Il franco svizzero nelle ultime settimane ha ottenuto benefici dalla crisi scaturita in Ucraina. I problemi in Crimea hanno portato molti investitori a spostare i propri capitali dai paesi emergenti a porti più sicuri (“flight to quality”).
La valuta elvetica, il bund tedesco, lo yen giapponese e l’oro sono gli assets più richiesti in una situazione di forte avversione al rischio sui mercati. Dal punto di vista tecnico l’eur/chf ha provato una reazione dopo il “no action” della BCE ma il rimbalzo si è fermato sulla strategica resistenza di brevissimo periodo a 1,2214 spiega Filippo A Diodovich di Ig. Il cross è sceso fino a 1,2170 testando il supporto rappresentato dai minimi dello scorso 17 dicembre. L’eventuale cedimento del suddetto sostegno darebbe forza alle pressioni ribassiste creando i presupposti per una discesa verso 1,2140 e 1,2105 (importante livello di lungo periodo). Concreti segnali di ripresa arriveranno, invece, solamente con una perentoria vittoria al di sopra di 1,2215, preludio a un possibile rialzo verso 1,2260.
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Dal punto di vista tecnico la flessione odierna deve essere considerata fisiologica. Discese fino a 1,37 resterebbero compatibili con l’ipotesi di realizzazione di un ulteriore segmento rialzista in grado di poter attaccare gli ambiziosi obiettivi situati a 1,40 e 1,41. Conferme per tali prospettive grafiche arriveranno con il superamento dei massimi della scorsa ottava a 1,3915. Discorso diverso invece in caso di rottura del supporto a 1,37, preludio a una possibile flessione a 1,3640.
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I mercati finanziari e il forex in particolare, la scorsa ottava hanno visto una forte volatilità intrinseca nel mercato a causa delle notizie di carattere macro economico che sono state diffuse sul mercato.