Solo in Romania e in Grecia, dove si toccano punte del 14%, la situazione è più grave. Sono questi i risultati più notevoli che emergono dal recente “Rapporto su occupazione e sviluppi sociali” presentato alcuni giorni fa da Lazlo Andor, Commissario Europeo al Lavoro.
Dal 2010 ad oggi le entrate di una grande maggioranza delle famiglie europee hanno subìto una diminuzione in termini reali, ma i cali sono stati mediamente più pesanti in Grecia, Spagna, Italia, Irlanda, Cipro e Portogallo con picchi a -5%.
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Più in generale tra il 2008 ed il 2012 in Europa le persone a rischio di povertà ed emarginazione sociale sono aumentate di 7,4 milioni, col risultato che ad oggi ben un quarto della popolazione europea, ossia 125 milioni su un totale di 507 milioni, vivono al limite o sotto il bordo dell’indigenza.
Lo scenario si è deteriorato più velocemente ed in maggior misura proprio in Italia, Grecia e Irlanda, che nell’arco di quattro anni hanno registrato un incremento del numero di persone in difficoltà economica del 5% e oltre.
A ciò si aggiunga che chi perde il lavoro in Italia ha scarse possibilità (14-15%) di trovarne un altro entro un anno, una delle percentuali più basse fra gli Stati membri dell’Ue.
Il Rapporto dell’Unione Europea esce in concomitanza con i dati Ocse che per la prima volta, da due anni a questa parte, segnalano una ripresa dell’occupazione, salita a quota 63,5% (+ 0,1%).
L’Italia registra invece un andamento in controtendenza: la percentuale di occupati tra la popolazione attiva è infatti scesa dal 55,6% del secondo semestre 2013 al 55,4% del terzo.