Il prezzo del petrolio sta continuando a salire. In due mesi, partendo da marzo, il costo del greggio è aumentato del 40 per cento ma è un effetto che molti analisti identificano come temporaneo. L’Economist propone un’analisi interessante del fenomeno.
Negli ultimi giorni, in particolare, il prezzo del petrolio ha subito un rialzo che ha portato a +40% il rincaro del costo dell’oro nero. Un aumento che risulta quasi inaspettato visto che nei mesi sorsi il prezzo al barile aveva raggiunto il livello più basso degli ultimi 5 anni e mezzo.
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L’Economist, non appena ha avvertito questa inversione di tendenza e la ripresa dell’ascesa dei prezzi, ha provato ad analizzare le cause a breve termine del fenomeno. In pole position ci sono sempre le tensioni in Medio Oriente che hanno avuto due effetti diversi, in primo luogo c’è stata una diminuzione dell’offerta e in secondo luogo c’è stato un aumento della domanda in Cina. Questo Paese è il secondo consumatore di petrolio al mondo.
Gli economisti individuano addirittura 4 cause della diminuzione del prezzo del petrolio, da cui partire per capire cosa sta succedendo. Le cause della riduzione dei costi del prezzo del barile sarebbero nell’eccesso di offerta dovuto all’aumento della produzione negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, l’uso del petrolio di scisto, il calo della domanda in molti posti importanti come Giappone ed Europa e l’introduzione di motori più efficienti ed ecologici.
Questa complessità fa sì che non si possa prevedere il futuro anche perché in ballo ci sono gli investimenti nella ricerca di nuovi pozzi, il costo delle trivellazioni in zone come l’Artico, al questione saudita e anche la domanda di combustibili fossili.