Crescono i fondi di private equity

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Come investire per far crescere la propria azienda? Come pensare alla sua espansione? Una soluzione è data dai fondi di private equity.

Un’impresa rinomata, ma che ha poche risorse al momento, ha l’opportunità di aprire capitali e dare i timone a operatori in grado di moltiplicare mercati e fatturato per poi cedere la propria quota una volta che hanno raggiunto il loro obiettivo.

Sono molte le aziende di famiglia che usano i fondi per la fase critica del passaggio generazionale. I benefici sono molteplici. In questo modo le aziende a conduzione familiare fanno cassa, così da liquidare eventuali eredi che magari vogliono occuparsi di altro. E nel contempo la famiglia rimane azionista di un’impresa che, secondo i piani, potrà conoscere in pochi anni una nuova ‘età dell’oro’.

Sono numerosi i private equity attivi nel nostro Paese. Tra questi c’è Carlyle, che ha 203 miliardi di dollari di asset gestiti. Carlyle ha sede a Washington e conta quaranta sedi nel mondo mettendo a libro paga più di 1.600 professionisti.

L’ultimo colpo di rilievo lo ha portato a termine un mese fa di concerto con Euromoney, società britannica, e con altri investitori. La cordata ha speso 700 milioni di dollari per Dealogic, società che ha sede a NY e Londra e che offre dati e informazioni finanziarie a banche di investimento. Questa operazione di buyout trasferirà (la chiusura dell’operazione è prevista entro fine anno) il conrollo nelle mani el gruppo di private equity.

Nel nostro Paese, Carlyle opera mediante tre fondi per un capitale totale di 8,5 miliardi di euro. Tra le sue operazioni più note ci sono Moncler, Twin Set e Riello.

Il private equity, dunque, è utile per alcuni passaggi generazionali in azienda. Ha tra le sue caratteristiche la flessibilità e può offrire una gradualità di intervento di medio periodo.

 

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