Klaus Regling, il presidente dell’Esm (European stability mechanism, il Fondo salva-Stati europeo), ha dichiarato di poter contare su un contributo al terzo piano di salvataggio della Grecia di 16 miliardi di euro circa, da parte del Fmi.
Lo ha dichiarato lo stesso Regling durante una conferenza stampa a Berlino, durante la quale ha spiegato che, per raggiungere la sostenibilità del debito pubblico ellenico, come richiesto dall’Fmi, “non c’è molto altro che si possa fare”. Il numero uno del meccanismo di stabilità si è detto favorevole ad una dilazione dei tempi di scadenza dei crediti per Atene, ma ha concordato con il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, nel ritenere che “dare scadenze dei crediti a 100 anni sarebbe assurdo, anche io la penso così”. Non si è sbilanciato sulle cifre del dilazionamento, restando sul vago parlando di un “certo” tempo, ma ha escluso un taglio del valore nominale del debito che, ha detto, “non è in discussione” e “non ci sarà”. Già oggi Atene inizierà a pagare interessi sui prestiti concessi in passato dal fondo Efsf solo dal 2022.
Ancora, è “quasi impossibile trovare spazi di manovra” per ulteriori tagli ai tassi di interesse applicati ai prestiti internazionali, in quanto già molto bassi: “Sotto questi livelli – ha detto Regling – andremmo in perdita”. Oltre all’allungamento delle scadenze, pensa a di periodi di grazia più lunghi e maggiori trasferimenti degli utili realizzati dalle Banche centrali sui titoli greci. Regling ha ammesso che ci sono “voci contrarie” nel Fondo in merito a una partecipazione al piano, ma anche Washington, secondo Regling, si sta orientando sempre di più, come gli europei, sul fabbisogno di finanziamento del Paese piuttosto che sul livello del debito.