Durante la scorsa settimana sono state numerose le voci di corridoio secondo le quali tre membri del Fomc avrebbero dichiarato che la Fed sarebbe sul punto di bloccare il tapering e annunciare in più un altro round di quantitative easing. Nel contempo, secondo le fonti, i tassi di interesse potrebbero ancora rimanere nel limbo tra lo 0 e lo 0,25%. Questa situazione potrebbe protrarsi per tutto il 2015. Gli investitori, dopo aver appreso quanto detto in precedenza, hanno iniziato a fare scorta di bond e azioni. Ma la Fed farà davvero dietrofront sulle proprie strategie di politica monetaria? Si verificherà davvero il quarto quantitative easing? Cosa si cela dietro queste decisioni? La volontà di mantenere caldi i mercati ed alta la fiducia?
Gli esperti non hanno dubbi a riguardo:
La verità è che FED e Casa Bianca proprio non riescono a tollerare un dollaro USA troppo forte. Questo contesto penalizza tantissimo le multinazionali a stelle e strisce, senza contare i problemi provocati a cascata su tutti i mercati emergenti che si nutrono della liquidità della FED e che rischiano di essere destabilizzati da un dollaro eccessivamente forte (anche perché è la valuta dei loro debiti). Le ultime minute hanno già evidenziato un tono più dovish dell’istituto monetario di Washington, che apprezza la robusta crescita economica americana ma che punta il dito contro la bassa inflazione e il dollaro forte.
In questo modo, la Fed rischierebbe di stimolare la deflaizone senza pericoli a livello globale e all’interno degli stessi States.
Intanto, in Europa, dove la situazione è lievemente peggiore, si vive un clima di disinflazione. Tuttavia, la deflazione si configura come uno scenario distante almeno negli Usa. Lì, il mercato del lavoro è in buona salute e il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere di tre punti percentuale entro la fine dell’anno.
Eppure, le voci di rinvio del tapering annunciato entro fine novembre dalla Fed aumentano. I mercati, dunque, si preparano ad un nuovo QE.