L’Unione Europea ha recentemente redatto il tradizionale rapporto annuale sulla competitività dell’Eurozona, elemento di fondamentale importanza per valutare la tenuta e l’andamento dell’economia del Vecchio Continente. I dati relativi al PIL europeo e a quello dello sviluppo della sua industria, però, lasciano ancora molto a desiderare, dal momento che i valori ufficiali sono ancora molto lontani da quelli previsti come target.
> La competitività europea cala e l’Europa ammonisce l’Italia
In questo contesto, inoltre, è finita sotto gli occhi di Bruxelles anche la situazione italiana, che a livello di sviluppo industriale risulta tra le economie più deboli di tutto il Vecchio Continente. Per questo motivo l’Unione Europea ha rivolto all’Italia una serie di rilievi che mettono in luce gli elementi di ritardo che frenano lo sviluppo industriale del Paese.
> In calo la produzione industriale italiana a luglio 2013
Questi sono infatti gli elementi di difficoltà che Bruxelles ha segnalato al nostro Paese:
- la pressione fiscale: il ritardo dell’Italia a livello di competitività industriale è in parte dovuto all’alto numero di imposte che gravano sul sistema produttivo
- il mancato adempimento dei contratti: per Bruxelles non sempre è facile, nel nostro Paese, ottenere l’adempimento dei contratti
- la poca incisività delle riforme varate dal Governo
- l’esiguità degli investimenti nel settore ricerca e sviluppo
- il ridotto contributo privato alla formazione del PIL
- i ritardi nello sviluppo del settore tecnologico e dell’informazione
- la mancanza di manodopera qualificata
- la poca apertura dei mercati
- la debolezza dell’export
- l’inefficienza della Amministrazione Pubblica, all’interno della quale vanno comprese le lungaggini della giustizia e l’alto costo della burocrazia.