C’è aria di privatizzazione in Gran Bretagna. In vendita sembra esserci anche la Royal Mail, il servizio postale pubblico simboleggia il Paese.
Chi non ha mai visto le cassette della posta rosse? In tutto il mondo sono famose quasi quanto le cabine telefoniche, gli autobus a due piani e i taxi neri inglesi. Pezzi di un’altra epoca, messi in vendita.
L’insegna della Royal Mail, dalle ‘streets’ di Londra ai più sperduti villaggi del regno, è vista da sempre quasi come un sinonimo della presenza dello Stato, capace di vegliare sul popolo, ascoltare l’opinione pubblica e garantire servizi e ordine.
Oggi tutto questo potrebbe finire in mano a un singolo uomo o al più ad una cordata.
Ma non è detto che accadrà. I sindacati sono già sul piede di guerra, allertando sin da ora il governo che un’iniziativa del genere potrebbe essere accolta con determinata opposizione. Frances O’Grady, il segretario generale del Trades Union Congress, associazione che riunisce più di cinquanta enti sindacali e quasi sei milioni di iscritti da un capo all’altro della nazione ha dichiarato che “Il pubblico britannico è a schiacciante maggioranza contrario alla privatizzazione”.
Il Governo, dunque, è avvisato, parola di O’Grady: “Non riuscirà a far passare la menzogna che la vendita della Royal Mail sarebbe nell’interesse pubblico”.
Anche perché il più è stato fatto portando la Royal Mail in età moderna, in virtù dell’accrescimento della qualità dei suoi servizi. Sempre più stabili e sempre più utili da dieci anni a questa parte. Il popolo, dunque, non ci sta. Per O’Grady, vendendolo, il governo rovinerebbe il sistema postale.