Il generico “taglieremo le tasse” si è verificato. Tuttavia la diminuzione a due cifre del cuneo fiscale comunicata al Senato due anni fa nel giorno in cui Renzi ha chiesto la fiducia è avvenuta solo in parte.
Secondo un conteggio della Cgia di Mestre, le misure dell’esecutivo valgono un -4,4% strutturale di cuneo fiscale per uno stipendio da poco più di 20.000 euro lordi, -0,9% per uno da 30.000.
L’analisi è stata condotta a partire da due profili proposti anche nelle analisi dell’Ocse sul cuneo fiscale: il primo che corrisponde alla retribuzione lorda di un single e il secondo che è più basso e pari al 67% della retribuzione lorda media; questa seconda ipotesi beneficia del bonus degli 80 euro. L’ultimo confronto sintetizza gli effetti dei provvedimenti del Governo Renzi, tiene quindi conto anche del bonus Irpef, busta paga per 8 mesi del 2014. Paolo Zabeo della Cgia accoglie positivamente la riduzione, “avvenuta con una serie di provvedimenti che hanno ridotto non solo l’Irpef, come il bonus degli 80 euro e l’aumento delle detrazioni, ma anche il carico fiscale Irap in capo ai datori di lavoro”.
Secondo i calcoli della start up di analisi economica Twig, in ogni caso, in due anni di governo le tasse – al netto di aumenti e di tagli – sono state ridotte di 19,4 miliardi.
Gli incrementi, è bene dirlo subito, sono stati di 8 miliardi e hanno riguardato le rendite finanziarie, chi ha esportato capitali all’estero e chi ha giocato alle slot machine. Ma i tagli hanno più che compensato gli aumenti. Il contributo maggiore (9,5 miliardi) è arrivato dal bonus di 80 euro per i lavoratori sotto i 1.500 euro di stipendio netto mensile.
L’altro capitolo preponderante sono stati gli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato: 5,7 miliardi, di cui 4,9 miliardi decisi con la legge di Stabilità 2015 e altri 800 milioni aggiunti con quella approvata a fine dicembre. La riduzione dell’Irap, i super ammortamenti ed altro hanno contribuito per 5,7 miliardi.