La fine di un incubo. Si è ‘costituito’ @GSElevator, utente Twitter che dal 2011 rivelava i segreti ascoltati sull’ascensore di Goldman Sachs. Il suo nome è John Lefevre. John ha 34 anni, abita in Texas e, particolare non da poco, a Goldman non ha mai messo piede. Insomma, il suo è un falso d’autore, anche se ben progettato.
In tre anni sul suo profilo Lefevre ha attirato 600mila follower. Dal suo profilo @GSElevator ha fatto tremare la più nota banca d’affari americana, costretta ad avviare una indagine interna per scoprire chi fosse, davvero, la gola profonda che scriveva perle di crudeltà quali ad esempio «non lascio mai soldi ai senza tetto. In tutta coscienza non mi sento di dover premiere un fallimento tale» e «i buoni Groupon sono food stamp per la classe media».
@GSElevator, però, più che colpire l’istituto voleva colpire (a suo dire) la cultura del profitto.
Sulle pagine del New York Times Lefevre che ha ammesso: «GsElevator sono io». Un portavoce ha addirittura dichiarato tramite un comunicato ufficiale:
Siamo contenti di poter annunciare che il divieto di parlare negli ascensori sarà rimosso immediatamente.
Dal canto suo, @GSElevator ha ammesso:
Non sono mai stato esplicitamente un dipendente. Mi sorprende che ci sia voluto così tanto, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. L’account Twitter è nato per gioco». Un gioco che è diventato molto popolare per i commenti sarcastici che – secondo quanto dichiarava – venivano ascoltati nell’ascensore del palazzo di West Street, a Lower Manhattan. Le storie di Lefevre – che ha lavorato a Citigroup per sette anni – saranno raccolte in un libro in uscita.