Se è vero che all’Italia converrebbe ritornare alla lira, restano alcune insidie da risolvere. Ci sono dei nodi da sciogliere:
1) Un ritorno alla Lira effettuato dopo la disgregazione dell’Euro, in presenza di una serie di default a catena, non costituirebbe un vantaggo per l’economia reale, dal momento che il contesto complessivo europeo sarebbe di tracollo generalizzato. Questa situazione renderebbe l’Italia orfana di parte dei vantaggi connessi alla svalutazione (in contesti di tracollo, l’export verso il resto d’Europa, che assorbe il 60% delle nostre merci, avrebbe problemi) ed un eventuale default troverebbe reazioni feroci in una serie di nazioni declinanti e desiderose di sopravvivere. Il ritorno alla Lira andrebbe fatto quanto prima, mettendo la Germania di fronte alla scelta definitiva, facendo tale azione in compagnia di altre nazioni.
2) Un ritorno alla Lira andrebbe gestito in maniera lungimirante. Inizialmente la svalutazione produrrebbe forti vantaggi su molti fronti economici, ma esporrebbe il Paese ad attacchi e rappresaglie da parte di nazioni con una maggiore predisposizione all’evoluzione economica. Naturalmente è necessaria na classe dirigente pronta. Successivamente andranno mantenuti i vantaggi competitivi e non scialacquati, facendo riforme serie che permettano all’inflazione di essere tenuta sotto stretto controllo, e facendo politiche di bilancio finalizzate alla diminuzione delle spese e sprechi fornendo vantaggi fiscali ed operativi alle categorie produttive ed alle famiglie. Un ritorno alla Lira deve essere gestito con la consapevolezza di non ripetere gli errori del passato.