I consumi, in Italia come all’estero sono in calo. Nel nostro paese, che come suggeriscono diverse analisi, sembra aver intrapreso il cammino verso la luce oltre la crisi, gli italiani non comprano più pane e pasta e hanno effettuato un giro di vite anche sulle spese per la prevenzione e la cura della propria salute.
►Nuovi concorrenti per la Nestlè
Ma in questo momento dobbiamo concentrarci sui consumi alimentari per capire meglio la crisi in cui sta incappando l’azienda Nestlè che fino a pochi mesi fa poteva dirsi sostenuta dalle abitudini di spesa dei paesi emergenti. La multinazionale che ha sede in Svizzera, infatti, ha dovuto archiviare il primo semestre dell’anno con dei risultati inferiori a quelli previsti.
In pratica il primo semestre del 2013 si è chiuso per Nestlé con una crescita del 3,7 % che ha portato gli utili fino a 4 miliardi di euro, pari a 5,1 miliardi di franchi. Il mercato si aspettava qualcosa in più ma a zavorrare i risultati c’è stato soprattutto l’immobilismo delle economie in via di sviluppo e la progressione davvero minima dei paesi emergenti.
Gli azionisti, in fin dei conti, possono ritenersi soddisfatti e ascoltano con piacere il bilancio provvisorio del management della Nestlè che spiega come entro la fine del 2013 si ambisca a fare molto meglio del primo semestre. La crescita attesa è pari al 5 per cento.