Gli effetti del vertice Opec sul Dow Jones

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Wall Street ha concluso la seduta di ieri con l’S&P 500 in calo dello 0,25% a 2.067 punti, il Nasdaq in rialzo dello 0,09% a 4,791 punti e il Dow Jones piatto al nuovo record di 17.828 punti, in una seduta che passerà in rassegna con un alto numero di scambi limitati per via del lungo ponte del Ringraziamento.

Il rendimento del Treasury è fermo sui minimi da oltre un mese al 2,206%, facendo eco alla corsa del settore governativo europeo, mentre le valute connesse alle commodity sono state fortemente penalizzate con il cross dollaro/rublo sui massimi storici a quota 49,9.

Ad andare positivamente sono stati i titoli del comparto retail in vista di una stagione natalizia che ci si aspetta positiva per i consumi americani (rialzi oltre il 2% per Wal-Mart, Target e Macy’s), ancora giù invece gli energetici dopo che l’Opec ha scelto di lasciare invariati i target sulla produzione, facendo crollare il prezzo del greggio, che è arrivato a perdere quasi il 9% a un minimo di 67,43 dollari al barile.

Lo S&P 500 Energy Sector, l’indice che attesta la performance del comparto energetico, è entrato in drastico bear market (-20% dai massimi) con un calo superiore al 6%, il più ampio dall’8 agosto 2011. Forti cali per Exxon Mobil (-4,2%), Chevron (-5,4%), ConocoPhillips (-6,7%), Hess (-9,8%), Marathon Oil (-11%), Devon Energy (-7,9%) e Occidental Petroleum (-7,4%).

In negativo anche i titoli del comparto shale oil, che cedono anche più del 20%, nel timore che le attività in questo campo comincino a essere meno redditizie. A picco Goodrich Petroleum (-34,2%), Sanchez Energy (-29,5%), Clayton Williams Energy (-25,5%), Triangle Petroleum (-25,6%) e EP Energy (-25,3%).

L’euro/dollaro ha chiuso a 1,2457 e secondo il fondatore di Cicli e mercati, Francesco Caruso, il biglietto verde arriverà almeno a 1,19 euro nei primi mesi del 2015.

 

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