Imposta di bollo: è possibile non pagarla?

 Partendo dal presupposto che l’imposta di bollo si paga su tutti gli strumenti di risparmio – conti correnti, conti deposito e conti postali – in misura dell0 0,15% – sono previste comunque delle esenzioni per i conti correnti con giacenza media inferiore ai 5 mila euro.

Ci sono poi altri due modi per evitare di pagare l’imposta di bollo. Da un lato la possibilità di spostare i propri depositi verso banche che si fanno carico di questa imposizione. All’inizio dell’anno erano molti gli istituti che hanno fatto offerte in tal senso al fine di attirare maggiore clientela, ma per le banche non è conveniente, soprattutto in una fase di continuo calo del risparmio, accollarsi questa tassa, per cui, al momento le banche che non applicano l’imposta di bollo su conti corrente e conti deposito sono Banca Sistema, Banca Ifis, Banco Popolare, Ibl Banca e Bccforweb e alcune banche on line.

Questo non toglie, però, che comunque su questi prodotti sia applicata un tassa del 20% sugli interessi maturati.

Altro modo per non pagare l’imposta di bollo è ricorrere ad un prodotto finanziario senza vincoli di liquidità. Nello specifico si può ricorrere ad un conto corrente ad alta remunerazione che prevedono un’imposta di bollo fissa pari a 34,20 euro, a prescindere dall’importo del deposito.

Imposta di Bollo

Principali novità normative

Prodotti finanziari e importo

E possibile non pagarla?

Imposta di bollo: prodotti finanziari e importo

 Con il governo Monti l’imposta di bollo è divenuta una tassa che si applica alla maggior parte degli strumenti finanziari di risparmio, sia bancari che postali.

Vediamo quali sono i prodotti che sono colpiti dall’applicazione dell’imposta e in che misura questa influisce sul risparmio.

Imposta di bollo su conti deposito, polizze e conti titoli

Per questa tipologia di strumenti finanziari l’imposta di bollo si paga in misura dello lo 0,15% della somma depositata. Per chi detiene questi strumenti l’importo minimo annuo previsto è di 34,20 euro e il massimo è di 1.200 euro.

Imposta di bollo su conti correnti bancari, postali e su libretti postali

In questo caso l’imposta di bollo è fissa. Il suo importo è di 34,20 euro per le giacenze medie annue superiori a 5 mila euro.

Imposta di bollo su buoni postali dematerializzati

Per i buoni postali dematerializzati l’imposta di bollo a carico del detentore è pari allo 0,15% sul totale dei buoni con la stessa intestazione che superano i 5 mila euro per un importo minimo annuale di 34,20 euro.

Imposta di bollo su buoni postali cartacei

A partire dal 1° gennaio 2013 l’imposta di bollo per questi strumenti è dello 0,15%, con imposizione minima di 1,81 euro per buono. Non sono previste esenzioni per i depositi inferiori ai 5 mila euro.

Imposta di Bollo

Principali novità normative

Prodotti finanziari e importo

E possibile non pagarla?

Imposta di bollo sui conti deposito: le principali novità normative

 Con la manovra del governo tecnico sono cambiate le regole per quanto riguarda la tassazione dei conti depositi e dei vari strumenti di risparmio degli italiani.

Le novità riguardano in modo particolare l’applicazione dell’imposta di bollo, ossia l’imposta che si applica alla produzione, richiesta e presentazione di documenti bancari e postali.

Se questa imposizione fino alla fine del 2011 era pari ad 1,81 euro per ogni comunicazione che la banca inviava al cliente – molto spesso poi le banche non applicavano la tassa al cliente ma, dato l’irrisorietà del suo costo, era a carico degli istituti di credito – a partire dalla manovra effettuata all’epoca Tremonti c’è stato un primo cambiamento che ha trasformato l’imposta di bollo da tassa fissa a tassa proporzionale, con un andamento inversamente proporzionale all’ammontare del deposito.

Un successivo cambiamento è avvenuto a partire da quest’anno con il governo Monti che ha apportato tutta una serie di modifiche: l’imposta di bollo – a partire dal 1° gennaio 2013 – si applica a tutti i prodotti finanziari, con la sola esclusione di conti correnti aperti presso banche o posta, il cui saldo medio nell’anno è inferiore a 5 mila euro.

Per le somme depositate che superano tale importo l’imposta di bollo minimo applicata è di 34,20 annui, per un importo massimo di 1.200 euro.

Imposta di Bollo

Principali novità normative

Prodotti finanziari e importo

E possibile non pagarla?

 

A quali prodotti finanziari si applica la Tobin Tax?

 La Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che è entrata a marzo, con lo scopo di evitare la speculazione finanziaria, si applicherà su tutti gli scambi di azioni sui mercati regolamentati sulla base dei saldi quotidiani, e non quelli di ciascuna operazione.

Le aliquote per le transazioni sui mercati regolamentati

Nello specifico, a partire dal 1° marzo 2013, le azioni saranno tassate con un’aliquota pari allo 0,12% del loro valore di transazione. Dal 1° marzo 2014 l’aliquota scenderà allo 0,10%.

Le aliquote per le transazioni over the counter

Per quanto riguarda gli scambi “over the counter”, ossia le transazioni che avvengono al di fuori dei mercati regolamentati, l’aliquota per la tassazione delle azioni è dello 0,22% per il 2013, mentre scenderà allo 0,2% a partire dal 1° gennaio 2014.

La Tobin tax sui prodotti derivati

La normativa che regola la Tobin Tax prevede che a partire da luglio 2013 la nuova tassa sarà applicata anche sui prodotti derivati ma, a differenza di quanto accade per le azioni, è stato previsto un costo fisso che cresce in base al valore sottostante del titolo e alla maggiore o minore qualità speculativa.

Nello specifico gli strumenti meno speculativi avranno costi che vanno dai 2,5 centesimi di euro ai 20 per ogni operazione, mentre per gli strumenti con maggiore qualità speculativa il costo di ogni operazione andrà dai 12,50 ai 100 euro.

Com’è cambiato il portafogli degli italiani con la crisi?

 La Relazione Consob ci restituisce un quadro molto chiaro di come gli italiani hanno cambiato le loro abitudini di investimento dall’inizio della crisi. Per scattare questa fotografia la Consob ha preso in esame un campione di famiglie italiane che rappresentano gli investitori medi, analizzando le loro scelte di investimento dal 2007 al 2012.
► Gli italiani non vogliono più investire

Ciò che emerge con forza da questa analisi è che la crisi, generata in parte dalla bolla dei subprime, ha portato gli italiani a prediligere per i loro investimenti depositi e attività a basso rischio, anche se meno fruttuose, al posto di azioni e fondi comuni.

Nello specifico, gli investimenti in strumenti finanziari rischiosi sono diminuiti del 10% rispetto al 2007, con solo il 25% delle famiglie che investe in azioniobbligazionirisparmio gestito e polizze vita. Un calo sensibile si è registrato proprio sul fronte delle polizze vita, dei fondi pensione e dei prodotti di risparmio gestito.

Per quanto riguarda i portafogli di investimento delle famiglie, la Consob evidenzia come quasi la metà del totale del campione analizzato (49%) scelga di investire il capitale in depositi e risparmio postale. Ma anche i titoli di Stato sembrano avere un ruolo importante: le famiglie che scelgono questo tipo di investimento sono passate dal 14,2 al 17,1% in un solo anno (dal 2011 al 2012) e superiori ai livelli pre-crisi.

Le azioni, invece, non piacciono più: è dimezzato il numero delle famiglie che fa questa scelta, passando dal 10% del 2007 all’attuale 5,3%.

► Il peso del fisco sul risparmio

Altro dato registrato dalla Consob è l’aumento generale del livello di indebitamento delle famiglie: dal 1999 alla fine del 2011 sono raddoppiate le passività finanziarie in percentuale del reddito disponibile.

Marzo da record per l’industria del risparmio gestito

 Assogestioni ha diramato questa mattina i dati relativi alle performance dell’industria del risparmio gestito in Italia. I numeri che sono arrivati sembrano mostrare una rinnovata fiducia degli italiani nell’investimento: la raccolta netta per il mese di marzo, infatti, si è attestata a 7,3 miliardi di euro.

► Come si sottoscrive un fondo di investimento on line?

Un dato più che positivo che fa rientrare la paura del settore, avuta alla fine dello scorso anno, che gli italiani avessero intenzione di abbandonare questa forma di investimento.

Nello specifico una larga parte di questo successo è da attribuire ai fondi aperti, sia italiani che esteri,  che  per il mese di marzo 2013 hanno totalizzato 5,3 miliardi: mezzo miliardo di euro deriva dai prodotti tricolore mentre i prodotti di diritto estero attraggono 4,8 miliardi.

Altri 1,9 miliardi arrivano dalla gestione del portafoglio. Grazie a queste cifre l’industria del risparmio gestito italiana può segnare un altro record nel suo palma res: è il quinto mese consecutivo, infatti, l’industria batte il record di patrimonio con asset che superano quota 1.225 miliardi di euro.

► Come scegliere un fondo di investimento in base alla performance

Questo rinnovato interesse degli italiani per l’investimento si può spiegare con la ricerca, da parte dei risparmiatori, di  soluzioni semplici e trasparenti e con la ripresa del collocamento dei prodotti del risparmio gestito da parte delle banche.

Come si sottoscrive un fondo di investimento on line?

 Prima del 200, anno in cui Bankitalia, Consob e Ufficio Italiano Cambi hanno dato la possibilità alle società di gestione del risparmio di far sottoscrivere i contratti anche attraverso Internet, l’unico modo per sottoscrivere un fondo di investimento era di andare alla sede della società di gestione, o in una sua filiale, farsi consegnare il modulo, compilarlo e corredarlo di tutta  la documentazione richiesta e poi spedirlo al mittente.

► Quali vantaggi dal risparmio gestito on line?

Adesso la situazione è cambiata e chiunque voglia sottoscrivere un fondo di investimento può farlo direttamente da casa propria e in qualsiasi ora del giorno preferisce.

La pratica è anche molto semplice: una volta che si è scelta la società di gestione alla quale affidare i propri risparmi dal sito della stessa è possibile compilare il form di adesione che dà accesso al contratto. Poi si scarica il contratto e lo si stampa, si procede alla sua compilazione e alla sua firma.

Il contratto va poi spedito alla società di gestione di riferimento che, una volta ricevuto anche il bonifico bancario che costituisce il vostro capitale da investire, invierà una password di identificazione cliente con la quale si potrà accedere a tutti i servizi offerti dalla società di gestione direttamente on line.

► Come scegliere un fondo di investimento in base alla performance

Il fatto che tutta questa operazione venga svolta tramite internet è un chiaro vantaggio per entrambe le parti: meno burocrazia, tempi più brevi e costi abbattuti, senza contare che il cliente avrà accesso alle informazioni sulla sua situazione in qualunque momento della giornata.

Quali vantaggi dal risparmio gestito on line?

 L’apertura dei mercati e l’emergere di sempre nuovi attori ha fatto sì che i mercati finanziari divenissero sempre più affollati e difficili da comprendere. Allo stesso tempo si sono moltiplicate anche le opportunità di investimento.

► Come scegliere un fondo di investimento in base alla performance

Per questo motivo a tutti i piccoli risparmiatori è consigliato di rivolgersi a dei professionisti per investire i propri capitali, ossia a persone che conoscono bene i mercati e le loro evoluzioni e che possono, quindi, cercare la soluzione che possa portare al maggiore rendimento.

In tutto questo a partire dal 2000, anno in cui la Bankitalia, Consob e Ufficio Italiano Cambi hanno dato il loro assenso alla possibilità di sottoscrivere un fondo di investimento anche senza il ricorso al modulo cartaceo, ma direttamente attraverso internet, la situazione si è complicata ulteriormente.

Infatti, se è vero che, e questo è indubbiamente un vantaggio dell’apertura dell’industria del mercato gestito ad Internet, i piccoli risparmiatori hanno accesso ad un numero sempre più elevato di possibilità di scelta tra i vari strumenti finanziari, allo stesso tempo c’è anche da tenere conto che Internet pone al risparmiatore degli ulteriori problemi.

Infatti, ad una maggiore scelta corrisponde anche una maggiore richiesta di competenze a chi vuole investire per districarsi tra le tante offerte e proposte. A questo si aggiunge il fatto che  l’eccesso di informazioni può essere, a volte, fuorviante e non sempre si traduce in valore aggiunto per le scelte di investimento.

► Vantaggi e rischi dei fondi di investimento

In definitiva, anche se Internet ha dato la possibilità a tutti di avere accesso ad informazioni prima ad esclusivo appannaggio degli addetti del settore, ai piccoli risparmiatori si consiglia sempre di affidarsi professionisti.

Aspetti generali dei fondi comuni di investimento mobiliare aperti

 La legislazione di riferimento per i fondi di investimento comune mobiliari aperti in Italia è il D. Lgs. n. 58/98 che all’art. 1, comma 1, lett. j) li definisce come patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti gestito in monte.

► Tipologie e caratteristiche dei fondi di investimento aperti

Cosa vuol dire questa definizione?

Sono diversi gli aspetti che definiscono un fondo comune di investimento mobiliare aperto e che lo distinguono dalle altre tipologie di fondo. Nello specifico un  fondo comune di investimento mobiliare aperto è a capitale variabile, questo vuol dire che il patrimonio gestito varia continuamente, tanto nel suo ammontare che nella sua composizione, perché chi lo gestisce può variare le strategie di investimento in base all’andamento dei mercati di riferimento.

La suddivisione in quote propria del fondo comune di investimento mobiliare aperto fa sì che anche queste possano avere un valore variabile che si determina in base al rapporto tra il totale delle attività nette del fondo e il numero delle quote in circolazione.

I partecipanti del fondo hanno diritto a chiedere il rimborso delle quote in qualsiasi momento, ma sempre secondo i criteri stabiliti dalla specifico fondo al quale partecipano.

In sostanza, un  fondo comune di investimento mobiliare aperto si definisce come un patrimonio ottenuto dai risparmi che i partecipanti vi hanno versato, destinato ad essere investito. Per avere una maggiore cognizione di ciò a cui ci stiamo riferendo, vediamo nel dettaglio cosa significano le parole che lo definiscono.

Perché è comune?

E’ comune perché e definito dalla somma dei capitali versati da ogni singolo investitore che diviene parte integrante del capitale totale.

Perché di investimento?

Un fondo comune mobiliare aperto è di investimento perché il capitale totale è utilizzato per l’investimento, appunto, che deve portare alla crescita del patrimonio iniziale investito da ogni singolo risparmiatore.

Perché mobiliare?

I fondi in questione vengono definiti mobiliari perché il patrimonio è impiegato solo nella trattazione di strumenti e prodotti finanziari.

► Fondi Comuni di investimento chiusi

Perché aperto?

I fondi di questo genere sono definiti aperti perché i sottoscrittori non hanno vincoli né in entrata né in uscita.

Qual è la convenienza della sottoscrizione di fondo comune di investimento mobiliare aperto?

La convenienza della sottoscrizione sta nel fatto che il singolo investitore può beneficiare, in primo luogo, di una gestione professionale del proprio capitale e, inoltre, può accedere ad una maggiore diversificazione dell’investimento, sia perché la gestione professionale permette di accedere ad informazioni altrimenti inaccessibili per chi non si occupa di questioni finanziarie sia perché il capitale a disposizione è molto più cospicuo.

 

Gli italiani non vogliono più investire

 Difficile trovare dei soldi da investire se quello che si guadagna basta a malapena ad arrivare a fine mese, se poi si aggiunge a questa difficoltà anche una grande incertezza sul futuro economico e politico del paese, non stupisce che gli italiani stiano rifuggendo sempre di più dagli investimenti.

► Raccolta risparmio gestito 2012

La Consob, nel suo ultimo bollettino statistico, dà evidenza fattuale a questa situazione: negli ultimi due anni gli investimenti in azioni, obbligazioni, Btp e altri titoli sono diminuiti di 715 miliardi, per una perdita totale degli investimenti nel retail pari al al 36% in meno rispetto ai periodi precedenti, passando da quasi 2mila miliardi a 1.269 miliardi di euro.

Si salvano da questa fuga gli investitori professionali (società di investimento, fondi, fondazioni) che invece hanno aumentato la loro esposizione verso azioni, obbligazioni, derivati e altri prodotti finanziari del 5,9%, portandola a 1.901 miliardi.

Sono infatti gli investitori privati ad aver contribuito in maniera massiccia al calo degli investimenti in Italia. Le cause, naturalmente, vanno riscontrate nella mancanza di liquidità ma anche, secondo la Consob, a causa delle perdite subite per gli scandali finanziari e per il crollo dei mercati.

► Profili distintivi dei fondi comuni di diritto italiano

Nello specifico gli investimenti in azioni italiane sono scesi da 279,6 a 101,5 miliardi (-63%), quelli in Bot e Btp sono passati da 431,9 a 265,4 miliardi (-38,5%), le obbligazioni bancarie da 759,7 a 478,7 miliardi (-37%), i bond societari da 41,8 a 24,9 miliardi (-40%). Calano anche degli investimenti in azioni estere, da 33,7 a 16,4 miliardi (-51%), e in titoli di Stato esteri, da 74 a 41,2 miliardi (-44%).