Quello del risparmio gestito è un vero e proprio exploit. Nonché uno degli elementi che sono stati utili per poter tornare a parlare di ripresa.
Ad esso si aggiungano la discesa della quota di titoli di Stato, la riduzione degli investimenti in attività reali (a vantaggio di quelli in strumenti finanziari) e la lieve crescita – per la prima volta da cinque anni a questa parte – della spesa per consumi: è questa la panoramica delle attività delle famiglie italiane, scattata dalla Relazione annuale della Banca d’Italia per il 2014.
Una panoramica che conferma due cose: la discesa dei tassi di interesse sui titoli di Stato, che ha spinto i risparmiatori a cercare strade più remunerative per i loro investimenti, e la minore pressione delle banche nel reperire risorse presso la clientela, grazie al forte flusso di liquidità a condizioni molto vantaggiose fornito dalla Banca centrale europea.
Gli investitori istituzionali, evidenzia Bankitalia, l’anno scorso hanno fatto incetta di ricchezza: nel 2014 tra Sgr, fondi pensioni, assicurazioni e altri soggetti – solo italiani – hanno raccolto fondi per 111 miliardi, più del doppio rispetto all’anno precedente. Per ritrovare un boom di queste proporzioni occorre andare indietro, alla fine degli anni Novanta; la cifra attuale cresce ancora considerevolmente (di quasi 60 miliardi) se si considerano anche i fondi comuni promossi da soggetti basati all’estero e sottoscritti da soggetti italiani. Nel 2014 i flussi netti verso fondi, polizze vita, prodotti previdenziali e gestioni patrimoniali hanno rappresentato il 6,9% del Pil, mentre erano il 3,1% un anno prima.
La parte del leone la fanno le assicurazioni (57,5 miliardi di flussi netti nel 2014) seguite dai fondi comuni italiani, ormai distribuiti a piene mani agli sportelli bancari e postali: l’80% della raccolta per questo strumento è stata effettuata da questi canali, mentre nel 2013 la percentuale era del 70. Del resto, per le banche il risparmio gestito è diventato un formidabile serbatoio di commissioni, e quindi di guadagni: via Nazionale ricorda che gli utili dei gestori di fondi aperti e di patrimoni su base individuale sono aumentati del 22% (mentre le sgr specializzate nel comparto immobiliare hanno sofferto).