Secondo l’ultima rilevazione semestrale effettuata da PricewaterhouseCoopers – Pwc -, le sofferenze bancarie italiane sono arrivate a 140 miliardi di euro nel corso del 2013. Continua così ad aumentare il lungo elenco dei non performing loang, cioè dei crediti deteriorati che vengono iscritti nel registro delle sofferenze degli istituti di credito italiani.
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Secondo l’ultimo rapporto stilato da Pwc, dunque, nel corso dell’ultimo anno i crediti in sofferenza delle banche italiane hanno subito un incremento pari al 22,3%, arrivando esattamente a toccare i 138,9 miliardi di euro. Certo, si tratta di un fenomeno ormai di antica data, ma che negli ultimi anni è andato diventando sempre più massiccio.
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Basta pensare infatti che nel 2008, anno di esplosione della crisi dei mutui subprime che viene oggi individuata come la miccia del fenomeno e la causa della crisi globale, le sofferenze bancarie totali degli istituti italiani era pari a 41 miliardi di euro. Dal 2008 al 2013, dunque, il tasso di incremento annuo dei crediti deteriorati è stato pari al 31%.
Per quanto riguarda invece i singoli settori della clientela a cui sono imputabili questi crediti deteriorati, le ultime statistiche rilevano che il 12% circa appartiene alle piccole e medie imprese italiane, l’11% alle grandi aziende e solo il 6% alla clientela retail composta da privati e famiglie.
Il tasso di copertura delle sofferenze bancarie, tuttavia, al momento pari al 59,2% circa, è rilevato come in costante aumento negli ultimi tempi, fenomeno che si riproporrà certamente anche in futuro.