L’Italia che esce da queste elezioni è un paese che non cambia e che continua a frammentare il suo voto senza una precisa coscienza popolare. Almeno questo è il quadro che emerge a poche ore dalla chiusura dei seggi elettorali.
Il primo dato che emerge è un netto contrasto tra gli instant poll e i primi numeri che si hanno dallo spoglio delle schede: se i primi davano come scontata una vittoria del centro-sinistra, le schede elettorali vedono, invece, un’Italia ancora spostata verso il centro-destra.
Al momento per il Senato il centro-destra è avanti al centro-sinistra di due punti con uno scontro diretto tra il Pd e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo; mentre alla Camera il PD va verso un 33% di preferenze, contro il 27% circa del Movimento a 5 Stelle e il 24% della coalizione di centro-destra.
Dati ancora molto provvisori che però danno il polso della frammentazione del voto, che potrebbe portare, come anche già paventato da più parti, all’ingovernabilità del paese che sarebbe, di nuovo, spinto in troppe direzioni diverse.
Il premier uscente Mario Monti è il grande sconfitto: le sue percentuali di preferenza sono tali da rendere praticamente impossibile una rimonta, essendosi fermato a meno del 10%. Deludenti anche le percentuali di Ingroia e della sua Rivoluzione Civile (sotto al 2%).
Unico dato certo per queste elezioni politiche 2013 è l’affluenza alle urne: alla chiusura dei seggi alle 22 di ieri sera aveva votato il 55.17% degli aventi diritto, in calo rispetto al 2008 quando si arrivò al 62.55%. A breve si avranno i dati dell’affluenza totale con la percentuale dei votanti di questa mattina.