L’embargo sui prodotti alimentari per mano della Russia è iniziato esattamente un anno fa ed è già costato all’Italia quasi 240 milioni di euro in 12 mesi solo di mancato export nei prodotti agroalimentari direttamente colpiti.
Tuttavia, le perdite sono nettamente maggiori se si considerano gli effetti indiretti che riguardano altri prodotti ed altri comparti: la stima arriva a circa 700 milioni di euro.
L’embargo è già stato prorogato fino al cinque agosto del prossimo anno e – sottolinea la Coldiretti – riguarda il blocco ad una lista nera di prodotti come carne di manzo, carne suina e avicola, frutta e verdura, latte e formaggi dai Paesi dell’Ue, dagli Usa, ma anche da Australia, Canada e Norvegia. I prodotti italiani più colpiti sono stati la frutta fresca, i lattiero caseari ed i formaggi e la carne ed ai suoi derivati ma tra questi a soffrire sono molti specialità alimentari come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano che – secondo l’associazione degli agricoltori – contano in media perdite dirette per le mancate esportazioni di 15 milioni di euro nell’arco dell’anno.
L’impossibilità di esportare sul mercato russo ha peraltro provocato per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. E’ il caso del latte che viene oggi pagato agli allevatori italiani il 20 per cento in meno rispetto allo scorso anno e dell’ortofrutta sulla quale si sono innescate pericolose speculazioni. Il danno maggiore che rischia di durare negli anni è determinato però dal fatto che lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dai salumi ai formaggi con la produzioni casearia russa di formaggio che nei primi quattro mesi del 2015 ha registrato infatti un sorprendente aumento del 30 per cento e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o parmesan.