In Giappone cresce il deficit commerciale

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 In Giappone, la più debole crescita delle esportazioni in un anno ha portato a un più ampio deficit commerciale a marzo, aggiungendo nuove sfide per il primo ministro Shinzo Abe che deve guidare l’economia del suo Paese attraverso le conseguenze dell’aumento delle imposte sulle vendite.

Solo l’1,8 per cento, a tanto ammonta l’aumento del valore delle esportazioni all’estero rispetto a un anno prima, come ha riferito il ministero delle Finanze del Giappone. Un valore di molto al di sotto della stima.
Le esportazioni in volume sono diminuite al livello più alto dal giugno dello scorso anno, suggerendo che la domanda esterna potrebbe non riuscire più a fornire supporto all’economia in questo trimestre. L’aumento delle imposte ha potenziato le importazioni, che erano già alte a causa dello yen e dello stop delle centrali nucleari, e i costi per l’energia sono aumentati.

 

In Giappone scende la fiducia dei consumatori

 

Nonostante lo yen sia più debole, la performance del Giappone nelle esportazioni è piuttosto debole rispetto ai concorrenti come la Corea o Taiwan. La bilancia commerciale dovrebbe peggiorare, a meno che il governo decida di riavviare le centrali nucleari.

La politica economica di Abe, volta a scrollarsi di dosso più di un decennio di deflazione, e la crisi economica hanno contribuito a guidare verso il basso lo yen, aumentando i profitti degli esportatori come Toyota anche se i volumi di spedizione rimangono bassi. I volumi delle esportazioni sono diminuite del 2,5 per cento a marzo rispetto all’anno precedente.

La Banca del Giappone prevede un ulteriore allentamento della politica monetaria, che si aggiunge a quello senza precedenti già attuato, per sostenere l’economia dopo l’aumento delle imposte sulle vendite e mantenere l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento.

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