La Bce ha «sottolineato con forza» che la politica monetaria resterà accomodante per tutto il tempo necessario. E, in base ad uno scenario di inflazione bassa «per un prolungato periodo di tempo» nell’Eurozona, Draghi ha messo l’accento con vigore sull’impegno a conservare i tassi ai livelli attuali – lo 0,25%, confermato nell’ultimo incontro- o perfino più bassi, per un lungo periodo di tempo – avvalorando così la cosiddetta “forward guidance” scelta in autunno.
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Nella abituale conferenza stampa alla fine del consiglio direttivo di inizio mese, pur senza manifestare nuove misure straordinarie, il presidente della Bce ha disegnato un quadro talmente prudente, ai limiti del pessimismo, sull’andamento dell’economia, da giustificare toni molto aggressivi sulle azioni straordinarie che potrebbero essere avviate in futuro per non comprometterla. Draghi ha utilizzato un linguaggio, come si dice in gergo, da «colomba» che assicura una politica monetaria espansiva e molto reattiva. Ha detto che l’Eurotower «è pronta ad usare qualsiasi strumento consentito dai Trattati».
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È «prematuro», però, pensare che la crisi europea sia finita: la ripresa evidenzia «rischi al ribasso dovuti a fattori politici, geopolitici, finanziari» e rimarrà debole sia nel 2014 sia nel 2015; e l’inflazione starà al di sotto dell’obiettivo del 2 % per «almeno due anni». Un andamento che spiega l’attuale quadro emergenziale di politica monetaria: Draghi ha ribadito che il mandato della Bce è garantire i target di inflazione «in entrambi le direzioni»: significa che per i guardiani dell’euro l’andamento dei prezzi al consumo non deve salire, né scendere troppo al di sotto del limite del 2 %.