Il credit crunch continua inesorabile e sono sempre di meno le imprese che nell’ultimo trimestre 2013 hanno visto accogliere le richieste di fido. Stando a uno studio di Confcommercio, su mille imprese ne vengono finanziate solo 26: è il dato più basso dal 2009.E in questo modo, insieme alla stretta creditizia, più della metà delle imprese italiane del terziario (51,5%) non riesce a far fronte alle proprie necessità finanziarie: il dato, connesso al quarto trimestre del 2013, mostra un aumento rispetto all’anno precedente quando le imprese che non riuscivano a rispettare i proprio impegni erano il 29,9%.
> Il credit crunch accresce il rischio di usura
Nell’ultimo trimestre del 2013 – rileva l’Osservatorio Credito Confcommercio (Occ) – sebbene siano in aumento le imprese del terziario che riescono a far fronte senza difficoltà il proprio fabbisogno finanziario (+8% rispetto al trimestre precedente), per la stragrande maggioranza di esse rispettare i propri impegni finanziari continua ad essere un problema.
> La morsa del credit crunch stringe l’Italia del Nord più di quella del Sud
In sostanza il peggioramento delle condizioni generali del credito e il prolungarsi della stretta creditizia (confermata peraltro dalla riduzione dei finanziamenti ai settori produttivi e alle famiglie per 62 miliardi tra settembre 2012 e settembre 2013 rilevata da Banca d’Italia), continuano a rappresentare un forte freno all’attività e alle possibilità di investimento delle imprese, soprattutto per quelle di minori dimensioni e quelle del Sud. A fine 2013 è aumentata rispetto al trimestre precedente, la cosiddetta “area di irrigidimento”, la somma della quota di imprese che si sono viste accordare un credito inferiore rispetto a quello richiesto, con la percentuale di aziende che non se lo sono viste accordare affatto.