La sensazione è che almeno per il momento non vi saranno particolari concessioni da parte dell’Ue e della Bce all’indirizzo della Grecia.
L’Unione europea continua dritta per la sua strada all’indomani del trionfo alle elezioni di Alexis Tsipras, leader di Syriza, che ha promesso la fine dell’austerity. A Bruxelles si riuniscono i ministri delle Finanze dell’Eurozona, prima c’è in agenda un incontro tra i presidenti del Consiglio europeo,Donald Tusk, della Commissione europea, Jean-Claude Juncker e dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem che ha detto:
Gli accordi vanno rispettati, la prima cosa da discutere è l’estensione del piano di aiuti. Abbiamo già concesso tanto, no alla cancellazione del debito. Per noi gli impegni presi sono validi.
Di questo parere è anche il governatore della Bce, Mario Draghi: proprio ieri la è stata resa pubblica la replica di Draghi all’europarlamentare Kostas Chrysogonos nella quali si evidenzia come nonostante alcuni aumenti negli ultimi anni la pressione fiscale in Grecia resta ben inferiore sia alla media dell’area euro, sia di quella di tutta l’Unione europea a 28.
Draghi ha fatto capire anche che la Bce vanta un ruolo di consulenza tecnica su diverse questioni economiche e finanziarie nella Troika, il comitato che vigila e tratta i programmi di aiuti ai paesi che include anche Commissione Ue il Fmi:
Guardando più nello specifico la situazione dell’economia ellenica, in merito alla tassazione, la prego di notare che l’incidenza del peso fiscale sul Pil in grecia, inclusi i contributi sociali, al 34,2 per cento nel 2013 resta ben inferiore sia alle media dell’area euro sia a quella dell’Ue a 28, nonostante alcuni aumenti negli ultimi anni.