Monti bacchetta la rigidità delle Germania

Il presidente del Consiglio Mario Monti ha parlato alla platea dell’auditorium dell’università parigina di Sciences Po per la presentazione de “La democrazia in Europa“, il libro scritto insieme a Sylvie Goulard, eurodeputata francese. Tanto pubblico, sia studenti che personalità della politica, che hanno ascoltato Monti parlare dell’Europa, della democrazia e delle prospettive future, sia politiche che economiche, della zona Euro.

Le parole che tutti aspettavano sono poi arrivate e, sulla questione economica e del direttorio franco-tedesco, Mario Monti ha tenuto a precisare, riferendosi principalmente alla Germania:

E’ opportuno che i Paesi più forti, come è oggi la Germania, facciano uno sforzo per meglio apprezzare i vantaggi del mercato unico e della moneta unica per l’economia tedesca. Vorrei un’Europa in cui i Paesi più deboli abbiano meno bisogno di invocare il tema della solidarietà, perché i più forti si rendono conto da soli che questa va nel loro interesse.

Parole che non lasciano spazio ad interpretazioni e che si inseriscono a pieno nella visione politica ed economica che il Presidente del Consiglio italiano cerca di trasmettere sia a livello europeo che a livello nazionale:

L’Europa ci protegge dagli eccessi delle classi politiche nazionali. Bisogna accrescere l’esistenza e la percezione della democrazia in Europa, e non credere che si parta da zero. Oggi possiamo avere un sistema di governance meno monomaniacale. E lo dico io che sono considerato germanista… possiamo permetterci di concentrarci su una crescita non inflazionistica e su una maggiore integrazione europea.

Esodati, cresce la copertura.

La legge di stabilità è in grado di offrire una maggiore copertura agli esodati. Lo rendono noto i relatori Renato Brunetta (Onorevole del Pdl) e Pierpaolo Baretta (Onorevole del Pd). Brunetta e Baretta hanno rettificato l’emendamento iniziale inserendo una modalità di tutela più adeguata, che come tale è stata certificata dalla “Ragioneria”. Il nuovo emendamento contempla la deindicizzazione delle pensioni sei volte superiori al minimo.

Provvidenziale è stato l’incontro alla Camera tra Governo e Onorevoli relatori, conclusosi prima con un “nulla di nuovo” e poi con la soluzione che ha ottenuto il “nulla osta”.

Nel frattempo la Commissione Bilancio, approvando l’emendamento dei relatori, è pronta a destinare i 900 milioni messi a disposizione da Palazzo Chigi nelle diverse direzioni.

365 milioni saranno appannaggio dei ricercatori universitari, del Comitato paraolimpico, dei paesi colpiti dalle calamità naturali. Ad esempio 30 milioni sono impiegati per la ricostruzione delle zone terremotate dell’Aquila

300 milioni saranno spesi negli ambiti sociali e 200 milioni saranno spesi per i malati di Sla.

Gli esodati licenziatisi prima del 2011 per un fallimento dell’impresa per la quale lavoravano sono esclusi dalla “copertura”. Rientrano nella “categoria protetta” coloro che sono entrati in mobilità entro il 4 dicembre dello scorso anno.

Il testo è stato dunque depositato in Commissione Bilancio e non resta che votarlo. Il Viceministro al Lavoro, Michele Martone, si dichiara soddisfatto del grande operato svolto sino ad oggi e ritiene che si sia fatto un grande e importante passo in avanti verso l’erogazione della legge.

 

Grecia e Fiscal Cliff pesano sulle borse europee

 I mercati azionari europei hanno aperto la settimana di contrattazioni con molta cautela. Tutti i titoli europei sono in rosso e anche nel resto del mondo la situazione non è certo migliore.

La causa di questo rallentamento sta in due fattori fondamentali, quelli di cui si parla molto spesso in questo giorni: da un lato la questione greca e le operazioni di salvataggio per il paese ellenico, dall’altra il Fiscal Cliff, il maggiore cruccio di Obama appena rieletto al suo secondo mandato.

La questione della Grecia ha creato una profonda spaccatura nella troika (BCE, UE e FMI) che inciderà sulle decisioni che verranno prese a riguardo dell’economia disastrata dalla crisi di questo paese. Le opinioni maggiormente discordanti sono quelle dell’Eurogruppo di Jean-Claude Juncker e quelle del Fondo Monetario Internazionale di Christine Lagarde.

Altro nodo cruciale per le contrattazioni finanziarie è quello del Fiscal Cliff. Barack Obama ha annunciato la sua intenzione di tassare maggiormente gli stipendi più alti, ma la restante parte del Congresso (i repubblicani) hanno osteggiato fin dall’inizio questa metodologia.

In questa settimana, che si è aperta con grosse difficoltà del mercato azionario mondiale, con indici sempre più bassi e uno scarso volume di contrattazioni, sono attese delle decisioni importanti che dovrebbero lasciare spazio ad una ripresa del mercato.

Eurozona salva grazie agli interventi della BCE

 Tutti i paesi della zona dell’euro hanno subito i contraccolpi della crisi, anche la Germania, paese in cui l’economia e sempre rimasta molto solida, inizia ad avere dei problemi.

Ma, secondo gli esperti, il peggio dovrebbe essere passato e, se si è riusciti a evitare le conseguenze peggiori, è stato solo grazie agli interventi mirati della Banca Centrale Europea la quale, anche se a volte ha dovuto prendere delle decisioni impopolari e spesso osteggiata nelle sue scelte, ha fatto in modo che la crisi mondiale distruggesse i mercati dell’Euro.

I mercati stanno registrando dei lievi miglioramenti, che possono essere attribuiti anche alla ripresa dell’economia americana, anche questa lenta e difficile, ma comunque importante, e, soprattutto, la ripresa della domanda da parte dei paesi e delle economie emergenti.

Ma i rischi ancora ci sono. Si tratta soprattutto di rischi legati alla bassa crescita economica, alla crisi del debito sovrano e alla debolezza attuale del sistema bancario, messa ancor più in difficoltà dalla sua frammentazione e dai nuovi titoli di reversibilità. Tra gli strumenti approntati dalla BCE l’Outright Monetary Transactions, ossia interventi mirati al ripristino dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria per quanto riguarda i titoli di Stato.

Una medicina a volte amara, quella della BCE, a cui si aggiungono gli interventi per la riforma strutturale necessari nei paesi che hanno subito maggiormente gli effetti della crisi, ma che, lentamente, sta dando i suoi risultati.

 

 

Cresce il titolo Recordati

Uno dei gruppi farmaceutici più famosi in Europa è senza dubbio Recordati Milano. Lo dimostrano i risultati positivissimi ottenuti nei primi nove mesi del 2012. Recordati fa registrare dei ricavi del  6,8%, con un utile netto dell’1,2%.

Un grande successo arrivato soprattutto in virtù della crescita delle attività internazionali. Il loro giro di affari è stato soggetto ad un incremento dell’11%. L’acconto del dividendo è di Euro 0,20 per azione.

Ci troviamo in una situazione di elevata volatilità, all’interno della quale la valutazione positiva degli analisti, che ne propongono l’acquisto al 70%, consolida la ripresa con le quotazioni che arrivano a 6,3 Euro.

Il trend del titolo è dunque più che positivo negli ultimi sei mesi in Borsa e l’ultima settimana ha confermato di gran lunga tale andamento. La quotazione si è attestata su tale valore venerdì 2 Novembre, quando ha fatto registrare il massimo. A quota 6,3 Euro e a due passi dal livello di 7,8 Euro fatto registrare a Giugno 2011. Livello che si configura come record. Successivamente ha avuto seguito un ribasso che ha portato il valore a 3,68 Euro. Da quel momento, il titolo Recordati è tornato a crescere con un trend positivo che in questi giorni si è confermato. Avere gestito bene la questione della scadenza del brevetto di lercanidipina prevista per il 2010 è stato sicuramente l’elemento fondamentale per questa ripresa.

Storia recente del titolo: Il titolo ha subito il crollo dei mercati finanziari di Agosto ed ha perso il 15% in Borsa in quei giorni. In seguito, si è arrivati alla quotazione che è scesa sotto i 5 Euro. Siamo a Maggio 2012, e da allora il trendè stato in crescita fino ad arrivare ai 6,3 Euro.
Le previsioni sono buone e la maggioranza degli analisti ne consigliano l’acquisto.

Apple conviene: il titolo perde ma i guadagni aumentano.

La lotta tra Apple e Samsung per la vendita dei nuovi device procede su tutti i fronti, ivi compreso quello borsistico. A 24 ore di distanza l’uno dall’altro i due main-brands tecnologici hanno resono noti i bilanci e i risultati dei profitti del quarto trimestre di quest’anno. Apple ne esce vincente ancora una volta, nonostante abbia venduto un numero minore di smartphone rispetto a Samsung. Il guadagno ottenuto è però maggiore, visto anche il costo del singolo oggetto.

Ne consegue che i clienti della mela di Cupertino hanno voglia di spendere di più per acquistare un iPhone 5, piuttosto che “accontentarsi” di un Samsung Galaxy S3 e risparmiare qualcosina dal punto di vista economica.

Curiosità: nonostante i dati confortanti provenienti dall’ufficio entrate l’aspetto curioso è che sia Apple che Samsung, entrambi titoli quotati in Borsa, questa settimana hanno chiuso al ribasso a New York.

Oppenheimer: intanto, uno dei broker più famosi consiglia vivamente di acquistare Apple  agli attuali livelli. Secondo il broker Oppenheimer, infatti, le recenti perdite del titolo US0378331005 dell’impresa di Cupertino fondata da Steve Jobs.  sarebbero state eccessive. Oppenheimer ritiene che vi siano delle buone possibilità che Apple possa rimbalzare nel breve termine fino a circa $620.

Oppenheimer ammette che alcune preoccupazioni degli investitori relative ai margini di Apple sono legittime ma è dell’opinione che la posizione competitiva della compagnia non sia cambiata. La nota di Oppenheimer non può sostenere Apple. Il titolo perde al momento il 2%.

 

Fondo per la ricerca per PMI

 Nuove possibilità all’orizzonte per le piccole e medie imprese che da tempo stanno chiedendo al governo di istituire un fondo per il sostegno della ricerca, unico investimento plausibile se si vuole recuperare il gap con le aziende delle stesse dimensioni presenti in Europa.

Il fondo potrebbe essere istituito grazie alla presentazione di un emendamento proposto da Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd) –  relatori alla legge di stabilità – e depositato ieri in commissione bilancio.

Ancora non ben chiaro da dove saranno recuperate le risorse economiche per i fondi né a quanto ammonteranno, ma già da oggi inizia in Parlamento l’iter per l’approvazione di questo emendamento. Secondo la proposta di Brunetta e Baretta, il fondo da istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dovrà essere alimentato con

le risorse derivanti dalla progressiva riduzione degli stanziamenti di parte corrente e di conto capitale iscritti in bilancio destinati ai trasferimenti e ai contributi alle imprese.

Secondo le prime stime il fondo potrebbe essere, inizialmente, di 800 milioni di euro derivanti dalle agevolazioni nazionali sacrificabili, alle quali si aggiungono gli aiuti regionali che porterebbero il totale a circa 5-600 milioni di euro. Se l’emendamento avrà esito positivo, la palla passa al ministro dell’Economia, che, entro 30 giorni dall’approvazione della stabilità, dovrà precisare quali manovre fare per ricavare le risorse da destinare al fondo per la ricerca.

Oltre a questo, al Ministro sarà anche lasciato il compito di decidere le modalità di erogazione del fondo e i requisiti per la richiesta.

New York è la nuova Capitale della Finanza

Londra non è più la più grande capitale della finanza mondiale. Ha posseduto questo prezioso scettro per anni, impiegando il numero più alto di addetti ai lavori in Borsa e nelle banche. Un numero ineguagliabile fino a poco tempo fa.

Ora, in base alla graduatoria redatta dal Cebr, Centre for Economics and Business Research, il titolo passa a New York, che sorpassa la cittadella londinese.

Attualmente, in termini finanziari, i posti di lavoro nella City sono scesi a quota 249.500 mentre a Wall Street sono saliti a 254 mila. Di conseguenza, New York ha superato, anche se di poco, Londra in questa particolare classifica.

Il Cebr, però, avverte: entro il 2015 il trono sarà appannaggio di Hong Kong. La società di analisi del Regno Unito documenta tempestivamente sul cambio della guardia, asserendo che la ripresa economica americana è stata più forte di quella verificatasi in Europa.

Due parole anche sull’avanzata di Hong Kong, e di Singapore che segue a ruota.L’asse del potere economico globale è mutato e gira a favore dell’Asia, come indica il rapporto, per cui quello di New York è un primato destinato a rimanere provvisorio.

NEL 2015: Il Cebr stima che nel 2015 saranno 237mila i lavoratori londinesi nel settore della finanza. New York sarà ancora per poco in testa con 249.700 posti di lavoro nella Grande Mela. Hong Kong è in agguato con 247.900 impiegati nel business e nella finanza. Pensare che dieci anni fa le cifre asiatiche in questo segmento finanziario erano la metà di quelle attuali.

Imu, la Chiesa paga la tassa in forma ridotta?

Al vaglio in questi giorni c’è la questione del pagamento dell’Imu da parte della Chiesa. Il governo sta giungendo ad una decisione che potrebbe far discutere e suscitare polemiche.

Pare che la Chiesa pagherà l’Imu, ma non per tutti i suoi immobili e per tute le sue attività.

Fino a questo ennesimo step, tale riduzione contemplava solo le strutture utilizzate a scopi benefici, per le quali sarà prevista l’esenzione.

Il regolamento proposto dal governo, però, “salva” la Chiesa anche nei casi di attività “mista”. Parliamo di casi in cui, in altri termini, si ottengono profitti. Anche in questi casi, la Chiesa non dovrà pagare l’Imu.

Il regolamento Imu destinato alla chiesa è quindi più “soft” di quanto già ci si aspettava.

Il governo supera le obiezioni del Consiglio di Stato è leva pertanto l’obbligatorietà del pagamento dell’imposta per le attività “miste”. Una norma definisce l’ente no profit della Chiesa per garantire questo “sconto”, ma la norma non agevola allo stesso modo i contribuenti italiani.

Il regolamento per la chiesa è dunque una definizione specifica e “Ad hoc” su ciò che è no profit. Le attività miste alle quali si fa riferimento sono molte e sono inerenti ad alberghi, ostelli, cliniche ecc.

Le obiezioni del Consiglio di Stato sono incentrate soprattutto sulla supervisione dell’Europa. Infatti, la Commissione Europea potrebbe multare l’Italia nel caso riscontrasse gli estremi per una accusa di aiuti di Stato illegali. Una multa quantificabile in 3 miliardi di euro.

 

Nuova flessione della produzione industriale

 La notizia arriva dall’Istat, che, mettendo a confronto i dati della produzione stagionale e annuale dell’ultimo anno ha registrato un nuovo calo produttivo, che si è fatto sentire in modo particolare nella produzione industriale di autoveicoli. In questo comparto, che attualmente sta attraversando un momento piuttosto difficile, il calo della produzione ha superato il 13%, che si trasforma in un meno 9,5% se calcolato sugli ultimi nove mesi.

La flessione dell’indice è stata dello 0,1% nel periodo luglio-settembre rispetto al trimestre precedente. Nello specifico la produzione industriale italiana è scesa dell’1,5% a settembre (indice destagionalizzato a 83) e del 10,5% tendenziale (indice grezzo a 84,8). Negli ultimi nove il calo della produzione è stato del 6,5%.

Tutti i settori dell’industria hanno fatto registrare una tendenza alla flessione, con picchi molto alti nella produzione di energia (-7,8%), beni intermedi (-5,8%) e beni strumentali (-4,2%). Ma ci sono anche alcuni comparti industriali che sono in leggera crescita, come, ad esempio, la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (entrambi +3,6%) e fabbricazione di prodotti chimici (+0,9%).

L’Istat ha calcolato che, in ottica generale (ossia dopo l’aggiustamento delle diverse variabili ) in base all’indice grezzo la contrazione è stata del 21,2% su anno e del 19,7% nei 9 mesi.