I Certificates sono molto utili per diversificare, ma vanno conosciuti. Inoltre, occorre fissare in anticipo buoni livelli di ‘stop-loss’. Sconsigliati quelli ‘fai da te‘, soprattutto per coloro i quali non dispongono di una biona conoscenza della materia e del settore. Meno sconsigliati agli esperti, ma comunque è necessario andare cauti.
I certificates sono sturmenti che tendenzialmente occorre tenere nel tempo per numerose ragioni: la discreta differenza tra prezzo di acquisto e di vendita, le garanzie spesso offerte solo a scadenza, sono alcune di queste. Il loro acquisto va soppesato con molta meticolosità. Si adattano perfettamente, dunque, a risparmiatori meticolosi, pazienti e poco emotivi.
A un investitore con un profilo di rischio medio che volesse investire sui mercati azionari e non volesse rinunciare alla protezione del capitale, si suggerisce di guardare ai certificates a capitale protetto oppure i certificates a capitale condizionatamente protetto. Per questi ultimi la protezione vale fino a un livello predefinito del sottostante.
C’è da riflettere anche sulla porzione da inserire ai fini della diversificazione in un portafoglio. Prudentemente essa non dovrebbe superare il 25%. I certificates, infatti, sono strumenti che, per le loro caratteristiche, vanno tenuti fino al loro termine naturale.
Il loro può essere un rendimento supplementare, offerto nella classica strategia core-satellite e dunque inseriti come elementi satellite. Le tipologie più adatte sono i bonus certificates, i capitali protetti, i discount e gli express.
Se invece l’investitore è alla ricerca di ritorni potenzialmente elevati ed è disposto ad assumere un grado di rischio alto, può considerare la varietà degli investiment certificate a capitale non protetto o i leverage certificate.