A febbraio raccolta da record per il risparmio gestito

 Le sottoscrizioni di fondi di investimento a febbraio hanno raggiunto un nuovo record. Con 5,25 miliardi di euro di nuove sottoscrizioni, che si aggiungono ai sei miliardi ottenuti a gennaio, il risparmio gestito è riuscito a compensare il deflusso che ha caratterizzato il 2012.

► Tipologie e caratteristiche dei fondi di investimento aperti

A spingere in alto le sottoscrizioni di fondi di investimento sono stati i fondi aperti, che hanno raggiunto, da soli, una raccolta pari a 4,5 miliardi di euro, seguiti dai fondi obbligazionari (2,5 miliardi) e dai fondi flessibili (1,87 miliardi).

I dati sono stati raccolti da Assogestioni e mostrano, nello specifico, come l’ottimo risultato raggiunto sia stato, in larga misura, ottenuto grazie ai grandi afflussi di capitale che è riuscita ad attirare Aletti Gestielle, sgr del gruppo Banco Popolare, per un totale di 876,3 milioni di euro.

► Profili distintivi dei fondi comuni di diritto italiano

Per quanto riguarda l’industria del risparmio gestito, le gestioni collettive mostrano una tendenza piuttosto spiccata a preferire prodotti istituiti fuori dal nostro paese, in circa il 70% dei casi, con sottoscrizioni per 3,32 miliardi di euro. Bene anche i fondi bilanciati, che raccolgono 713 milioni di euro, il doppio di quanto fatto a gennaio, mentre i fondi azionari hanno subito un calo piuttosto sostanzioso: 138 milioni di euro, contro i 204 di gennaio.

Come scegliere un fondo di investimento in base alla performance

 Quando si sottoscrive un fondo di investimento, di qualsiasi natura esso sia, ciò che il risparmiatore vuole ottenere è, ovviamente, la crescita del suo patrimonio. In gergo tecnico questa crescita, o, in alcuni casi, la diminuzione, viene definita performance, che definisce il comportamento del fondo in un determinato periodo di tempo e al netto di tutti gli oneri di tale tipo di gestione.

► Vantaggi e rischi dei fondi di investimento

Come si fa a capire se il fondo di investimento sottoscritto ha delle buone performance?

Per capirlo è necessario prendere in considerazione due criteri: il rendimento che si è ottenuto e il rischio che si è corso nel farlo. I due criteri devono sempre essere presi in considerazione insieme, in quanto, come noto, sono legati da una relazione molto stretta e bidirezionale che si può così riassumere: un maggiore rischio comporta la possibilità di maggiori guadagni, ma aumenta anche le probabilità di perdita del capitale investito.

Lo strumento di cui si avvalgono gli analisti per giudicare il livello delle performance di un fondo di investimento è il RAP (risk-adjusted performance) che ha poi dato vita i GIPS (Global Investment Performance Standards ), ossia gli Standard Globali per la Presentazione della Performance, che permettono di mettere a confronto non solo le performance di un singolo fondo, ma anche di fare la comparazione tra diversi strumenti finanziari e i diversi soggetti che li offrono, anche a livello internazionale.

► Rendimento reale delle attività finanziarie

Quindi, prima di sottoscrivere un qualsiasi fondo di investimento, sarebbe opportuno informarsi se il soggetto prescelto ha aderito o meno ai GIPS: l’adesione è volontaria, ma il fato che una società o un ente autorizzato abbia aderito è una garanzia di maggior sicurezza e trasparenza  per il risparmiatore.

Definizione e funzioni degli investitori qualificati

 Ogni giorno ci vengono proposti una quantità sempre maggiore di prodotti finanziari per la gestione del portafogli offerti da soggetti di diversa natura. Districarsi in questa giungla di offerte non è certo semplice, soprattutto se non si ha molta praticità con l’argomento.

► Profili distintivi dei fondi comuni di diritto italiano

Come si può fare, quindi, a capire ed individuare l’investitore giusto, che sia un soggetto qualificato e sicuro e che, inoltre, sia il migliore per le nostre esigenze di risparmio e di investimento?

Non è una domanda di facile risposta, soprattutto perché non è possibile, nell’ambito dei servizi d’investimento, individuare un collegamento diretto ed esclusivo tra categorie di intermediari e prodotti dagli stessi offerti. Ma si può, comunque, fare riferimento alla normativa che regola gli intermediari e i prodotti dell’industria del risparmio gestito.

Si tratta del decreto del Ministero del Tesoro n. 228 del 24/5/1999, il quale, all’art. 1, comma 1, lettera h), così classifica e definisce gli investitori qualificati:

1. imprese di investimento (Sim e imprese di investimento estere), banche, agenti di cambio, società di gestione del risparmio, SICAV, fondi pensione, imprese di assicurazione, società finanziarie capogruppo di gruppi bancari ed i soggetti iscritti negli elenchi previsti dagli artt. 106, 107 e 113 del testo unico bancario;

2. soggetti esteri autorizzati a svolgere, in forza della normativa in vigore nel proprio Paese d’origine, le medesime attività di cui al punto precedente;

3. le fondazioni bancarie;

4. persone fisiche e giuridiche e altri enti in possesso di specifica competenza ed esperienza in operazioni in strumenti finanziari espressamente dichiarata per iscritto dalla persona fisica o dal legale rappresentante della persona giuridica o dell’ente.

Ora che si è definito quali sono i soggetti autorizzati a gestire, sul territorio italiano, i risparmi dei cittadini, vediamo quali sono le loro funzioni principali. Sempre riferendosi al decreto legge prima citato e a tutta la relativa disciplina e letteratura sull’argomento, gli investitori qualificati hanno le seguenti funzioni:

1. intermediazione tra soggetti in surplus finanziario e soggetti in debito finanziario;

2. investimento del risparmio che raccolgono dai loro clienti, che deve essere fatto in base alle necessità del soggetto che ha concesso il denaro in gestione al fine di ottenere il massimo rendimento, nel rispetto del profilo di rischio concordato;

► Vantaggi e rischi dei fondi di investimento

3. gestione collettiva delle risorse, al fine di ottenere il rendimento più alto possibile con il rischio minore, funzione resa possibile proprio dal livello professionale con il quale operano questi soggetti che permette di accedere ad una maggiore diversificazione degli investimenti;

4. consulenza, sia verso i risparmiatori che decidono di affidare a terzi i loro risparmi sia a favore dei soggetti finanziati.

Il peso del fisco sul risparmio

 Chi ha fatto degli investimenti sa bene che i loro rendimenti possono essere molto variabili a causa delle continue, e non sempre prevedibili, fluttuazioni dei mercati. Ma oltre a questo, ad influire sul risparmio c’è anche il fisco che, soprattutto in questi ultimi giorni, sta facendo sentire l’effetto delle nuove legge emanate di recente, come la manovra di Ferragosto del 2011, il decreto salva-Italia e la legge di stabilità per il 2013.

► Le elezioni italiane e gli investimenti

Difficile dare un quadro preciso della situazione, in quanto le aliquote variano in base all’ammontare dell’investimento e del prodotto prescelto. In media si tratta, comunque, di una pressione fiscale di circa il 50% che arriva, però, anche a punte dell’80%.

Ad essere maggiormente penalizzati, a causa dell’effetto combinato di bollo e ritenute, sono gli investimenti più piccoli. Ad esempio, come riportato nella tabella de Il Sole 24ore, per un investimento di 3.000 euro sui titoli di stato, si può arrivare a pagare al fisco fino a 50% delle cedole. Lo stesso anche per le obbligazioni, strumenti per i quali la pressione arriva anche al 60%.

A questo punto i piccoli risparmiatori, coloro che sul conto corrente bancario hanno un deposito inferiore ai 5.000 euro, hanno maggiore convenienza a lasciare il denaro fermo, in quanto per queste somme non scatta il bollo in somma fissa.

► In Italia arriva la Tobin Tax

A questo si aggiunge la Tobin Tax, entrata in vigore il I marzo, che si applica, per ora, le transazioni di azioni emesse da società italiane e, a partire da luglio, anche tutte le operazioni su strumenti finanziari derivati

 

Inizio anno da record per il risparmio gestito

 Il 2013 è iniziato molto meglio del previsto per il settore del risparmio gestito, dopo un 2012 dai risultati altalenanti.

Secondo quanto riportato dalla mappa mensile di Assogestioni, infatti, la raccolta totale per il mese di gennaio 2013 per il risparmio gestito ammonta a ben 1.200 miliardi di euro. Alla fine dello scorso anno il computo era di 1.194,6 miliardi.

► Raccolta risparmio gestito 2012

Nello specifico la raccolta netta totale è stata di 6,57 miliardi, che si pongono come un solido torrione contro i 4,3 miliardi di deflussi registrati a dicembre 2012. Si tratta di un rialzo netto di 3,19 miliardi rispetto al mese precedente, con le gestioni del portafoglio che registrano +3,38 miliardi dai -4,57 miliardi di dicembre 2012.

Analizzando nel particolare  i dati riferiti all’intera industria del risparmio gestito, il comparto delle Gestioni Collettive -che rappresentano circa il 44% del valore totale con circa 530 miliardi di raccolta- i Fondi di Diritto Italiani hanno raggiunto una raccolta complessiva di 138 milioni di euro.

► 2013 anno di consolidamento dei risparmi

Sono andati meglio i prodotti di diritto estero con un flusso complessivo che ha superato i 3 miliardi di euro. Ottime le performance dei Fondi Flessibili (totale della raccolta: 1,9 miliardi) e quelle dei Fondi Obbligazionari che hanno raccolto circa 1,3 miliardi.

Scommettere con gli Etf e lo spread

 Elezioni politiche alle porte e tutti si stanno affannando a cercare di capire il sentiment degli elettori per dare una prima risposta alla domanda che tutti si fanno: chi guiderà il nostro governo? Domanda più che legittima che mai come questa volta sembra essere avvolta dalla più completa incertezza.

► I titoli che reggeranno ad ogni possibile esito delle elezioni secondo Banka Akros

C’è poi chi pensa solo alla politica e chi, invece, più lungimirante, pensa anche alle conseguenze che il risultato delle elezioni politiche può portare ai nostri risparmi e ai nostri investimenti. La paura maggiore è che dalle elezioni possa uscire un governo frammentato e quindi debole, sia sul piano interno che su quello estero, che potrebbe portare, nuovamente, a tensioni in borsa, rialzo dell0 spread e volatilità dei rendimenti dei BTp.

Se le grandi banche stanno già provvedendo per essere pronti a tutti gli scenari possibili, anche i piccoli risparmiatori possono farlo aderendo agli EFT, ossia quella particolare categoria di fondi di investimento che replicano l’andamento del Bund e del BTp, giocando quindi sulle oscillazioni dello spread.

► Esito e conseguenze delle elezioni italiane secondo le principali banche di affari

Il gioco è piuttosto semplice: se si pensa che dalle elezioni uscirà un governo forte e apprezzato anche all’estero, che farà scendere lo spread, l’investitore acquisterà allora Etf al rialzo su BTp e al ribasso sul Bund. Al contrario, in caso si ipotizzi una maggioranza frammentata e non apprezzata all’estero -che porterà quindi lo spread  a risalire– si dovranno acquistare Etf al ribasso sul BTp e al rialzo sul Bund.

Facile. Basta fare la scelta giusta.

I titoli che reggeranno ad ogni possibile esito delle elezioni secondo Banka Akros

 Le banche d’affari internazionali stanno guardando con attenzione a quello che sta succedendo in Italia e soprattutto a quello che succederà lunedì prossimo, quando si inizieranno ad avere dati certi sul possibile esito della tornata elettorale.

Tanti gli scenari possibili, ognuno dei quali porterà a delle inevitabili conseguenze. Economia e politica sono legate a filo doppio e ancora di più lo sono politica e finanza. Quindi, per chi vuole investire, come e dove è meglio mettere i propri risparmi in modo che non vengano turbati dal risultato delle elezioni?

► Esito e conseguenze delle elezioni italiane secondo le principali banche di affari

A dare dei consigli è la Banka Akros, che fa capo a Banca Popolare di Milano. La Banca ha fatto una voluminosa analisi dei possibili scenari dopo il 25 febbraio, e, mettendo insieme tutti i dati raccolti, ha stilato un elenco delle aziende e delle realtà che possono essere considerate degli investimenti sicuri, in quanto i loro capitali non sono vincolati da nessun legame politico di sorta.

Ecco la lista della spesa di Banka Akros, in ordine alfabetico:

Amplifon
Astaldi
Fiat Industrial
Recordati
Sorin
StMicroelectronic
Terna
Trevi

Consigliate, anche se più rischiose (e quindi più redditizie) anche Finmeccanica e Fonsai. Se si vuole investire su banche, la Banka Akros consiglia di puntare su MediobancaUnicredit.

Indagine FSA su consigli consulenti bancari

 Le banche sono il luogo sicuro in cui depositare i propri averi, sia per tenerli lontani da mani indiscrete sia per farli aumentare. Chi, in effetti, potrebbe badare al denaro meglio di loro?
► Il BTp a 15 anni piace molto agli inglesi

In teoria nessuno, ma, secondo una recente ricerca condotta dalla Fsa –Financial Services Authority– una sorta di Consob inglese, in un buon numero di casi i consulenti bancari non hanno fatto a dovere il loro compito e hanno dato dei consigli sbagliati ai loro clienti. Nello specifico nell’11% dei casi si è trattato di consigli non adeguati e nel 15% il consulente non ha preso le giuste informazioni per consigliare la soluzione migliore al risparmiatore.

La FSA ha fatto una mystery shopping review, ossia un controllo effettuato dai suoi ispettori che si sono spacciati per normali clienti e ha scoperto questa pericolosa realtà. Gli interventi sono stati 213 in totale e hanno riguardato sei diversi istituti bancari.

► Tagli banche inglesi 2013

Nello specifico gli ispettori hanno constatato raccomandazioni non in linea con i profili di rischio del cliente o con le sue necessità finanziarie.

Questo tipo di indagine ci consente di capire cosa succede ai clienti quando comprano prodotti finanziari. Se da un lato siamo delusi dai risultati, dall’altro siamo incoraggiati dalle iniziative che gli istituti hanno preso per rettificare la situazione

ha commentato Clive Adamson, direttore della supervisione alla Fsa.

 

2013 anno di consolidamento dei risparmi

 Questo è quanto emerge da una indagine condotta da Ing sulle strategie di risparmio dei cittadini europei. La risposta è stata piuttosto uniforme: dopo le difficoltà affrontate è necessario, in primo luogo, pensare a saldare i debiti pendenti e poi consolidare quel poco che rimane.

► La ripresa è più lontana per gli italiani

E’ così che gli abitanti del Vecchio Continente vedono le sorti dei loro averi nel 2013. Per il 34% degli intervistati (per un campione totale di 14 mila risparmiatori sparsi in 14 Paesi europei) l’obiettivo primario è quello di risparmiare quanto più possibile e cercare, al contempo, di ottimizzare la gestione delle proprie risorse economiche.

Tra tutti gli intervistati gli italiani sembrano essere i risparmiatori che meno fortunati. Il 39% degli intervistati italiani ha dichiarato di avere intenzione di risparmiare di più, solo il 25% ha ammesso di vivere in uno status di comfort finanziario. Al primo posto della classifica, invece, lussemburghesi, seguiti da olandesi e polacchi.

► Continua incubo disoccupazione

E se, a causa della crisi, si perde il lavoro o la propria fonte di reddito? Bene, il 45% degli italiani avrebbe risparmi a sufficienza per mantenersi per soli tre mesi. 3 su 10 si trovano con un budget pronto da utilizzare di 1500 euro, a fronte di una disponibilità molto superiore a questa cifra per il 59% dei lussemburghesi e del 57% degli olandesi.

Profili distintivi dei fondi comuni di diritto italiano

 I criteri di classificazione dei fondi comuni di diritto italiano sono quattro e ognuno di essi racchiude un particolare aspetto del fondo in questione. Vediamoli nel dettaglio.

Classificazione in base al grado di diversificazione del portafoglio

In base a questo criterio i fondi comuni di diritto italiano saranno:

– diversificati: quando si è in presenza di investimenti in settori economici diversi e/o a Paesi diversi;

specializzati: che si possono dividere ulteriormente in fondi con specializzazione economica (titoli di società di un solo settore; e fondi con specializzazione geografica.

Classificazione in base alla natura dell’investimento

Le principali tipologie di fondi che si possono avere secondo questa classificazione sono:

– fondi comuni azionari: il cui investimento prevalente è in titoli azionari che permettono di avere una rendita patrimoniale veloce, ma hanno un alto grado di rischio;

– fondi comuni bilanciati: dividono l’investimento in titoli a reddito fisso e a rendimento variabile, con presenza sia di titoli azionari che obbligazionari, in misura diversa in base alle scelte del gestore;

– fondi comuni obbligazionari: diversamente dai fondi a prevalenza azionaria, hanno un orizzonte temporale a lungo termine e un grado di rischio minore;

– fondi monetari e di liquidità: sono fondi che si sviluppano nel breve termine (titoli pubblici a breve scadenza, pronti contro termine, certificati di deposito) e hanno u grado di rischio quasi nullo;

– fondi flessibili: la loro caratteristica principale è quella di non avere nessun vincolo per quanto riguarda l’asset location sia sulla scelta dei titoli che la loro collocazione.

Classificazione in base alla modalità di sottoscrizione

In base alla modalità di sottoscrizione i fondi comuni di diritto italiano si suddividono in fondi con:

versamento in unica soluzione, con possibilità di integrazione con versamenti successivi;

piano d’accumulo: in questa tipologia di fondi l’investitore, inizialmente, partecipa con una quota molto bassa alla quale si aggiungono versamenti ulteriori che possono avere sia un importo fisso che variabile. E’ un tipo di investimento molto flessibile che permette di iniziare ad accumulare capitale pur avendo un minimo grado di risparmio, allo stesso tempo, però, anche i loro rendimenti sono commisurati a questa loro peculiare natura.

Classificazione in base alla modalità di impiego dei proventi

Quando si tratta di fondi di investimento aperti, le modalità di impiego dei proventi possono essere:

– a distribuzione periodica dei proventi, sia totale che parziale. Quindi gli investitori riceveranno i rendimenti a scadenze e importi prefissati alla sottoscrizione del contratto;

– ad accumulazione: in questo caso i proventi degli investimenti sono immediatamente riutilizzati per ulteriori investimenti, incrementando, così, il valore delle quote di ogni sottoscrittore.