Visco interviene su crescita e riforme

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco interviene sulla crescita e sulla necessità di effettuare delle riforme per il rilancio dell’Italia nell’ottica degli investimenti sul Nostro paese. Visco ha inoltre parlato dell’urgenza di pareggiare il bilancio:

“Ieri abbiamo avuto un nuovo record del debito: è aritmetica, finchè c’è il disavanzo, il debito aumenta, non c’è niente da fare”. Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco aggiungendo che “avremo molti record davanti a noi finchè non si raggiunge l’equilibrio di bilancio non solo in termini strutturali, ma assoluti”.

Il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomani, ha presentato invece il Rapporto  Doing business in Italia 2013, aggiungendo:

“In presenza di vincoli stringenti di finanza pubblica, oggi la crescita è, ancor di più, un imperativo non eludibile. L’Italia non può che proseguire con decisione nel programma di riforme avviato. Occorre innanzi tutto assicurare la piena e concreta attuazione delle riforme già approvate dal Parlamento”.

Visco si è poi soffermato sul momento difficile del Bel Paese:

“Viviamo un periodo molto difficile,  tra l’incudine della crisi finanziaria e il martello della crisi economica. La prima discende e si riflette nel livello e nel costo del debito pubblico, la seconda nella riduzione dei redditi e delle occasioni di lavoro. Le due non sono indipendenti, nè discendono solo dai nostri ritardi e dalle nostre insufficienze e le vie d’uscita non sono semplici nè indolori. Ma occorre rispondere e la risposta, a livello nazionale, non può che passare attraverso il controllo dei conti pubblici e una risposta decisa ai problemi strutturali del nostro paese”.

 

L’Italia non è ancora fuori pericolo recessione

 I numeri non lasciano spazio a nessuna interpretazione e quelli emersi dai dati Istat sull’andamento del Pil italiano parlano chiaro: il nostro prodotto interno è sceso ancora (seppur la percentuale è minima, solo lo 0,2%) nel terzo trimestre del 2012 e questo vuol dire che l’Italia è ancora a rischio recessione.

Si tratta del quinto calo consecutivo. La percentuale è bassa, ma è rapportata solo al trimestre precedente; se le stime attuali si rapportano a quelle dello stesso periodo dell’anno precedente la percentuale di contrazione del Pil nazionale arriva al 2,4%. Cifre importanti che dimostrano come ancora il cammino per il risanamento dell’economia sia lungo e difficile.

Anche se è da notare un trend positivo: la caduta del Pil è più lenta rispetto ai periodi precedenti, l’ultimo trimestre dello scorso anno la flessione trimestrale è stata dello 0,7%, dello 0,8% nel primo trimestre 2012 e dello 0,7% tra aprile e giugno. Questo vuol dire che, per l’anno in corso, si può attendere un calo tendenziale del Pil del 2% annuo.

Situazione un po’ diversa per Stati Uniti (+0,5%) e per Regno Unito (+1,0%), ma le prospettive non sono rosee: la BCE annuncia che la situazione rimarrà invariata anche per il 2013, anche se, grazie alle misure prese, ilo calo tendenziale potrebbe essere meno forte.

Fitch pronta a lasciare l’Italia

Nelle ultime ore l’agenzia Fitch ha annunciato che a breve spegnerà le luci e chiuderà la sua filiale italiana.

La decisione è completata da un comunicato in cui si legge:

“Una decisione che fa seguito alle richieste di rinvio a giudizio formulate dalla procura di Trani contro due suoi dirigenti (e cinque di S&P) per gravi manipolazioni del mercato. Una mossa senza precedenti e priva di ogni fondamento”.

Vittorio Grilli, Ministro dell’Economia ha commentato a più riprese tale decisione, proprio mentre Fitch parlava della voglia di attivare il suo personale “black out“:

“Il ruolo delle agenzie di rating può essere positivo se resta nella sfera privata, senza riflessi sul sistema di supervisione pubblico”.

In un’audizione in Senato inerente al sistema di vigilanza bancario, Grilli ha aggiunto:

“Il problema è che negli anni, senza esserne ben consapevoli, abbiamo inserito le valutazioni delle agenzie di rating nel nostro sistema di supervisione pubblico”.

Con queste parole Grilli vuole sottolineare che la funzione delle Agenzie di Rating non è quella di “andare oltre” i propri limiti:

“Se un privato vuole comprarsi dei pareri se li compra. Non c’è niente di male”.

Secondo il ministro dell’Economia è opportuno, di conseguenza, rendere il sistema di sorveglianza pubblica immune o indipendente dalle loro valutazioni.

“Questo non può essere fatto all’improvviso perchè si rischia il collasso completo, ma in modo graduale”.

Europa in crisi, e il Pil precipita nel terzo trimestre

La crisi e la paura di finire nel baratro della recessione attanagliano sempre di più l’Italia. Una situazione non facile, come conferma l’Istat illustrando i dati del terzo trimestre 2012.

Il noto Istituto di Statistica ha dimostrato con i numeri che il calo nel terzo trimestre per quanto concerne il Prodotto Interno Lordo è dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Ma rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il calo è del 2,4%. Resta dunque da dire che la ricchezza del Paese nel 2012 ha subito un ulteriore calo.

L’Eurozona non fa di meglio. Lo testimonia la Bce. La Banca Centrale Europea parla di una situazione di crescita molto debole. Il bollettino mensile della Banca parla chiaro in merito a ciò e in merito alla recessione:

“Per l’anno prossimo ci si attende una crescita debole”.

La Bce rileva una crescita debole malgrado la migliorata fiducia sui mercati e le misure standard e non standard messe in atto dalla stessa Bce.

I dati della ricerca periodica condotta dalla Bce sono tuttora in linea con previsioni peggiorative su recessione e crescita. Quest’anno ci si aspetta una contrazione dello 0,5% del Pil dell’Unione valutaria. Nei prossimi anni la crescita sarà invece lenta, con uno 0,3% nel 2013 e un 1,3% nel 2014. Dati meno rassicuranti di quelli mostrati dall’indagine tre mesi fa. Tutt’altro che positivi sono anche i dati di previsione sul tasso di disoccupazione, che è dell’11,3% nel 2012, dell’11,6% nel 2013 e dell’11,2% nel 2014.

Cibo e benzina sono meno cari, l’inflazione frena

Buone notizie. Nel mese di ottobre il tasso d’inflazione annuo è sceso al 2,6% dal 3,2%. Il rallentamento è stato possibile anche in virtù del calo dei prezzi della benzina e della favorevole comparazione con il 2011. I dati provengono dall’Istat, confermando le stime. Il dato tendenziale torna così ai livelli di circa un anno e mezzo fa, ovvero al maggio 2011. Su base mensile i prezzi sono rimasti fermi.

Ad ottobre il rincaro annuo del cosiddetto carrello della spesa, i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (da cibo a carburanti), è del 4%, un rialzo superiore all’inflazione (2,6%), ma in forte rallentamento rispetto a quanto registrato a settembre (4,7%). Lo rileva l’Istat diffondendo i dati definitivi e aggiungendo che la variazione su base mensile è stata nulla.

Se ci soffermiamo sull’analisi delle voci dei prodotti della tavola, emerge il forte rialzo dei seguenti prodotti:

– vegetali freschi (+2,7%, +8,3% in termini tendenziali);

– cioccolato (+0,6%, +4,2% su base annua).

Nel capitolo energia invece cala rispetto a settembre, oltre alla benzina e al diesel, anche il prezzo del gasolio per riscaldamento (-0,3%), con una decelerazione del tasso di crescita annuo (9,3%, dal 10,3% di settembre). Quanto al settore regolamentato, l’Istat fa notare gli aumenti congiunturali dell’energia elettrica (+1,4%), il cui rialzo tendenziale sale al 15,9% (dal 14,4%), e del gas naturale (+1,1%), che registra un incremento su base annua del 9,2% (era +13,2% a settembre).

Ad ottobre, rispetto al mese precedente, calano sia i prezzi della benzina sia del gasolio per mezzi di trasporto. Secondo i dati definiti dell’Istat, la verde scende del 2,4% su base mensile e il diesel dell’1,5%. Su base annua i rialzi restano a doppia cifra ma in deciso rallentamento, per la benzina si passa al 16,3% (dal 20,1% di settembre), per il gasolio si passa al 17,9% (dal 21,7%).

 

L’Ue sblocca i fondi per i terremotati

Giungono buone notizie da Bruxelles. L’Unione Europea ha sbloccato i fondi da stanziare alle zone colpite dal Terremoto in Emilia del maggio Scorso. L’intesa formale è stata raggiunta sulla base di 670 milioni di euro. Siamo dunque dinanzi a un grosso passo in avanti rispetto al congelamento dei fondi stessi avvenuto durante la scorsa settimana.

Dopo aver appreso la notizia, il Premier italiano Mario Monti ha voluto manifestare la sua gioia, nel corso di una conferenza stampa di Palazzo Chigi con il collega britannico Cameron:

“Esprimo la soddisfazione del governo italiano per il via libera definitivo ai fondi Ue per il terremoto in Emilia. E’ un tema sul qule ci siamo intensamente adoperati perché era giusto e doveroso che il risultato fosse confermato”.

Oggi, i ministri delle finanze dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sullo sblocco dei fondi a sostegno delle aree colpite dal terremoto emiliano. Hanno contribuito a raggiungere e formalizzare l’intesa Svezia, Finlandia e Gran Bretagna. La decisione passa con un voto a maggioranza. Germania e Olanda erano contrarie.

Venerdì scorso queste cinque Nazioni si erano dichiarate contrarie allo sblocco di fondi supplementari nel bilancio Ue di quest’anno per i terremotati dell’Emilia.

Vasco Errani, Commissario per la Ricostruzione e Presidente della Regione Emilia commenta così la notizia del “semaforo verde”:

‘La notizia dello sblocco dei fondi per il terremoto ci riempie di soddisfazione, questa e’ l’Europa che ci rappresenta tutti. Abbiamo fatto bene, sin da subito, a riporre fiducia negli impegni gia’ presi dalla Commissione europea. Voglio ringraziare i parlamentari italiani ed europei, il nostro Governo e quanti si siano mobilitati per sostenere il giusto diritto delle popolazioni terremotate a un sostegno solidale che sara’ molto importante nella fase di ricostruzione gia’ avviata”.

Crisi europea, la Bundesbank teme un peggioramento

La banca centrale europea (Bce) ribadisce che la crisi della zona euro è ancora grave, affermando di avere un certo pessimismo che è in contrasto con una visione più ottimistica propagata qualche settimana fa.

Nel suo rapporto annuale sulla stabilità finanziaria del Paese più stabile dell’Unione europea, la Bundesbank aveva asserito che i rischi per il sistema finanziario tedesco non sono inferiori a quelli del 2011.

A preoccupare è nello spefiico il rischio che i tassi di interesse bassi portino ad un aumento dei prezzi degli immobili nelle aree urbane, dopo che per anni gli stessi sono rimasti praticamente invariati. Bisogna ricordarsi che le bolle immobiliari sono state alla base della crisi negli Stati Uniti, in Spagna e in Irlanda.

È ancora presto per dire che i costi degli immobili rappresentano una minaccia per la stabilità finanziaria della Germania, ma vista la recente storia della crisi la situazione preoccupa. Andreas Dombret , membro del comitato esecutivo della Bundesbank, ha detto in un comunicato che i bassi tassi di interesse e la liquidità elevata possono incoraggiare esagerazioni sui mercati immobiliari.

Poco tempo prima, Mario Draghi aveva detto che le tensioni nella zona euro erano attenuate. Merito del fatto che i Paesi hanno cominciato a tenere sotto controllo i loro debiti, del fatto che i costi del lavoro sono diminuiti e della conseguenza di una maggiore competitività sui mercati mondiali. Una ripresa quindi lenta e graduale.

Ora ecco il rapporto della Bundesbank che ha giudicato negativamente alcune delle misure adottate dalla Bce per calmare la crisi, come la promessa di acquistare obbligazioni di Paesi in crisi come la Spagna per contenere il loro debito. La Germania può prendere denaro in prestito a tassi bassi, a differenza di Italia e Spagna, grazie alla fiducia degli investitori.

 

A2A tra la crisi e il futuro in crescita

A2A è il gruppo energetico quotato a Piazza Affari che nasce dal legame tra le imprese del Comune di Brescia e di quello di Milano, le quali hanno una quota del 27,5%.

A2A è alle prese con il suo futuro. La società, che ha rilevato il 50% di Edipower e che vanta circa 1 milione 400 mila clienti per il gas e circa 1 milione 300 mila clienti per l’elettricità, si è espressa in merito all’argomento a Radio24 per bocca del suo presidente del consiglio di gestione Graziano Tarantini.

Gli argomenti sono relativi al piano di investimenti il taglio dei debiti e l’utile del triennio 2012-2015. Tarantini ha parlato di un piano industriale per il triennio di 1,2 miliardi di investimenti e di risultati che si iniziano a vedere.

Sulla questione dell titolo piatto in Borsa, il presidente del consiglio di gestione di A2A ha detto che la società sente più di altri la crisi in quanto opera nel settore energetico. Tarantino si mostra anche convinto che il titolo crescerà nei prossimi mesi in quanto, dice, “noi la nostra parte l’abbiamo fatta”. Per il resto, dipende dalla crisi. In effetti, se la produzione industriale e le famiglie hanno meno risorse a disposizione anche il consumo energetico ne risente.

Sulla presenza del pubblico nella società, tarantini ha affermato:

La presenza del pubblico garantisce strategie di lungo periodo. Un azionista pubblico è garante di un piano come questo perché è più coraggioso sul piano dell’efficientamento. Non chiede obbiettivi di brevissimo termine ed è in grado di assicurarti un sostegno in un periodo diverso. L’azionista non è neutro. A secondo di chi e’ l’azionista si possono effettuare politiche differenti o di medio lungo periodo o di brevissimo periodo. Il pubblico, nel nostro caso, ci garantisce strategie di maggior respiro a medio, lungo termine.

Principali misure del decreto per il taglio dei costi della politica

 Le votazioni di questa mattina della Camera hanno, di fatto, approvato gli oltre 700 emendamenti contenuti nel decreto legge per la riduzione dei costi della politica, con il favore di tutti i gruppi: 368 i favorevoli, 5 i contrari e 75 gli astenuti (Lega e IVD).

Quali saranno i principali cambiamenti se il decreto passerà indenne anche al vaglio del Senato?

La Corte dei Conti, che avrà voce in capitolo per quanto riguarda i bilanci preventivi e il rendiconto consuntivo di Regioni ed enti locali, non potrà, però, fare lo stesso con i singoli atti normativi, amministrativi e di programmazione.

E’ stato previsto un tetto per gli stipendi dei presidenti delle regioni, non potranno superare i 13.800 euro lordi, e a quelli dei consiglieri che saranno limitati a 11.100 euro. Allo stesso tempo non sarà più possibile accumulare indennità ed emolumenti e, nel caso in cui non ci sia adeguamento ai tagli di bilancio saranno consiglieri e assessori a pagare con la decurtazione del 50% dell’immunità.

Stretta anche per spese di rappresentanza, con un giro di vite sulle spese destinate ad auto blu, convegno e sponsorizzazioni. Anche il numero di consiglieri e assessori sarà adeguato al numero degli abitanti della regione.

Uno dei provvedimenti più importanti è quello sui vitalizi. Anche gli amministratori regionali riceveranno la pensione in base ai criteri contributivi.

 

 

 

Mediaset, conti in “profondo rosso”

Brutte notizie per Mediaset, che ha chiuso i primi nove mesi dell’anno in corso facendo registrare una perdita netta di oltre 45 milioni di euro. Se confrontati all’utile di 164,3 milioni dello stesso periodo dell’anno 2011, si percepisce che la situazione è grave.

Nel terzo trimestre il Biscione ha perso 88 milioni di euro.

Sembra che i tempi d’oro dell’azienda siano finiti, al punto che i vertici stanno cercando soluzioni per riparare gli ingenti danni economici. Il primo piano attivato è, inevitabilmente, quello dei tagli dei costi. 220 miloni di tagli già realizzati, infatti, non sono bastati a far quadrare i conti risanandoli. Così il direttore finanziario del Gruppo Mediaset, Marco Giordani ha dichiarato che si in un futuro prossimo ci saranno nuovi tagli: in “soldoni” saranno di  400 milioni nel prossimo triennio.

Per Mediaset chiudere il bilancio in passivo nell’anno in corso sarebbe sarebbe una dura botta.  Secondo Giordani è però prematuro parlarne sin da ora.

I dati tuttavia parlano chiaro e individuano la causa della perdita nella stretta degli investimenti pubblicitari verificatasi sia in Italia sia in Spagna. Le stesse ragioni che hanno portato al crollo delle entrate per quanto riguarda Vodafone.

La raccolta pubblicitaria complessiva di Publitalia ’80 e Digitalia ’08, calata a 1,655 miliardi (-14,9%).

Per rimediare ai danni Giordani sta pensando anche a una partnership per la Pay-Tv.