La situazione viaggia su due binari paralleli: sul primo Eni, frenata dal petrolio e dalla sua discesa. Sul secondo Exor, confortata dagli ottimi affari negli Usa.
Così, la holding di proprietà della famiglia Agnelli mette la freccia e sorpassa. E dopo 11 anni in testa alla classifica dei gruppi industriali italiani, il cane a sei zampe deve cede lo scettro proprio al gruppo piemontese che diventa leader della Penisola, nonostante solo il 7,5% dei 122,2 miliardi di ricavi siano imputabili allo Stivale: la metà è in capo a Chrysler. Eni scivola al secondo posto con 109,9 miliardi di ricavi a causa del calo del petrolio, ma resta prima per utili. In terza posizione ancora Enel con vendite per 74,3 miliardi.
E’ questo il podio nella classifica 2015 delle “principali società italiane” redatto dall’ufficio studi di Mediobanca che – giunto alla 50esima edizione – esamina 3.553 bilanci. La graduatoria di quest’anno conferma al quarto posto Gse, società pubblica di compravendita di energia elettrica (32 miliardi), davanti a Telecom Italia (21 miliardi), Finmeccanica, Edison, Esso italiana ed Edizione. Saras chiude la ‘top’ 10′ davanti a Poste, Kuwait Petroleum, Ferrovie e Luxottica. Al 14esimo posto, con un balzo di quattro, si piazza Ge Italia holding, davanti a Esselunga, i supermarket italiani di Caprotti.
Seguono Prysmian (che scende al 17esimo posto dal 15esimo), Pirelli, Isab (petrolchimica, impianti di Priolo in Sicilia) che guadagna la bellezza di 59 posizioni ed è 19esima grazie a un cambiamento del business che la ha portata ad operare direttamente sul mercato dopo il venire meno di un contratto con Lukoil ed Erg. Entra infine tra i primi 20 Parmalat, che guadagna un posto grazie a un fatturato di 5,5 miliardi.
Rispetto allo scorso anno escono dal ‘top 20’ totalerg e a2a, entrambe con vendite in flessione.