Crescita bassissima per il Pmi europeo

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Non è cresciuta come ci si aspettava l’attività del comparto privato nell’Area dell’Euro durante il mese di ottobre.

L’indice composito Pmi di Markit, un misto tra manifattura e terziario che si fonda su sondaggi di migliaia di società in tutta la regione ed è considerato un buon indicatore per la crescita del settore privato, ha deluso le aspettative: dal 52 di settembre, il minimo del 2014, si è portato a 52,1.

Sempre durante lo scorso mese, il Pmi servizi si è posizionato sui 52,3, il minimo degli ultimi sette mesi. Nonostante sia il sedicesimo mese in cui l’indice è superiore alla soglia di 50, che distingue la crescita dalla contrazione, l’espansione contempla un costo. Infatti il sottoindice dei prezzi alla produzione si è ridotto a 47,1 da 48,5 di settembre. Si tratta della lettura più bassa da febbraio 2010.

Le aziende stanno diminuendo i prezzi da oltre due anni e mezzo e hanno continuato a farlo anche il mese scorso al ritmo più rapido da inizio 2010, quando l’Unione europea stava inabissandosi nella crisi finanziaria. Questo porterà ulteriore pressione aòòa Banca centrale europea, durante la sua battaglia contro la deflazione. Questo il parere degli economisti di Markit:

La minaccia combinata di stagnazione economica e i crescenti rischi di deflazione aggiungeranno pressione sulla Bce a fare di più per stimolare la domanda nella zona euro, rafforzando le richieste per un vero e proprio quantitative easing.  Guardando nel dettaglio i singoli Paesi, il settore privato in Germania si è espanso per il diciottesimo mese di fila a ottobre, anche se la produzione ha rallentato il passo. L’indice Pmi finale composito è sceso a 53,9 da 54,1 di settembre. Il dato è inferiore alla lettura preliminare di 54,3 e ampiamente sotto i livelli visti nella prima parte dell’anno. Inoltre l’indice Pmi per il solo settore servizi è sceso a 54,4, sui minimi da sette mesi, da 55,7 di settembre. E’ invece risultato ancora in difficoltà il settore privato francese.

 

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