La soluzione alla crisi è nelle infrastrutture

 Sono tanti i paesi europei in cui è stata data la precedenza alla produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili: partendo da questo fatto non si può che convenire sul fatto che, proprio questo settore, potrebbe essere quello che può portare l’Europa fuori dalla crisi.

Il metodo è semplice: basta investire nella ristrutturazione delle attuali reti elettriche per adeguarle al trasporto dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili. All’assemblea del Go 15 si è parlato di investimenti che dovrebbero aggirarsi intorno ai  700 miliardi di dollari da distribuire su 16 paesi, quelli in cui lo sviluppo delle energie rinnovabili è stato più massiccio, e nei quali, quindi, ha più senso intervenire in modo mirato.

Certo, si tratta di cifre piuttosto impegnative, che però possono portare a dei grandi profitti sul lungo termine. Infatti, la ricchezza prodotta attraverso le fonti di energia rinnovabili rischia di essere di spersa perché le attuali infrastrutture non sono adeguate alla sua distribuzione. Esemplare il caso dell’Italia: l’energia elettrica prodotta attraverso il fotovoltaico in larga parte si disperde a causa della rete troppo sovraccarica nei momenti di maggior produzione.

Interessante anche la proposta dell’Unione Europea che prevede, entro il 2020, la creazione di una rete interconnessa di distribuzione dell’energia, in modo da poter sfruttare al meglio la produzione dell’energia derivante dalle specifiche fonti rinnovabili di ogni paese membro.

Tributi erariali: +3,8%

 E’ il Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia ad annunciare l’aumento delle entrate erariali del periodo gennaio-settembre del 2012, rispetto alle cifre che sono state registrate lo scorso anno, con una percentuale del 3,8%.

In pratica, le entrate da tributi sono passate da 281.899 milioni di euro a 292.526 milioni.

Ad aumentare le imposte dirette (+6.359 milioni di euro), le ritenute dei lavoratori dipendenti pubblici (+0,6%) e dei dipendenti privati (+1,4). Il gettito IRES rimane sostanzialmente invariato (-0,3%).

Anche per le imposte indirette si rileva un sostanziale aumento (+4.268 milioni di euro), a parte per il gettito derivante dall’IVA per il quale si registra una lieve flessione, dovuta in modo particolare al calo delle importazioni e degli scambi nazionali.

Aumentata anche l’imposta di bollo, che registra un incremento record rispetto allo stesso periodo del 2011: un più 136,9%, che si deve alle imposte di bollo introdotte per conti correnti, strumenti di pagamento, titoli e prodotti finanziari a partire dalla seconda metà del 2011 e, soprattutto, all’anticipo dell’acconto sull’imposta, che si è sentito particolarmente sulle attività finanziarie scudate.

A fronte di questi aumenti, va registrata la flessione del gettito sul gas metano (-21,8%), dovuto al calcolo del conguaglio dell’anno precedente, riequilibrato, però, dall’aumento del gettito dell’imposta di fabbricazione sugli oli minerali (+23,5%) e sulle accise, aumenti decisi soprattutto per far fronte all’emergenza terremoto in Emilia Romagna.

Vince Obama e le borse aprono in rialzo

Barack Obama resta saldamente alla guida del suo popolo. Batte Romney e viene confermato per altri quattro anni alla Casa Bianca in virtù dei consensi del popolo statunitense.

La notizia è stata molto apprezzata dalle borse europee che aprono bene successivamente alla rielezione del primo presidente nero nella storia degli Usa.

Nello specifico Milano guadagna lo 0,45%, Parigi guadagna lo 0,90%, Francoforte lo 0,63% e Madrid lo 0,59%.

Angela Merkel ha fatto i suoi personali auguri a Obama, soffermandosi sulle possibilità di crescita e augurandosi un futuro dedito al confronto e al miglioramento:

“Ho apprezzato particolarmente le nostre numerose discussioni, in particolare quelle su come superare la crisi economica e finanziaria mondiale”.

Con l’occasione la cancelliera tedesca ha augurato “forza” e “successo” al presidente, comunicandogli che spera di incontrarlo presto:

“Sarebbe per me una gioia averla di nuovo ospite in Germania e poterla salutare”

Un clima sereno, quello di stamane, che come accennato giova ai mercati economici. Gli effetti sono tutti positivi e gli addetti ai lavori menzionano reazioni alla rielezione quali l’andamento al ribasso dei rendimenti sull’obbligazionario.

Bene anche l’oro, che fa registrare un rialzo delle quotazioni, nonché una minima pressione sul dollaro, che apre in calo nei confronti dell’euro e dello yen.

Il rapporto euro/yen è invece in forte rialzo, dato a 103,27 (102,825).

Grecia: nel frattempo le piazze europee sono concentrate sulle sorti della Grecia. Oggi il parlamento del Vecchio Continente voterà il piano di austerità, il quale è utile a sbloccare l’ulteriore tranche di aiuti, nell’attesa della riunione dell’Eurogruppo del prossimo 12 novembre.

Il Made in Italy non conosce crisi

 Le aziende del lusso e della moda italiano continuano ad avanzare e non risentono della crisi che ha colpito tutti gli altri settori.

E’ la PPR (Pinault-Printemps-Redoute), la multinazionale fondata dall’imprenditore François Pinaul, che sta cercando nuove acquisizioni da fare in Italia per allargare il suo giro di affari. La PPR, che, dopo l’acquisizione del marchio Bottega Veneta, che è riuscita a portare il suo fatturato da 30 milioni a 1 miliardo di euro stimati entro la fine del 2012, vuole acquisire nuove società italiane attraverso azioni mirate sul mercato dei titoli.
L’intenzione è quella di allargare il portafogli di griffe con marchi complementari, che saranno i portabandiera, nel mondo, dell’artigianalità delle produzioni che esiste solo in Italia e non si trova in altri Paesi a cominciare dalla Francia. 
Proprio per questo sono state annunciate delle nuove Ipo previste per il 2013, sicuramente tra i marchi ci saranno Yamamay e Carpisa. Ma anche altre firme importanti del Made in Italy vedono delle ottime prospettive per il futuro.
Per primo il gruppo Peuterey, che intravede grosse prospettive di internazionalizzazione soprattutto verso la Cina, e Moncler che, dopo aver rinunciato alla quotazione in borsa nel 2011, sta intraprendendo la strada della separazione dei marchi interni in altrettante società.

Bankitalia: prospettive nere per le imprese italiane

 I dati del sondaggio congiunturale condotto dalla Banca d’Italia sulle imprese industriali e dei servizi  in questi ultimi mesi ha rilevato una situazione molto pesante per il mondo delle imprese italiane: il 2012 vedrà una impresa su tre chiudere l’anno con i conti in rosso e con notevoli tagli della forza lavoro.

Oltre a questo, il sondaggio ha evidenziato anche una forte contrazione della domanda di credito, data la riduzione del saldo (confrontando i dati con quelli della scorsa primavera), tra le aziende che hanno richiesto un prestito e quelle che, invece, non lo hanno fatto.

Nello specifico il 30,2% delle imprese hanno già annunciato una chiusura in rosso per la fine del 2012, una percentuale nettamente maggiore delle stime dello stesso periodo dello scorso anno, quando le aziende in questa situazione erano il 23,6% del totale. Le aziende che hanno riscontrato maggiori difficoltà negli utili sono quelle del terziario e dei servizi, con un picco per i settori della ristorazione e alberghiero.

Stessa situazione anche per i dati che riguardano l’occupazione: anche in questo caso un terzo delle aziende italiane ha fatto registrare un calo, aziende che si concentrano nella classe dimensionale tra i 20 e 49 addetti.

Questi dati mettono in evidenza una perdita di competitività delle aziende italiane rispetto a quelle straniere e, secondo le voci che arrivano dagli imprenditori stessi, le motivazioni principali di questa situazione risiedono nel costo del lavoro e nella pressione fiscale.

 

Sciopero di 48 ore in Grecia: paese totalmente bloccato

 E’ iniziato questa mattina alla Commissione Finanze del Parlamento ellenico il viaggio del pacchetto austerity richiesto da Ue, Bce e Fmi, che prevede tagli di bilancio per 13,5 miliardi da effettuarsi nel biennio 2013-2014. E’ questo quello che chiedono gli istituti europei e internazionali per concedere alla Grecia una nuova tranche di aiuti, che dovrebbe ammontare a circa 31,5 miliardi di euro.

I sindacati non ci stanno e non hanno intenzione di far passare il disegno di legge e hanno indetto un lungo sciopero (si tratta della quarta volta che in Grecia i sindacati ricorrono a questa forma di protesta) di 48 ore chiedendo a tutte le categorie di lavoratori di incrociare le braccia.

Il paese rischia di paralizzarsi. Sono molte, infatti, le categorie che parteciperanno alla protesta: scuola, sanità, trasporti, banche, ministeri, amministrazioni locali, farmacie, avvocati, magistrati, giornalisti e i controllori di volo degli aeroporti.

Il pacchetto rischia di far saltare anche l’attuale governo di coalizione greco: il Comitato Centrale di Sinistra Democratica (Di.Mar), nonostante le richieste del Comitato Centrale di votare a favore del pacchetto, nel tentativo di risanare la difficile condizione greca, hanno deciso che, nonostante si troveranno in aula non prenderanno parte alla votazione. Allo stesso tempo, però, hanno anche detto che voteranno a favore del bilancio dello stato, che sarà discusso nella giornata dell’11 novembre.

Sindacati minacciano ricorsi per le decisioni della Fiat a Pomigliano

 Ha parlato prima Susanna Camusso, ospite da Fabio Fazio, della decisione presa dal Lingotto di licenziare 19 operai della Fiat di Pomigliano per far rientrare i lavoratori iscritti alla Fiom precedentemente tagliati.

Dopo di lei sono Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri a chiedere che l’apertura di un tavolo di discussione per rivedere la direzione della strada che la Fiat di Pomigliano ha intrapreso per rispettare la sentenza della corte di roma.

“In apertura dell’incontro, abbiamo formulato la nostra contrarietà sulla decisione dell’azienda di mettere in mobilità 19 operai a Pomigliano, per rispettare la sentenza del tribunale di Roma. Per noi è una decisione profondamente sbagliata, anche alla luce degli accordi che abbiamo preso nel luglio 2011 con l’azienda, che prevedono la riassunzione di tutti gli operai entro luglio 2013” ha sottolineato Ferdinando Uliano, responsabile auto della Fim, a Torino.

Dello stesso avviso anche Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, che ha minacciato di fare ricorso se la Fiat non ritirerà i licenziamenti messi in atto. Secondo il segretario, infatti:

 Le sentenze si rispettano e non si discutono. O l’azienda ci rassicura o faremo ricorso anche noi.

Puntando il dito soprattutto sulle istituzioni che dovrebbero fare un’opera di mediazione più produttiva e proficua per i lavoratori e per le aziende.

 

Polemiche ancora accese tra Marina Berlusconi e De Benedetti

 Domenica sera alla trasmissione Che Tempo Che Fa, l’ingegner Carlo de Benedetti ha ribadito le sue posizioni per quanto riguarda il caso del Lodo Mondadori, accusando di nuovo e apertamente Silvio Berlusconi di corruzione.

De Benedetti ha definito la vicenda che lo ha visto coinvolto in prima linea insieme a Silvio Berlusconi per il possesso della Arnoldo Mondadori Editore come «la corruzione del millennio» e attribuisce il successo giudiziario del Cavaliere solo ad una difesa basata sulla corruzione dei giudizi preposti ad decidere sulla vicenda.

A parlare, dopo questa ennesima e dura accusa di De Benedetti, è la Marina Berlusconi, figlia del Cavaliere e attuale presidente di Fininvest, la quale ribadisce che non si sono mai verificati episodi di corruzione nei confronti di nessun giudice, come già visto nei precedenti dibattimenti (risalenti al 2001) in cui Silvio Berlusconi fu prosciolto, con formula piena, da ogni accusa a suo carico.

Ma marina Berlusconi si spinge oltre e chiede, in sostanza, all’ingegnere di accontentarsi di quello che ha già ottenuto (due sentenze grazie alle quali De Benedetti ha ottenuto 564 milioni di euro) e di sperare che la giustizia continui ad essere miope come in precedenza. Anche se, la presidente del Gruppo Fininvest, è fiduciosa nella sentenza della Corte di Cassazione, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, che metterà fine alla vicenda.

Attendiamo ora – ha detto Marina Berlusconi – con estrema fiducia che la Cassazione ci renda finalmente giustizia, perché non vi fu alcun danno e neppure un euro da parte nostra è dovuto.

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Governo ripristina fondi a favore dei malati di Sla

 Il Governo pensa all’eliminazione delle franchigie sulle detrazioni e sulle deduzioni fiscali per mutui, istruzione e spese sanitarie. Le novità non finiscono qui: probabilmente tetto massimo e soglia minima resteranno soltanto come voci a minor impatto sociale, al pari quelle veterinarie.

Ad affermarlo è il Ministro dell’Economia Vittorio Grilli, fiducioso:

«Volevo rassicurare, non c’è né una dimenticanza né un’assenza di risorse».

Inoltre verranno ripristinati i fondi a favore dei malati di Sla, Sclerosi laterale amiotrofica. La cifra messa a disposizione si aggira intorno ai 900 milioni di euro.

Il Governo ha inoltre confermato di voler rinunciare alla riduzione delle aliquote Irpef e che il blocco dell’Iva non salirà all’11%. Ad oggi, dunque, la legge di Stabilità procede mutando le sue forme ancora prima di essere messa ai voti della commissione Bilancio della Camera.

Bilancio che per ora è arrivato in maniera parziale durante la giornata di ieri, in merito alle entrate tributarie: Sino ad oggi, nei primi nove mesi dell’anno queste ammontano a 292.526 milioni di euro. Si registra pertanto un aumento del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2011.

Procede anche la lotta all’evasione fiscale. L’incasso di questo segmento sale del 6,5%. Male, invece, l’incasso dei giochi, che scende di 8,3 punti.

 

 

La Borsa trema e attende esito delle presidenziali Usa

 Sono giorni cruciali per l’economia. È sempre così quando un presidente degli Stati Uniti sta per essere eletto, poiché dal Paese a stelle e strisce dipendono in parte le sorti e le trame economiche di molte zone del mondo. Ivi compresa l’Europa. Il vecchio continente è alla finestra, in attesa di conoscere l’esito delle Elezioni Presidenziali Usa. Chi la spunterà tra Obama e Romney? Rimangono poco meno di 24 ore prima di saperlo.

Nel frattempo i mercati europei sono in bilico. Le principali piazze di affari sono concentrate sulla sfida tra i due candidati e il “nervosismo” delle azioni si fa sentire. In Grecia la tensione è a mille. Il pacchetto dei tagli al bilancio che Samaras ha inviato sotto forma di proposta all’UE è prossimo all’approvazione.

In mattinata, molte delle borse che hanno aperto in deficit la giornata stanno continuando a perdere. Il trend negativo ha colpito Londra, che a metà mattina sta cedendo lo 0,65%, Parigi, meno 0,8%, e Milano (che ha ceduto lo 0,7%, complice la situazione bancaria). Le perdite più gravi, però, si attestano a Madrid, dove la Borsa spagnola ha ceduto l’1,44%.

In Italia la situazione del giorno è la seguente:

Unicredit: -0,9%;

Intesa Sanpaolo: – 1,26%;

Mediobanca: – 1,28%;

Generali: – 1,18%.