L’offerta globale, la quale è finalizzata all’ammissione alle negoziazioni delle azioni di Domus Italia sul Mercato telematico azionario (Mta), ha per valore un massimo di 150 milioni di titoli tutti in arrivo da un aumento di capitale.
Si tratta dunque di un’Ipo attraverso una offerta pubblica di sottoscrizione. Il 10% delle azioni messe in palio potrà essere acquistato dal pubblico indistinto, mentre il restante 90%, e dunque la maggior parte, sarà rivolto a investitori istituzionali. L’offerta prevede una opzione di aumentare il quantitativo di titoli offerti in caso di successo (greenshoe).
Il ricavato stimato dall’Ipo è compreso tra un minimo di 237,6 e un massimo di 288 milioni. Tali valori corrispondono a una forchetta di prezzo tra 1,65 e 2 euro per azione. Tale intervallo, come si legge nel prospetto informativo dell’offerta, corrisponde a un capitale economico della società ante offerta globale compreso tra 16,5 e 20 milioni, mentre dopo l’Ipo il valore balzerà da 264 a 320 milioni. I proventi derivanti dall’aumento di capitale a servizio dell’offerta, si legge sempre nel prospetto, “saranno utilizzati, in tutto o in parte, per il pagamento del corrispettivo previsto dai contratti preliminari di acquisto di immobili”.
Con conferimento di dicembre, la società è entrata in possesso di un primo portafoglio immobiliare, che secondo la perizia di Colliers al 30 marzo valeva quasi 152 milioni. Un secondo portafoglio, che al 30 marzo è stato valutato quasi 427 milioni e che conta immobili ancora in corso di costruzione, sarà invece rilevato con i proventi dell’Ipo. C’è poi un terzo portafoglio di immobili, anch’essi in costruzione, che è stato stimato valga poco più di 85 milioni. Oltre ai proventi dell’Ipo, Domus Italia, per l’acquisto degli immobili, ricorrerà a un “nuovo contratto di finanziamento” stipulato il 10 giugno scorso che prevede linee di credito fino a 320 milioni.