Sono parole dure quelle di Giorgio Squinzi, a latere dell’assemblea annuale di Federacciai sulla vicenda dell’Ilva.
Il presidente di Confindustria afferma: “Da sostenitore del principio della libera impresa, io personalmente non sono d’accordo”. Concetti che rafforzano quanto espresso poco prima nell’intervento dal palco, dal quale il leader degli industriali ha reputato “irrazionale” e “incomprensibile” la storia dell’acciaieria del gruppo Riva.
Nell’assise che si è tenuta a Rho, alle porte di Milano, il numero uno di Confindustria è intervenuto a sorpresa: “Nell’economia reale di un paese a forte specializzazione industriale, secondo in Europa solo alla Germania, la presenza di una solida produzione siderurgica è essenziale per rifornire il mercato interno e rispondere con i fatti a una pretesa di marginalizzazione del nostro paese nei nuovi assetti di un economia sempre più specializzata”. “Questa – ha affermato durante il suo intervento – è una delle ragioni per cui trovo irrazionale e incomprensibile quanto accaduto all’Ilva sia sotto il profilo industriale sia per gli assetti proprietari”.
Il tema dell’acciaieria ha tenuto banco per tutta la giornata, a cominciare dall’intervento di Federacciai, Antonio Gozzi: L'”esproprio senza indennizzo” consumatosi all’Ilva “è una macchia sulla reputazione internazionale del Paese, perché è impossibile far capire a un potenziale investitore estero come sia possibile che in un Paese della Ue succeda una cosa del genere, come sia possibile operare una tale violenza prima di un giudizio definitivo, prima della sentenza di un Tribunale”. Gozzi ha anche quantificato i denari necessari per superare il problema: “Servono 2 o 2,5 miliardi”, ha detto.
Parole che hanno suscitato il disappunto del direttore generale dell’Ilva, Massimo Rosini, che ascoltate le parole del presidente si è alzato e ha lasciato la sala. “Non condivido per nulla l’analisi del presidente Gozzi e le cifre da lui indicate non trovano alcun riscontro nei risultati della società”, ha dichiarato.