Lo stop delle economie emergenti limita di gran lunga le esportazioni italiane. Esse registrano un calo dello 0,4% a fronte di importazioni invariate con un surplus commerciale che evidenzia un attivo di 4,8 miliardi di euro (+5,3 miliardi un anno fa).
E’ quanto si evince dalle rilevazioni dell’Istat secondo cui in poco meno di un anno le esportazioni registrano un incremento tendenziale pari a +3,5% in valore e +1,6% in volume con una crescita sostanzialmente bilanciata tra paesi Ue (+3,5%) e paesi extra Ue (+3,7%). Le importazioni, invece, aumentano più in volume (+7%) che in valore (+3,3%) con un attivo che da inzio anno sale a 34,8 miliardi.
Come detto, la flessione congiunturale dell’export è la sintesi dell’aumento delle vendite verso i mercati Ue (+0,7%) e della diminuzione verso i mercati extra Ue (-1,7%), mentre la stazionarietà congiunturale dell’import risente dell’ampia flessione in valore dei prodotti energetici (-5,5%). La diminuzione congiunturale dell’export nell’ultimo trimestre (-3%), più marcata per l’area extra Ue (-5,8%) rispetto a quella Ue (-0,7%), è diffusa a tutti i raggruppamenti di prodotti, a eccezione dei beni di consumo durevoli (+0,7%). Sempre a ottobre il calo tendenziale dell’export (-1,4%) si ridimensiona (-0,1%) se corretto per i giorni lavorativi.
Sul fronte geografico, le flessioni più ampie si rilevano per Mercosur (-33,9%) e Russia (-20,6%), mentre la dinamica delle vendite verso i paesi Ue (+1,2%) è positiva anche se di intensità moderata, con Francia (+3,1%) e Romania (+9,9%) che sono in accelerazione rispetto al loro tasso di crescita medio da inizio anno. In forte diminuzione le vendite di prodotti petroliferi raffinati (-19,7%) e mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-14,3%). Si segnala invece una marcata crescita dell’export di autoveicoli (+24,7%).