Le novità fiscali approvate

L’emendamento al disegno di legge sulla stabilità ha reso attive diverse modifiche sul fronte fiscale. Esaminiamo in breve quelle già approvate:

ALIQUOTE IVA

L’emendamento ha deciso per l’ aumento dell’aliquota Iva ordinaria dal 21% al 22%.

Lo stesso emendamento ha deciso che rimane invariata l’aliquota del 10 per cento.

Il disegno di legge di stabilità aveva previsto che a partire dal primo giorno di luglio 2013, le aliquote Iva del 10% e del 21% sarebbero aumentate di un punto percentuale (articolo 40, decreto legge 6 luglio 2011, n. 98.

In virtù dell’emendamento di due giorni fa è stato deciso solo l’aumento dell’aliquota ordinaria dal 21% al 22% sulle operazioni effettuate a partire dal prossimo luglio.

ATTIVITÀ’ ESTERNE

Ivie (sigla di imposta sul valore degli immobili detenuti all’estero) e Ivafe (sigla di imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero) saranno applicabili dal 2012 e non dal 2011.

CUNEO FISCALE

A partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2013, la deduzione dalla base imponibile Irap cosiddetta del cuneo fiscale, che è in altri termini è quella collegata al costo del personale dipendente assunto a tempo indeterminato subirà un aumento.

Germania, la borsa vacilla

Inizia male la giornata dei mercati europei. L’economia tedesca subisce un brusco rallentamento. Durante il terzo trimestre, secondo le stime provvisorie fornite l’ufficio federale di statistica, si segnala una crescita minima del Pil (soltanto lo 0,2%), a fronte del buon + 0,3 del trimestre precedente. Gli economisti si aspettavano questo risultato.

Nel primo trimestre invece il pil era cresciuto dello 0,5%. Il governo tedesco durante il mese scorso aveva ridimensionato le sue previsioni di crescita per il 2013, portandole all’1% e scendendo dunque di 0,6 punti.

Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti è dunque stabile a 364 punti. Il rendimento è al 4,98%. Si porta invece a 464 punti il differenziale calcolato sui Bonos spagnoli, con il tasso che è al 5,98%.

Anche Francia il pil nel terzo trimestre è salito dello 0,2% sia a livello trimestrale che su base annuale, a discapito delle previsioni negative degli economisti.

Sul fronte monetario unico, l’euro rimane stabile contro il dollaro a 1,2744. Si aspettano i molteplici dati macroeconomici anche dagli Usa. Alle 16.00 sarà infatti reso noto l’indice Fed di Filadelfia, sempre riferito a novembre.

Intanto, a Piazza Affari il titolo di Telecom Italia è sotto stretta sorveglianza. Telefonica ha detto di non aver ricevuto un’offerta dal finanziere egiziano, Naguib Sawiris, e ha inoltre dichiarato di non avere intenzione di uscire da Telco..

 

 

 

Fiscal Cliff, economia e lavoro: la prima conferenza stampa di Obama

 Si è tenuta ieri la prima conferenza stampa del presidente Obama. Un’ora e mezzo davanti ai giornalisti americani e alla stampa di tutto il mondo in cui il presidente ha esposto le sue opinioni e le sue intenzioni per il risanamento dell’economia americana: il Fiscal Cliff, le tasse ai ricchi e il lavoro.

E’ possibile che tutti noi precipitiamo nel ‘fiscal cliff’ se al Congresso prevale la testardaggine. Non farò marcia indietro come due anni fa.

Obama è intenzionato ad evitare il Fiscal Cliff e per farlo deve trovare un accordo al Congresso, cosa non facile visto che i repubblicani non sono d’accordo sulle metodologie democratiche. Obama, infatti, è intenzionato a tassare la classe ricca, e puntare su quella media per far risalire l’economia:

Non dobbiamo tenere la classe media in ostaggio, mentre discutiamo dei tagli alle tasse per i ricchi. Dovremmo almeno procedere sui punti su cui siamo d’accordo, come quello di mantenere basse le tasse per la classe media. Farò firmare un documento a tutti in modo da poter dare alla gente una certa sicurezza prima delle vacanze.

Tra gli altri obiettivi c’è quello del lavoro, un aspetto fondamentale se si vuole davvero procedere ad un risanamento sano e duraturo dell’economia.

 

 

Camusso giudica negativamente il primo anno di Governo Monti

Susanna Camusso ieri era a Terni per partecipare alla manifestazione di sciopero generale durata quattro ore. Durante il comizio seguente ha sottolineato che l’atto di ieri, con venticinque milioni di giovani disoccupati che hanno partecipato, è la dimostrazione del fallimento di un modello societario:

“Venticinque milioni di giovani disoccupati sono ciò che decreta il fallimento dell’austerità e dice del tradimento verso chi ha lottato per una Europa sociale”.

La Camusso ha poi volto il suo sguardo anche alle altre città del Vecchio Continente:

«Oggi tutte le piazze d’Europa dicono basta all’austerità perchè con l’austerità stiamo rovinando il futuro: l’Europa è stata una grande risposta alla guerra ma facciamo sempre più fatica a vedere quell’Europa lì».

Durante il comizio al termine dello sciopero, la Camusso ha così commentato il primo anno di Governo Monti:

«I cittadini hanno bisogno di sapere la verità, di sapere cosa succede: i mesi che abbiamo di fronte sono mesi in cui aumenteranno la disoccupazione e i problemi, e sarà così per le politiche che sono state fatte, non perchè c’è una maledizione sul nostro Paese. bisogna dire che il Paese è ogni giorno più povero, la responsabilità è di costruire una strada diversa da questa. Il momento è buono per  fare un bilancio, ora che il governo Monti sta per compiere un anno. Il governo Monti compie un anno, ed è stato un anno di disastri e non risposte al mondo del lavoro, un anno che ha tolto fiducia e speranza ai giovani del Paese, punto centrale della storia dell’industria, dove c’è una azienda simbolo della cecità e della mancanza di politica industriale in Europa. Se si affronta così il problema dell’Antitrust (lo stabilimento dovrebbe essere ceduto per problemi antitrust dopo la fusione Thyssen Outokumpu) questa diventerà l’Europa dei piccoli che non possono competere».

Ue prepara un taglio di 80 miliardi

Il Presidente permanente del Consiglio dell’Ue, Herman Van Rompuy, ha presentato una bozza di bilancio pluriennale per il periodo che va dal 2014 al 2020. Tale bozza prevede un taglio di 80,737 miliardi di euro, rispetto ai 1.091,5 miliardi integrati nell’iniziale proposta presentata dalla Commissione Ue.

Nel contempo, la presidenza Cipriota dell’Unione aveva sperato che i tagli non andassero oltre i 50 miliardi di euro. Van Rompuy, stupendo tutti, ha usato le “maniere forti”. Ora la sua bozza andrà sottoposta al negoziato fra i governi dei Paesi membri, l’Europarlamento e la Commissione europea.

La stessa Commissione non ha gradito i tagli al tetto iniziale, indicando di avere da sempre l’appoggio della maggioranza.

Van Rompuy, nella sua bozza, ha aggiunto un ulteriore taglio di 29,499 miliardi di euro concernente i fondi strutturali (inclusi quelli per le regioni) e in generale per la politica di coesione.  Verteva in 339 miliardi in questo caso la proposta della Commissione Ue.

Risentiranno di enormi tagli anche i fondi per la Politica agricola comune (Pac):

-25,5 miliardi per il periodo 2014-2020, rispetto a quanto proposto della Commissione. Alcune fonti dell’esecutivo comunitario giudicano la bozza parlando di “disastro” per la Pac e di “rischio rinazionalizzazione”.

Nello specifico italiano, l’agricoltura rischia di perdere complessivamente 4,5 miliardi di euro: oltre 2,5 miliardi di aiuti diretti ai produttori e 2 miliardi di fondi per lo sviluppo rurale.

Accordi bilaterali Italia e Algeria, una grande occasione per entrambi i paesi

 Il rilancio delle imprese algerine potrebbe essere un’ottima occasione per aiutare l’economia italiana a uscire dalla crisi. Lo dice il premier italiano Mario Monti che, direttamente ad Algeri, ha siglato diversi accordi economici e commerciali con il paese africano.

Monti si è recato ad Algeri insieme al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, degli Esteri Giulio Terzi, dell’Interno, Annamaria Cancellieri e della Difesa Giampaolo Di Paola, con l’obiettivo di rinsaldare i rapporti economici e commerciali tra Italia e Algeria, primo partner commerciale a partire dal primo semestre del 2012.

I principali settori su cui si è concentrato il vertice, che ha portato alla firma di cinque accordi, sono quelli dell’energia e delle rinnovabili, della difesa e delle infrastrutture.

L’Italia si pone, quindi, come passaggio preferenziale per l’apertura dell’Europa verso l’Algeria e, dato il numero di piccole e medie imprese presenti nel paese, questa partnership è un’occasione anche per l’Italia:

Il presidente algerino Bouteflika e il governo hanno chiesto che l’Italia si ponga accanto all’Algeria come sponsor per aiutare a promuovere lo sviluppo economico del Paese, su una linea di diversificazione rispetto alla grandissima dipendenza attuale dalle risorse energetiche. Gli accordi firmati aprono una strada nuova a beneficio dell’economia italiana.

Crescita debole per l’Europa per tutto il 2013

 Nessun miglioramento previsto per il prossimo anno nella zona euro. Le analisi sull’andamento dell’economia in Europa per la seconda metà dell’anno in corso fanno prevedere ancora debolezza sul fronte della crescita.

Il mercato, secondo i dati del bollettino di novembre della Bance Centrale Europea, è riuscito a rimanere stabile per il bimestre luglio/agosto ma non si è visto nessun miglioramento e non ce ne saranno entro la fine dell’anno. Secondo la BCE, infatti

La crescita continua ad essere sostenuta dalle misure di politica monetaria convenzionali e non convenzionali della Bce ma il ritmo di recupero dell’economia sarebbe ancora frenato dal necessario processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario e dalla disomogeneità della ripresa mondiale. I rischi per le prospettive economiche dell’area dell’euro rimangono orientati al ribasso.

Gli interventi che sono stati già fatti per il risanamento dei paesi maggiormente colpiti dalla crisi hanno avuto la loro efficacia ed è importante, quindi, continuare su questa strada. Tutti i paese dell’Eurozona devono fare del loro meglio e

continuare ad impegnarsi per ripristinare posizioni di bilancio solide, in linea con gli impegni assunti nell’ambito del Patto di stabilità e di crescita e con le raccomandazioni formulate nel quadro del Semestre europeo del 2012.

 

Visco interviene su crescita e riforme

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco interviene sulla crescita e sulla necessità di effettuare delle riforme per il rilancio dell’Italia nell’ottica degli investimenti sul Nostro paese. Visco ha inoltre parlato dell’urgenza di pareggiare il bilancio:

“Ieri abbiamo avuto un nuovo record del debito: è aritmetica, finchè c’è il disavanzo, il debito aumenta, non c’è niente da fare”. Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco aggiungendo che “avremo molti record davanti a noi finchè non si raggiunge l’equilibrio di bilancio non solo in termini strutturali, ma assoluti”.

Il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomani, ha presentato invece il Rapporto  Doing business in Italia 2013, aggiungendo:

“In presenza di vincoli stringenti di finanza pubblica, oggi la crescita è, ancor di più, un imperativo non eludibile. L’Italia non può che proseguire con decisione nel programma di riforme avviato. Occorre innanzi tutto assicurare la piena e concreta attuazione delle riforme già approvate dal Parlamento”.

Visco si è poi soffermato sul momento difficile del Bel Paese:

“Viviamo un periodo molto difficile,  tra l’incudine della crisi finanziaria e il martello della crisi economica. La prima discende e si riflette nel livello e nel costo del debito pubblico, la seconda nella riduzione dei redditi e delle occasioni di lavoro. Le due non sono indipendenti, nè discendono solo dai nostri ritardi e dalle nostre insufficienze e le vie d’uscita non sono semplici nè indolori. Ma occorre rispondere e la risposta, a livello nazionale, non può che passare attraverso il controllo dei conti pubblici e una risposta decisa ai problemi strutturali del nostro paese”.

 

L’Italia non è ancora fuori pericolo recessione

 I numeri non lasciano spazio a nessuna interpretazione e quelli emersi dai dati Istat sull’andamento del Pil italiano parlano chiaro: il nostro prodotto interno è sceso ancora (seppur la percentuale è minima, solo lo 0,2%) nel terzo trimestre del 2012 e questo vuol dire che l’Italia è ancora a rischio recessione.

Si tratta del quinto calo consecutivo. La percentuale è bassa, ma è rapportata solo al trimestre precedente; se le stime attuali si rapportano a quelle dello stesso periodo dell’anno precedente la percentuale di contrazione del Pil nazionale arriva al 2,4%. Cifre importanti che dimostrano come ancora il cammino per il risanamento dell’economia sia lungo e difficile.

Anche se è da notare un trend positivo: la caduta del Pil è più lenta rispetto ai periodi precedenti, l’ultimo trimestre dello scorso anno la flessione trimestrale è stata dello 0,7%, dello 0,8% nel primo trimestre 2012 e dello 0,7% tra aprile e giugno. Questo vuol dire che, per l’anno in corso, si può attendere un calo tendenziale del Pil del 2% annuo.

Situazione un po’ diversa per Stati Uniti (+0,5%) e per Regno Unito (+1,0%), ma le prospettive non sono rosee: la BCE annuncia che la situazione rimarrà invariata anche per il 2013, anche se, grazie alle misure prese, ilo calo tendenziale potrebbe essere meno forte.

Fitch pronta a lasciare l’Italia

Nelle ultime ore l’agenzia Fitch ha annunciato che a breve spegnerà le luci e chiuderà la sua filiale italiana.

La decisione è completata da un comunicato in cui si legge:

“Una decisione che fa seguito alle richieste di rinvio a giudizio formulate dalla procura di Trani contro due suoi dirigenti (e cinque di S&P) per gravi manipolazioni del mercato. Una mossa senza precedenti e priva di ogni fondamento”.

Vittorio Grilli, Ministro dell’Economia ha commentato a più riprese tale decisione, proprio mentre Fitch parlava della voglia di attivare il suo personale “black out“:

“Il ruolo delle agenzie di rating può essere positivo se resta nella sfera privata, senza riflessi sul sistema di supervisione pubblico”.

In un’audizione in Senato inerente al sistema di vigilanza bancario, Grilli ha aggiunto:

“Il problema è che negli anni, senza esserne ben consapevoli, abbiamo inserito le valutazioni delle agenzie di rating nel nostro sistema di supervisione pubblico”.

Con queste parole Grilli vuole sottolineare che la funzione delle Agenzie di Rating non è quella di “andare oltre” i propri limiti:

“Se un privato vuole comprarsi dei pareri se li compra. Non c’è niente di male”.

Secondo il ministro dell’Economia è opportuno, di conseguenza, rendere il sistema di sorveglianza pubblica immune o indipendente dalle loro valutazioni.

“Questo non può essere fatto all’improvviso perchè si rischia il collasso completo, ma in modo graduale”.