Si articola in cinque punti l’attesissimo programma economico redatto dal nuovo Premier Enrico Letta, che aspetta solo di ricevere la fiducia di entrambe le camere per iniziare i lavori.
Un programma, il suo, finalizzato al conseguimento delle riforme, che con ogni probabilità sarà complicato da attuare. L’Italia versa in uno stato di emergenza economica, ma i problemi sono di varia natura.
Letta ha analizzato cinque parole chiave, al fine di coinvolgere imprese e consumatori e allontanare la crisi.
L’obiettivo principale del Premier e del nuovo governo è la crescita, come lui stesso dichiara: “Di solo risanamento l’Italia muore, servono politiche per la crescita”.
La crescita che deve partire naturalmente dal lavoro. A cominciare dalla riduzione delle tasse sul lavoro “stabile, sui giovani e sui neoassunti”, proseguendo attraverso ulteriori investimenti riguardanti l’apprendistato e incentivi a part time misti, per finire con la progressiva introduzione di nuove risorse giovani.
Per quanto riguarda nello specifico il tema delle tasse, da giugno ci sarà lo stop al pagamento dell’IMU in attesa di una revisione dell’imposta relativa agli immobili il cui sistema generale di tassazione deve essere rivisitato, e rinuncia a inasprire l’IVA.
Restano validi alcuni precetti cari al precedente esecutivo guidato da Monti, tra i quali la lotta all’evasione fiscale.
Bisogna poi risolvere l’ormai annosa questione esodati. L’impegno prioritario di Letta è quello di ravvivare il patto precedentemente rottosi con i soggetti in questione.
L’ultimo punto del programma riguarda il reddito minimo, a proposito del quale Letta dichiara che si potranno analizzare forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli piccoli.
Il nuovo corso deve iniziare dai membri del Governo: per questa ragione Letta ha dichiarato che il primo atto del Governo sarà “eliminare lo stipendio dei ministri parlamentari che esiste da sempre in aggiunta alla loro indennità”.