I grandi colossi dell’economia digitale a partire da Google a Apple, da Intel a Adobe e quant’altri sono finiti nel mirino dei giudici americani che hanno rivolto contro questi la pesante accusa di aver stipulato accordi illeciti fra di loro al fine di mantenere bassi i salari dei lavoratori del settore. Inoltre sul «cartello» pesa una class action, vale a dire una causa collettiva il cui verdetto, se dovesse essere sfavorevole per le loro aziende, vedrà dato il diritto a tutti i lavoratori interessati ad ottenere un risarcimento. La posta in gioco è pari a 3 miliardi di dollari e un grande numero di esperti legali indipendenti prevedono che le aziende cercheranno in ogni modo di non arrivare ad una sentenza proponendo un patteggiamento.
> Dall’Italia arriva la Google Tax per i giganti del web
Naturalmente l’accusa non equivale a colpevolezza. Ma stando ai lavoratori che si sono rivolti al tribunale, il patto fra i grandi del settore avrebbe lasciato traccia in e-mail che ora sono state rese pubbliche dal sito Pando.com. Secondo Bloomberg all’origine di tutto potrebbe esserci una e-mail del fondatore della Apple, Steve Jobs, che nel 2005 avrebbe chiamato il co-fondatore di Google, Sergel Brin, minacciandolo di scatenare una «guerra» se avesse assunto un determinato numero di dipendenti Apple. Quindi, Google avrebbe chiesto aiuto a Bill Campbell, uno dei direttori della Apple, per siglare l’accordo.
> Nessuna notizia sull’arrivo della carta di debito Google in Italia
Questo dovrà essere accertato in tribunale, e spetterà ai giudici decidere se sono leciti o meno. Il processo, il cui inizio è stabilito al 24 maggio, potrebbe essere eluso con un accordo preventivo.