Lo stallo delle trattative tra Grecia e i creditori si trasforma con sorpresa e in men che non si dica in un braccio di ferro ad altissimo rischio.
Il governo di Atene ha annunciato che durante la prossima settimana presenterà in Parlamento i primi testi delle nuove riforme senza attendere il via libera di Ue, Bce, Fmi e Esm. Le proposte che arriveranno in aula non prevederanno tagli alle pensioni minime (come richiesto dall’ex-Troika) nè una sforbiciata alla fascia di reddito esentasse, altro diktat dei creditori. Uno strappo unilaterale di cui il premier Alexis Tsipras parlerà oggi in una serie di incontri convocati all’ultimo momento a Parigi con Francois Hollande e con il presidente del Parlamento europeo Martin Schultz.
La mossa ellenica arriva dopo una settimana di trattative serrate – con tanto di un paio di maratone notturne – che non sono però riuscite ad avvicinare le parti. “Un’intesa è a portata di mano”, ha dichiarato il ministro delle finanze Euclid Tsakalotos. Ma la realtà sembra un’altra e il tavolo è stato sciolto oggi in vista del summit Fmi del week-end, con i nuovi appuntamenti calendarizzati la prossima settimana. I capitolo più caldi sono sempre gli stessi: gli obiettivi di bilancio, con un Fmi rigidissimo che chiede tagli molto più sostanziosi e un’Europa un po’ meno esigente, la riforma previdenziale e il nodo della gestione dei prestiti in sofferenza. Tsipras vuole a questo punto sparigliare il tavolo, certo che con il rischio Brexit alle viste e con la crisi dei migranti da gestire, alla fine a vincere il tiro alla fune sarà lui. Magari incassando pure il taglio del debito auspicato dal Fondo.
La partita però è rischiosissima. I falchi del rigore non hanno mai davvero abbandonato l’idea della Grexit. E senza un’intesa concordata, i creditori non sbloccheranno 5 miliardi di prestiti necessari a rimborsare a giugno e luglio alcuni debiti con Bce e Fmi. E in quel caso tornerebbe seriamente alla ribalta il rischio di un’uscita della Grecia dall’euro.