L’Italia ha faticosamente rialzato la china durante lo scorso anno. Nel 2015 infatti il Pil è tornato in positivo e la disoccupazione in rientro dopo sette anni, ma i lunghi anni della crisi hanno lasciato la loro pesante traccia nel Paese e nelle tasche dei cittadini.
In base ai dati Eurostat, i quali traducono il tutto in impatto della recessione sul Pil pro-capite degli italiani, fra 2008 e 2014 il dato si è ristretto 1.100 euro a testa, passando da 27.600 euro a 26.500 euro l’anno (-4%). Gli altri abitanti dell’Unione europea invece in media se la passano leggermente meglio, potendo contare su una crescita che va da 26.000 a 27.500 euro (+5,7%).
In base ai numeri dell’ufficio comunitario di statistica, la crisi ha gravato sul ‘ricco’ Lazio, i cui abitanti hanno perso ben 2.500 euro a testa, (-7,33% a 31.600 euro). A sorpresa però è un’altra regione del Centro, l’Umbria, ad aver perso più di tutte, ben l’8,37%, a 24.100 euro l’anno. Seguono i campani (-7,7%), che dopo la crisi si sono ritrovati più poveri dei pugliesi, che fanno segnare un +0,6%, ovvero 100 euro a 17.400 euro. Le uniche altre aree a fare un salto in avanti sono quelle a statuto speciale, cioè la Provincia autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta, con un +3,4% (+1.200, da 35.500 a 36.700).
Tradotto il tutto in potere d’acquisto rispetto alla media europea, gli italiani fra 2008 e 2014 hanno perso quasi dieci punti. Premesso il valore Ue a quota 100, l’Italia è scesa da quota 105 a quota 96, quindi al di sotto della media dei 28. Il Lazio fa registrare una perdita secca di 16 punti (da 130 a 114), seguito dalla Liguria con 14 punti (da 118 a 104), Piemonte (da 113 a 100), Lombardia (da 138 a 126), Friuli Venezia Giulia (da 112 a 101), Emilia Romagna (da 127 a 117) e Marche (da 102 a 92). Il ricco Veneto scende di otto punti, ma rimane comunque sopra la media Ue, a quota 108, come la Toscana, scesa da 110 a 104.