“La sensazione è che il marchio Jeep acquisterà sempre più peso nelle dinamiche industriali del gruppo FCA” spiega da Ginevra/Lussemburgo/Milano Neri Camici di Geneve Invest, società di gestione patrimoniale indipendente che abbiamo interpellato per analizzare il momento della grande casa automobilistica italiana, alla prese con l’avvicendamento forzato fra Sergio Marchionne, scomparso improvvisamente poche seettimane fa, e Mike Manley.
Inglese, 54 anni, Manley è stato a capo del marchio Jeep di Fiat Chrysler Automobiles NV sin dal 2009, e il suo lavoro è stato fondamentale per l’implementazione di un piano aziendale che ha visto raddoppiare i profitti del gruppo nei primi cinque anni di operazioni. L’agenda di Manley è certamente molto fitta, a partire dalla sfida di rilancio dei marchi di lusso Alfa Romeo e Maserati, sino alla sbarco definitivo di Jeep in Cina e al progetto, già molto in ritardo, di sviluppo dell’auto elettrica.
“Quello delle automobili a basso impatto ambientale – continuano da Geneve Invest – è probabilmente l’obiettivo più duro e decisivo sul quale il nuovo amministratore delegato di FCA dovrà lavorare. Lo scenario sembra comunque positivo, soprattutto perché l’azienda ha deciso di operare una scelta di grande continuità: Manley era già stato incaricato di elaborare il piano quinquennale che prevede un salto nelle vendite del 40 per cento, già da quest’anno, per raggiungere il traguardo stabilito da Marchionne per il 2018. Il problema principale da affrontare per Manley sarà quello di riuscire a mantenere FCA a galla, nonostante, essendo la settima più grande casa automobilistica del mondo, la società potrebbe non avere le dimensioni necessarie per competere in un settore che sta virando in maniera decisa verso guida autonoma ed mezzi elettrici, due tecnologie rispetto a cui non solo il gruppo è in grande ritardo, ma per le quali sarà necessario prevedere investimenti massicci, la cui portata potrebbe non essere troppo ampia, rispetto alla forza di FCA”.
FCA dovrà difendersi soprattutto dall’assalto industriale che le altre case automobilistiche potrebbero decidere di portare: più volte negli ultimi mesi si è parlato di un interesse, sempre smentito, del costruttore sudcoreano Hyundai Motor Group. Si tratta di indiscrezioni che, nonostante la mancanza di conferme, ciclicamente interessano il gruppo italiano già da diversi mesi e che sono legati alla capacità di Sergio Marchionne di costruire un brand ritornato attraente sul mercato internazionale. La Jeep Wrangler e il marchio Jeep in generale sono oggi un successo assoluto in tutto il mondo, così come, allo stesso modo, Fiat è ritornato in maniera prepotente a giocare un ruolo da top player con modelli come la Fiat 500, un successo straordinario non soltanto in termini di vendite, ma anche di branding.
“Manley, e con lui tutto il gruppo FCA, si misurerà principalmente con l’obiettivo di aumento delle vendite che lui stesso, insieme a Marchionne, ha delineato nei mesi scorsi – chiudono gli esperti di Geneve Invest – un piano molto ambizioso e che ha l’obiettivo di portare il profitto operativo della società a quota 15 miliardi di dollari entro il 2022, aumentando i margini di profitto globali fino all’11% entro il 2022, dal 6,3 per cento del 2017”.