L’inflazione sale, la fiducia dei consumatori scende e le retribuzioni dei lavoratori, invece, restano praticamente stabili. Secondo i dati dell’ultimo bollettino Istat, infatti, le retribuzioni contrattuali orarie nella media del 2012 sono aumentate dell’1,5% rispetto all’anno precedente, un dato che non era così basso dal 1983.
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Ma il problema non è solo che i salari dei lavoratori non hanno avuto nessun aumento, ma il fatto che la forbice tra l’aumento dei salari e la crescita dell’inflazione si allarga sempre di più. Nel 2012 l’aumento dell’inflazione registrato su base annua è stato del 3%, quindi praticamente il doppio. In questo caso non si vedeva una distanza tanto grande tra salario ed inflazione dal 1995.
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A fare da contraltare a questi dati, l’indice della fiducia dei consumatori che è passato dagli 85,7 punti di dicembre agli 84,6 del gennaio del 2013. Per trovare un livello simile è necessario, ance qui, andare indietro di qualche anno, fino al 1996. Sono entrambi gli indici a essere crollati: sia quello che riguarda la fiducia corrente (a 90,9) che quello sul clima personale (a 89,3).
Per ora a mostrare qualche segno di speranza è solo la Confindustria che, nel bollettino Congiuntura flash, afferma che l’Italia ha raggiunto il fondo della recessione e che, quindi, è proprio questo il momento migliore per la ripresa economica.