Il rendimento dei Bot annuali, il parametro nazionale per calcolare la remunerazione della liquidità , scende sempre di più. La loro rendita è pari a 0,676% lordo. All’asta di metà gennaio rendevano lo 0,735%. Il Tesoro, dovrà pagare meno interessi. Più difficile, invece è la prospettiva di chi si copre con i Bot people. Il rendimento semplice netto, senza commissioni e, è sceso al 0,288% (dati Assiomforex).
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Chi vuole un rendimento della liquidità nel breve periodo si può spostare sui Btp a due anni, che danno l’1,40% lordo circa. Per avere più del 2% lordo bisogna andare sui Btp che scadono nel 2018 che diventano un investimento a tre-quattro anni. Al netto delle tasse, anche optando per i Btp «medi», si scende comunque sotto il 2% che non è molto, anche se la scarsa dinamica del costo della vita premia chi risparmia. Quindi se c’è una nuova tendenza, assolutamente positiva per il futuro dell’Italia, chi è solito investire in titoli pubblici deve aspettarsi prezzi più elevati e rendimenti più bassi.
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In alternativa i conti di deposito vincolati, quelli offerti on line da banche virtuali e non, sono indiscutibilmente meno cospicui di un anno fa, ma seguitano ad offrire remunerazioni lorde molto concorrenziali per i privati che vogliono alternative ai Bot. In media superano il 2% lordo in alcuni casi vanno oltre il 3%. Le promozioni devono però essere ben valutate perché spesso il tasso alto vale solo per un breve periodo e non su base annuale. Nel caso dei depositi vincolati le tasse vanno calcolate al 20% sugli interessi. E poi c’è la mini patrimoniale (0,2% nel 2014) che colpisce tutti.