Un’intero Paese nel dramma. I mercati che crollano. La Commissione europea spaccata in due. L’intervento delle superpotenze estere per perorare la causa e favorire un accordo che pare essere distante.
Sono questi i temi caldi di un lunedì cominciato in maniera complicatissima. Domani scade la rata che Atene deve al Fondo Monetario internazionale e le parti sembrano essere lontanissime. L’obiettivo è quello di trattare fino all’ultimo per evitare l’uscita della Grecia dall’euro.
La richiesta ai creditori di Atene è arrivata direttamente dagli Usa e dalla Casa Bianca: il segretario di Stato Jack Lew ha chiesto di analizzare con attenzione la ristrutturazione del debito greco, a patto che Atene continui sulla strada delle riforme.
Un messaggio preso sul serio dal Commissario Ue agli Affari economici, il francese Pierre Moscovici che gioca il ruolo della colomba: “Bisogna trovare un compromesso. La porta per il negoziato è aperta. Io sono per una Grecia riformata nell’Eurozona, senza austerità”.
A Bruxelles intanto scoppia un giallo. Moscovici annuncia che il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker – il quale ieri ha pubblicato il piano proposto alla Grecia dai creditori internazionali – “farà alcune nuove proposte”, in breve tempo. Tuttavia, arriva subito la smentita ufficiale. Una dimostrazione del fatto che in Europa vi sono due anime profondamente diverse che convivono: tra un lato le colombe, dall’altro i falchi del rigore, al lavoro – secondo diversi rumor – per far cadere il premier greco.
La speranza di fondo è che le parti trovino un accordo il più possibile prima di domenica, ma nel frattempo i mercati crollano. Moscovici afferma:
Siamo a pochi centimetri dall’intesa. Mi auguro che il governo sostenga il sì al referendum di domenica.
Tuttavia questa ipotesi al momento non sembra essere realistica. Il premier Tsipras ha chiesto ai cittadini di affossare il piano dei creditori e ieri, a seguito di un duro attacco alla Bce che ha deciso di non aumentare la liquidità di emergenza alla banche greche, ha scelto di chiudere gli sportelli per 6 giorni e fermare le contrattazioni alla Borsa di Atene.
In Germania, Angela Merkel, ha convocato tutti i capi di partito per fare il punto della situazione.
Nel frattempo, la situazione nel Paese è drammatica. Con il via ai controlli sui capitali e un tetto di 60 euro sui prelievi ai bancomat (ma nessuna soglia per le carte emesse da banche straniere), la Grecia è in ginocchia e rischia di affossare l’intera Eurozona. Il ministro delle Finanza, Yanis Varoufakis si appella così ai governi “perché scongiurino il disastro”, ma i partner europei non sembrano troppo preoccupati. In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan mostra tranquillità: “Non siamo nel 2011, le istituzioni hanno armi per combattere la speculazione. Non c’è nessun rischio per il debito italiano”.