Il decreto Irpef, che è stato approvato in questi giorni dalle commissioni Finanze e Bilancio del Senato, prevede l’aumento della tassazione dei fondi pensione dall’11 all’11,5% per l’anno 2014.
Intanto la scorsa settimana il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, era del parere che fosse importante risollevare le adesioni ai prodotti di previdenza integrativa, anche per mezzo della leva della fiscalità. La decisione è stata dettata al fine di non alzare l’aliquota (dal 20% al 26%) sulle rendite finanziarie delle casse prevedenziali privatizzate, quelle di categorie specifiche di lavoratori. L’aumento dal 20 al 26% avrebbe provocato per gli enti di previdenza dei professionisti una spesa pari a circa 50 milioni di euro. Sono però stati penalizzati gli iscritti ai fondi pensione.
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Silvestre Bertolini, presidente della CIDA – Manager e Alte Professionalità per l’Italia, rappresentante a livello istituzionale di dirigenti pubblici e privati dice: “Si colpisce una categoria di futuri pensionati per avvantaggiarne un’altra. Se non ci fosse da preoccuparsi per il risvolto che certe azioni possono avere, ci sarebbe da ridere”.
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“Aumentare la tassazione sulla previdenza complementare non è che l’ennesimo attacco ai lavoratori dipendenti e in particolare alle giovani generazioni”, continua il comunicato. “Ci auguriamo che alla fine il buon senso prevalga e si reperiscano i finanziamenti a favore delle casse di previdenza private senza colpire quanti credono nella previdenza complementare”. Da parte delle casse di previdenza professionale c’è sicuramente molto ottimismo. “Guardiamo con fiducia all’emendamento presentato dai relatori al Dl 66/2014, di cui auspichiamo l’approvazione”, si legge in una nota dell’Adepp.