto fosse stato previsto.

Con questa operazione è stata tagliata di 21 miliardi l’esposizione della Grecia ma il prezzo da pagare è stato superiore a quello pianificato. Lo stato ha pagato i bond il 33,8% in piùe, di conseguenza, il fondo di salvataggio europeo dovrà versare 1,29 miliardi in più – ne erano stati pianificati 10 – per aiutare Atene a ritirare i titoli dal mercato.La Grecia potrebbe anche estendere il buy back ai titoli emessi prima della ristrutturazione del debito fatta a marzo, in quanto, nonostante il successo ottenuto, l’obiettivo di riduzione del rapporto debito/Pil non è stato ancora raggiunto (9,5% contro l’11% atteso).

Ora manca solo la decisione dell’Eurogruppo, che dovrebbe arrivare molto presto, sugli aiuti da inviare alla Grecia. Per Samaras gli aiuti dell’Unione serviranno a risolvere

Il problema di mancanza di liquidità grazie alla ricapitalizzazione delle banche. Poi ci aiuterà a pagare i 9,3 miliardi di arretrati che lo Stato deve al settore privato e al popolo e ci consentirà di partecipare ai fondi strutturali. Soprattutto sarà la fine della dracmofobia, la paura del ritorno alla dracma.

Bce: “Disoccupazione in aumento”

I dati parlano chiaro. L’Eurozona stenta a riprendersi e se lo farà non accadrà nell’immediato. La disoccupazione aumenta e le proiezione economiche sono nel contempo in calo.

I dati, che come detto parlano chiaro, provengono dal resoconto mensile inserito nel bollettino della Banca Centrale europea:

“Un ulteriore indebolimento dell’attività nell’ultimo trimestre dell’anno dopo il terzo trimestre che ha confermato la recessione nell’Eurozona. Di più. Per il 2013 Francoforte pevede una attività debole, con rischi al ribasso e una ripresa graduale nel corso dell’anno. A gravare sull’economia saranno, in particolare, gli aggiustamenti di bilancio necessari nei settori finanziario e non finanziario, nonchè la persistente incertezza. Per la Bce, inoltre, la dinamica del Pil si tradurrà nel prolungarsi delle difficoltà di accesso al credito per aziende e famiglie”.

Fattori che dipendono dalle condizioni scarse del mercato del lavoro nell’Eurozona:

“Ulteriormente peggiorate negli ultimi trimestri e le previsioni suggeriscono nel breve termine un ulteriore incremento della disoccupazione arrivata a ottobre all’11,7%. La Bce, tuttavia, sottolinea l’attenuarsi delle tensioni sul fronte del debito pubblico dei paesi europeo. Fra la fine di agosto e il 5 dicembre i tassi d’interesse sul debito greco sono scesi di oltre 800 punti base, con pronunciate riduzioni anche per Portogallo, Irlanda nonchè Italia e Spagna (rispettivamente 141 e 148 punti base in meno per queste ultime)”.

Fed aggressiva: lanciato programma acquisto titoli per 45 miliardi al mese

 Il programma di rilancio dell’economia americana si fa sempre più concreto e aggressivo. La FED, la banca centrale americana, e il Federal Open Market Committee, il braccio della FED che si occupa di politica monetaria  dopo diverse ore di consiglio e 11 voti a favore, ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati (tra lo 0 e lo 0,25%)

Come spiegano dalla FED, l’attuale livello dei tassi di interesse è coerente con il tasso di disoccupazione  – superiore al 6,5% –  e con l’attuale inflazione, a patto che si riesca a mantenerla al di sotto del 2,5% nei prossimi 12-24 mesi.

Inoltre, al termine della riunione, il FOMC ha confermato che nel 2013 partirà un nuovo programma di acquisti dei titoli di stato, che andrà a sostituire l’operazione twist iniziata nel 2011 e in procinto di terminare: 45 miliardi di dollari al mese di bond, al fine di mantenere bassi i tassi di interesse a lungo termine. Un ulteriore intervento della Fed che si aggiunge agli acquisti da 40 miliardi al mese di titoli legati al settore immobiliare.

La riunione di ieri sera ha portato anche ad un’altra conclusione: la FED ha abbassato le stime sulla crescita dell’economia americana per l”anno in corso e per i prossimi tre, mentre si stima che il tasso di disoccuopati potrebbe scendere sia quest’anno che il prossimo.