Olanda, l’economia che scricchiola

  Il paese dei tulipani, presenta un’economia che potrebbe perdere la prestigiosa tripla A che conferisce un elevato grado di stabilità agli investimenti.

Composizione portafoglio 2014, quali investimenti prediligere

 Per i prossimi mesi in un momento in cui ci sono poche certezze finanziarie che si possono attestare sui mercati, sono certamente diverse le novità importanti che si pongono in rilievo, iniziando dal tanto temuto e atteso tapering della Fed, ossia del rientro dalle politiche super-espansive decise dal presidente della Fed Ben Bernanke con gli ingenti acquisti mensili di titoli del Tesoro statunitense.

Le differenze tra i mercati azionari americani e quelli emergenti

 Gli esperti di Edmond de Rothschild Asset Management spiegano le diverse prospettive da cui guardare i mercati finanziari:”La situazione rimane differenziata per i Paesi emergenti e tuttavia gli afflussi indiscriminati di capitali verso questi Paesi dimostrano che gli investitori non hanno ancora completamente compreso le considerevoli differenze tra i diversi mercati”.

I conti deposito più convenienti

 I Bot sono diventati ormai troppo poco redditizi per chi vuole far fruttare in breve tempo la liquidità investita. I rendimenti dei Bot, infatti, sono di circa il 2% annuo, ciò vuol dire che, investendo una cifra di 10 mila euro, a fine anno se ne saranno guadagnati circa 200.

► Un parere UE sui tassi negativi sui depositi

Meglio, invece, i rendimenti dei conti deposito che, in alcuni casi, hanno rendimenti annui che sfiorano il 5% della somma depositata. Pr chi si affaccia per la prima volta in questo mondo, proponiamo una breve lista dei conti deposito con i rendimenti più alti.

I conti deposito più redditizi

Prima di vedere quali sono i conti deposito con i rendimenti più alti, va specificato che, a differenza dei Bot, per chi decide di investire in questo strumento i tempi di giacenza dei depositi, se si vuole avere un guadagno sostanzioso, devono essere di almeno 24 mesi.

Tra i migliori conti deposito attualmente sul mercato c’è il SiConto di Banca Sistema che prevede un rendimento del 5,2% lordo su base annua (4,16% netto) per somme depositate e lasciate in giacenza per almeno 36 mesi.

Se preferite tempi di giacenza più brevi, il conto deposito più redditizio è il Rendimax di Banca Ifis che garantisce un rendimento del 4,85% lordo su base annua (3,88% netto) dopo solo 24 mesi di giacenza.

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Si possono ottenere dei buoni rendimenti anche con giacenze non superiori ai 12 mesi. In questo caso la scelta migliore è quella di affidare la propria liquidità a Banca Sistema che offre un rendimento del 4,4% (3,5% netto) annuo o a Banca Ifis che offre il 4,35% lordo (3,48% netto).

Come funzionano i Buoni Fruttiferi Postali: costi, rischi e rendimenti

 I Buoni Fruttiferi Postali (BFP) sono uno dei prodotti di risparmio preferiti dalle famiglie italiane e rappresentano circa il 7% della ricchezza delle famiglie per circa 200 miliardi di euro.

I motivi per i quali le famiglie preferiscono questo tipo di strumento possono essere diversi, ma sicuramente tra i principali ci sono il fatto che i BFP hanno un basso prelievo fiscale sui loro rendimenti (solo il 12,5%, ossia quasi l’8% in meno di altri strumenti di investimento come le zioni o le obbligazioni) e sono poco rischiosi.

Buoni Fruttiferi Postali e titoli di Stato a confronto

I Buoni Fruttiferi Postali sono molto simili ai titoli di Stato: come questi ultimi sono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e, quindi, sono sotto la garanzia dello Stato e hanno lo stesso profilo di rischio.

Tra le principali differenze tra i titoli di Stato e i Buoni Fruttiferi Postali è che questi sono emessi esclusivamente dagli sportelli di Poste Italiane e, a differenza dei titoli di Stato, i BFP non subiscono alcuna modifica del loro prezzo.

I titoli di Stato, infatti, vengono scambiati quotidianamente sul mercato e, nel caso il risparmiatore voglia venderli prima della loro scadenza, può trovarsi a perdere una parte sostanziosa del capitale investito (soprattutto in questo periodo che il debito pubblico italiano non gode di alta considerazione).

Questo non accade per i Buoni Fruttiferi Postali che hanno un prezzo fisso e anche nel caso in cui il risparmiatore voglia provvedere al loro rimborso prima della scadenza, non subisce alcuna perdita, in quanto riceverà indietro il valore nominale al quale li ha acquistati più gli eventuali rendimenti accumulati fino al momento della vendita.

I costi dei Buoni Fruttiferi Postali

Il costo dei BFP è pari al loro valore nominale in quanto il loro acquisto non è sottoposto a nessuna commissione, né per le negoziazioni né per la gestione.

A parte il prelievo fiscale del 12,5% sui rendimenti, l’unico altro costo al quale sono sottoposti i BFP è l’imposta di bollo, che grava dello 0,1% del capitale investito, per un importo minimo annuo di 34,2 euro.

Le tipologie di Buoni Fruttiferi Postali

Attualmente gli sportelli di Poste Italiane hanno in vendita 9 diverse tipologie di Buoni Fruttiferi Postali.

I migliori e i più facili da gestire sono i Bfp a 18 mesi, che garantiscono un rendimento minimo piuttosto basso: circa l’1% ogni anno, che, al netto delle tasse, è pari allo 0,875%.

Rendimenti più alti, invece, sono garantiti dai Buoni Fruttiferi Postali che hanno scadenze a lungo termine come i buoni postali ordinari, i buoni postali dedicati ai minorenni e, infine i buoni postali indicizzati all’inflazione. Per queste tre categorie di BFP il rendimento annuo varia dallo 0,5 al 2% lordo, in più queste tipologie sono sottoposte ad una rivalutazione pari all’aumento dei prezzi al consumo (esclusi i tabacchi).

Altra tipologia di Buoni Fruttiferi Postali indicati per chi vuole ottenere rendimenti alti sono i Bfp 3×4 fedeltà, per i quali il rendimento garantito è fino al 7% lordo annuo (che diviene il 6% al netto delle tasse).

Un’altra tipologia di BFP dagli alti rendimenti sono i Bfp7 insieme, ma sono degli strumenti poco indicati ai risparmiatori che non hanno famigliarità con calcoli ed investimenti. 

Per tutte le tipolgie di Buoni Fruttiferi Postali, inoltre, va ricordato che per ottenere degli interessi soddisfacenti è necessario che i titoli siano mantenuti all’interno del portafogli per un periodo di tempo sufficientemente lungo per la loro maturazione che, a seconda della tipologia prescelta, può variare dai 10 ai 12 anni.

Per chi decide di richiedere il rimborso prima del non anno, il rendimento può scendere anche fino ad una percentuale compresa tra il 2,5 e il 4% lordo (tra il 2 e il 3,5% netto).

 

Fondi pensione sospesi per 1,2 mln di persone

 La crisi economica colpisce un po’ tutti i settori: anche quello della previdenza integrativa, che quest’ anno ha fatto registrare delle importanti novità. La Covip ha infatti rilevato, nella sua relazione annuale, che nel corso del 2013 circa 1,2 milioni di persone hanno sospeso i versamenti dei loro fondi pensione complementari.

Cresce la raccolta dei fondi di investimento dall’inizio dell’anno

 E’ Assogestioni a dare la notizia delle grandi performance che stanno ottenendo i fondi di investimento in questa prima parte di 2013.

► Marzo da record per l’industria del risparmio gestito

Solo nel primo trimestre del 2013, infatti, la raccolta netta dei fondi di investimento ha visto crescere il suo saldo di circa 6,9 miliardi di euro – arrivando così ad un totale di 20 miliardi, gli stessi livelli registrati nel 2010 – una raccolta che, anche se ha subito un leggere rallentamento nel mese di marzo, ha portato la raccolta totale, alla fine del mese di aprile, a circa 27 miliardi di euro.

Questo boom di raccolta fa sì che salga anche il patrimonio dei fondi che, a fine aprile, si è attestato a 1.256 miliardi di euro, una crescita notevole se si confronta il dato con quello i 1.230 miliardi di euro di fine marzo e i 967 miliardi di un anno fa.

Le migliori performance sono state ottenute dai fondi di investimento aperti, da sempre il prodotto preferito che ottiene i migliori risultati, che hanno totalizzato 5,4 miliardi di euro di afflussi.

► Com’è cambiato il portafogli degli italiani con la crisi?

Buoni risultati anche per le gestioni di portafoglio che hanno chiuso il saldo del primo trimestre 2013 con 1,5 miliardi di euro.

Come investire dopo l’austerity

 Tutti i governi europei, o quasi, stanno chiedendo all’Unione di appoggiare delle politiche economiche che siano meno rigide e più orientate alla crescita. Ormai è un dato di fatto che l’austerity, per quanto abbia avuto alcuni importanti e positivi effetti, non è più una politica economica sostenibile.

► Le banche puntano sui Titoli di Stato

Quindi si sta aprendo una nuova stagione per l’economia europea che, quindi porta ala necessità di rivedere il proprio portafogli di investimenti. Come?

Per prima cosa si deve guardare di più alla Borsa, soprattutto ai titoli tecnologici, ma anche alle obbligazione, soprattutto quelle con scadenze a lungo termine.

Il miglior portafoglio per i prossimi tempi è un portafogli costruito con Etf e bond governativi – come suggerisce Raffaele Zenti, responsabile delle strategie finanziarie di Advise Only – da realizzarsi con un investimento dai 10 mila euro in su. Da privilegiare le obbligazioni dei Piigs, paesi che in questo momento, dopo anni di recessione cupa, mostrano i primi segni di miglioramento.

► Credit crunch? Le imprese rispondono con i Bond

Poi una parte dell’investimento dovrebbe essere dedicato alle azioni, soprattutto quelle delle piccole e medie imprese europee (14%), che saranno le prime a reagire alla ripresa del’economia. Buona scelta anche le hi-tech, i beni industriali, i materiali di base, come le costruzioni, e i consumi discrezionali.

Le banche puntano sui Titoli di Stato

Gli istituti italiani, al fine di provare a limitare i danni in un momento drammatico per le aziende del nostro Paese, preferiscono sempre di più i Titoli di Stato all’erogazione dei prestiti.

Una scelta dovuta anche al fatto che sono sempre di meno le società stabili alle quali si può affidare il denaro.

Tra marzo 2012 e marzo 2013, le banche di credito hanno dunque puntato tutto (o quasi) su Bot e Btp, acquistandone per quasi settantadue miliardi in più rispetto all’anno precedente. In particolar modo, gli acquisti maggiori sono stati fatti ad inizio anno.

Per quanto concerne invece i prestiti alle aziende non finanziarie, essi sono invece scesi di quasi 29 miliardi e quelli alle famiglie di 9 miliardi a 855 e 606 miliardi (1.461 miliardi, -2,55%).

Nei portafogli delle banche, stando ai dati riportati dalla Banca d’Italia, ci sono così circa 362 miliardi contro i 290 di un anno prima. La scelta delle banche ha supportato le aste del Tesoro e le quotazioni sul secondario dei titoli italiani, in questi mesi sempre difficili per la crisi del debito sovrano. Un impegno che le banche hanno preso di concerto con fondi e assicurazioni nazionali e retail (che stando ad alcune stime a febbraio possiedono rispettivamente altri 347 e 188 miliardi di euro di Bot, Btp e Ctz) mentre gli investitori esteri sono tornati a farsi vivi più di recente.