Non si parla soltanto di uscita anticipata e flessibile, uscita a 62 anni di età e 35 anni con contributi, prestito pensionistico, allargamento del sistema contributivo donna anche agli uomini e fino a fine 2017, e Quota 100, procedimenti di uscita flessibile di cui il governo sta discutendo da mesi senza trovare soluzioni, ma anche eventualità di estendere il bonus di 80 euro anche ai pensionati che ricevono assegni mensili minimi. Renzi ha presentato il nuovo piano di lavoro del governo, un’agenda di mille giorni per far ripartire l’Italia.
Renzi dice: “Non torniamo indietro sugli 80 euro: cercheremo di allargare il bonus, senza però creare false aspettative. Gli 80 euro sono la più grande riduzione di tasse mai fatta e di aiuto al ceto medio. Si potevano dare ad altri? Noi riteniamo che si debbano dare al ceto medio per aiutare i salari dei lavoratori”. E si ripartirà anche con la riforma pensioni.
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Anche secondo il presidente della Commissione Lavoro Damiano, “gli 80 euro vanno nella giusta direzione e devono essere consolidati ed estesi”, ma, evidenza “dobbiamo correggere la riforma Fornero ed introdurre un criterio di flessibilità nel sistema previdenziale che consenta, per chi ha almeno 35 anni di contributi, di andare in pensione a partire dai 62 anni di età”.
Lo stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha più volte confermato la sua intenzione ad inserire elementi di maggiore flessibilità in uscita, specialmente per lavoratori che hanno perso il posto di lavoro e, dopo il dibattito che verrà ripreso sulla riforma della P.A., le speranze convogliano sulla prossima Legge di Stabilità di ottobre, sempre se sarà superato il nodo delle risorse.