L’Unione europea rispedisce al mittente la proposta per un accordo presentata ieri dalla Grecia: il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha comunicato al presidente della Commissione Jean Claude Juncker che le ultime proposte greche non corrispondono agli scambi avuti da loro stessi con il premier Alexis Tsipras nei giorni scorsi.
Il portavoce di Juncker ha dunque chiarito: “Per questa spinta finale ai negoziati la Commissione Ue ritiene che la palla sia nel campo della Grecia, che deve dare seguito alle discussioni Tsipras-Juncker della scorsa settimana”.
La presa di posizione europea resta contestata ad Atene, dove un funzionario fa presente a Bloomberg che il governo di Syriza non ha mai ricevuto riscontri da Moscovici. Berlino prova fare da pompiere, quando il portavoce di Angela Merkel dice che la cancelliera farà tutto il possibile perchè Atene non abbandoni l’euro, ma il Paese deve rispettare le condizioni: se Atene ha bisogno di colloqui, le andremo incontro.
La situazione però è sempre più delicata, perché il tempo passa senza che vengano fatti concreti passi in avanti: la prima proposta di Atene, contenuta in un documento di 47 pagine, era stata presa dai creditori internazionali quasi come un’offesa, la seconda, però, non ha certo fatto un miglior effetto. Insomma, nonostante i nuovi obiettivi di bilancio e di consolidamento fiscale, lo sblocco per la Grecia di 7,2 miliardi di aiuti internazionali resta lontano: a fine mese il governo è chiamato a rimborsare 1,4 miliardi di prestiti in scadenza del Fmi.
Bruxelles conferma quindi le indiscrezioni della vigilia secondo cui la proposta di Atene rappresenta addirittura un passo indietro rispetto all’avanzamento delle trattative. Non è quindi bastato che la Grecia proponesse un avanzo primario pari allo 0,75% del Pil quest’anno per salire al 2,5% nel 2017, così come non ha convinto l’Ue l’ammorbidimento delle posizioni sulla riforma dell’Iva: Atene conta di incassare 1,36 miliardi contro l’1,8 chiesto dai creditori.