Sono tutti d’accordo ma alla fine non si fa assolutamente niente per mettere un freno alla speculazione sui prodotti finanziari derivati.
Bisogna regolamentare l’attività degli istituti di credito sui derivati, praticamente ce lo sentiamo dire da quando le banche hanno assunto un atteggiamento molto più aggressivo per incrementare la liquidità nei loro forzieri. Che siano necessarie delle regole lo sanno tutti, le banche centrali, gli economisti, i politici, e sono tutti d’accordo in Europa e in America.
Dopo la crisi Lehman Brothers, la questione si è fatta più urgente ma i buoni propositi di tutti non si sono ancora trasformati in attività decise.
Basta pensare a due eventi che hanno caratterizzato la cronaca finanziaria nelle ultime settimane: la Deutsche Bank è stata accusata di aver registrato perdite fino a 12 miliardi di euro. Il j’accuse arriva da un ex analista della banca tedesca che fa riferimento ai traffici finanziari tra il 2007 e il 2010.
Tenuto conto dei tempi non si esclude che molte attività sui derivati siano ancora in essere. In effetti, anche più che in passato, le attività delle banche europee sui contratti derivati, sono corpose e non diminuiscono, anzi, hanno raggiunto livelli pre-Lehman.
I rischi di queste attività sono stati scandagliati di recente nel rapporto R&S Mediobanca.