La presenza degli immigrati in Italia è ormai stabile ma anche gli immigrati che lavorano nel nostro Paese sono alle prese con il lavoro precario e l’aumento della povertà. Spesso la disoccupazione degli stranieri è legata alla scarsa qualità del lavoro svolto.
Secondo Maddalena Colombo il fatto che gli stranieri restino senza lavoro è dovuto al fatto che si dedicano a lavori di scarsa qualità, generici e industriali per gli uomini, legati ai servizi di cura nel caso delle donne. Per questo gli stranieri sono i primi a perdere lavoro e sono anche i primi ad avere difficoltà nel trovare un nuovo impiego. Il risultato è nell’aumento della povertà nel paese. Scrive Il Corriere della Sera precisando che quella degli immigrati è comunque una presenza stabile e costante in Italia:
oltre la metà dei nuclei familiari stranieri vive con meno di mille euro al mese e il 56% dichiara che «non sarebbe in grado di affrontare una spesa improvvisa di 800 euro». Gli stranieri continuano ad avere però anche una forte propensione al risparmio, come dimostrano le rimesse all’estero, arrivate nel 2015 a 145 milioni di euro a livello provinciale (+4,3% sul 2014). La povertà è quella che Maddalena Colombo definisce come la «terza turbativa» del fenomeno migratorio (le altre due sono la fuga da guerre e disastri ambientali o sociali e l’escalation della violenza di tipo terroristico) che attraversa l’Europa. Immigrati più stabili, migliori condizioni economiche (in media) ma anche una crescita dell’area di «malessere, marginalità e indigenza». Problema che riguarda soprattutto gli immigrati, ma non solo, in un contesto globale di «sbiadirsi dei diritti collettivi e di altre forme di recessione sociale».